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  • Lunedì 21 dicembre 2015

Cosa succede ora in Spagna?

I Popolari hanno più seggi ma non la maggioranza; Podemos vale quasi quanto i Socialisti, che non vogliono allearsi con i Popolari: ora decide il Re, ma si rischiano nuove elezioni

(AP Photo/Emilio Morenatti)
(AP Photo/Emilio Morenatti)

Il Partito Popolare spagnolo – del primo ministro uscente Mariano Rajoy, conservatore – ha vinto le elezioni legislative di domenica ma i risultati hanno portato alla formazione di un Parlamento molto frammentato, senza una maggioranza assoluta e senza accordi chiari tra i partiti per un futuro governo. Per la prima volta dal 1982, in Spagna si dovrà formare un governo di coalizione; i principali giornali nazionali parlano di elezioni senza un vincitore, che potrebbero portare a nuove instabilità politiche.

Il PP di Rajoy si è fermato al 28,7 per cento con 123 deputati al Congreso de los Diputados, il PSOE è arrivato secondo con il 22,01 per cento dei voti. I partiti che hanno causato la fine del bibartitismo in Spagna sono il partito anti-austerità Podemos e il nuovo partito liberale Ciudadanos, che hanno ottenuto un risultato notevole: il primo è stato votato dal 20,66 per cento degli elettori, quasi quanto il PSOE, e ha ottenuto 42 seggi (contando le alleanze regionali con altre formazioni collegate, i seggi controllati da Podemos salgono a 69); il secondo ha ottenuto il 13,93 per cento dei voti e 40 seggi.

Cosa succede ora?
Pablo Iglesias, il leader di Podemos, ha commentato la notizia dicendo che «la Spagna non sarà più la stessa e ne siamo molto contenti». Rajoy ha invece ricordato che, nonostante tutto, il suo partito continua a essere primo nel paese, nonostante abbia dovuto affrontare decisioni «difficili e impopolari» nei suoi anni di governo. Pedro Sanchez, leader del PSOE, ha detto che «la Spagna vuole una svolta a sinistra» e ha detto di essere pronto per i negoziati per formare una nuova coalizione, ma il partito più tardi ha fatto sapere di non essere disposto a sostenere un nuovo governo Rajoy. Il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, ha parlato per la prima volta di una possibile alleanza: «Saremo determinanti a formare un governo che possa cambiare questo paese». El País scrive che in Spagna è cominciata «una nuova fase politica con la necessità di fare degli accordi e un’incertezza finora insolita».

L’articolo della Costituzione spagnola che stabilisce le procedure per la formazione di un nuovo governo, il numero 99, dice che il Re proporrà un candidato alla presidenza del governo, che esporrà il proprio programma politico e chiederà la fiducia della Camera: per la nomina è necessaria la maggioranza assoluta. Se non sarà raggiunta ci sarà una nuova votazione dopo 48 ore e a qual punto basterà la maggioranza semplice, in pratica senza contare gli astenuti. Se anche nella seconda votazione non ci sarà la fiducia il Re proporrà nuovi candidati, quanti ne vuole. Se dopo due mesi a partire dalla prima votazione sulla fiducia nessun candidato otterrà la fiducia del Congresso, il Re scioglierà entrambe le Camere e indirà nuove elezioni.

Se il PP non dovesse farcela a formare una coalizione, ci potrebbe provare il PSOE con un accordo tra partiti di sinistra e partiti nazionalisti. In ogni caso dovrebbe essere però una coalizione con più di tre partiti, cosa non facile. L’unica possibile maggioranza assoluta al Congresso limitata a due partiti sarebbe quella tra PP e PSOE, scenario piuttosto improbabile e comunque al momento escluso dal PSOE. PSOE e Podemos insieme avrebbero 159 seggi, quasi quanti PP e Ciudadanos insieme, 163. Per riuscire a ottenere la maggioranza sarebbe necessario per ciascun schieramento l’appoggio dei deputati dei partiti nazionalisti, catalani o baschi, che diventerebbero quindi decisivi.

Uno degli ostacoli principali agli accordi è proprio la questione dell’indipendenza della Catalogna: i nazionalisti catalani potrebbero dare il loro appoggio al PP in cambio di almeno un referendum sul diritto a decidere dell’indipendenza della Catalogna dalla Spagna al quale Mariano Rajoy si è però opposto con forza fin dall’inizio. PSOE e Podemos rischierebbero di non avere la fiducia se PP e Ciudadanos votassero contro e se i catalani non li sostenessero attivamente, anche in questo caso in cambio di larghe concessioni a favore dell’indipendenza.

I risultati
Il PP di Rajoy ha perso oltre 3 milioni e mezzo di voti rispetto alle precedenti elezioni (nel 2011 aveva vinto con il 44 per cento circa e guadagnato ben 186 seggi): il PP non avrà un numero sufficiente di seggi per avere la maggioranza che al Congresso è fissata a quota 176. Il Partito Socialista ha ottenuto oltre il 6 per cento in meno rispetto alle precedenti elezioni politiche del 2011 (nel 2011 PP e PSOE avevano ottenuto insieme più dell’80 per cento dei voti, ieri meno del 50 per cento). Il nuovo Parlamento spagnolo sarà quindi più frammentato rispetto a quello uscente, cosa che potrebbe complicare la costruzione di una coalizione per governare il paese. Ha votato il 73,20 per cento degli aventi diritto (+ 4,3 rispetto al 2011) e l’astensione è stata del 26,80 per cento.

Il Parlamento spagnolo, le Cortes generales, ha due camere: il Congresso dei Deputati (Congreso de los Diputados) e il Senato (Senado). Il Congresso e il Senato, così come il prossimo primo ministro, rimangono normalmente in carica per un massimo di quattro anni. Il sistema elettorale per il rinnovo del Congresso serve a escludere i partiti molto piccoli nelle circoscrizioni più estese e a favorire i partiti più grandi, ma anche a garantire la rappresentanza a formazioni molto radicate in specifiche circoscrizioni: il sistema proporzionale con liste bloccate e senza premio di maggioranza funziona all’interno di ciascuna circoscrizione e non in base ai risultati a livello nazionale. Questo spiega il fatto che nonostante PSOE e Podemos siano divisi da circa due punti percentuali, i socialisti abbiano ottenuto una ventina di seggi in più.

Congresso
(La suddivisione dei seggi al Congresso)

Partito Popolare – 123
PSOE – 90
Podemos più altri partiti – 69
Ciudadanos – 40
Sinistra Repubblicana di Catalogna – 9
Democrazia e Libertà – 8
Partito Nazionalista Basco – 6
Unità Popolare – 2
Euskal Herria Bildu – 2
Coalizione Canaria – 1

Senato

(La suddivisione dei seggi al Senato dove lo spoglio è al 99.90 per cento)

Partito Popolare – 124
PSOE – 47
Podemos più altri partiti- 16
Sinistra Repubblicana di Catalogna – 6
Democrazia e Libertà – 6
Partito Nazionalista Basco – 6
Ciudadanos – 0