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  • Giovedì 8 ottobre 2015

La giravolta di Hillary Clinton sul TPP

La candidata dei Democratici statunitensi ha criticato un grande accordo commerciale che un tempo sponsorizzava: e non si è ancora capito se ha fatto bene o no

di Francesco Costa – @francescocosta

Hillary Clinton durante un comizio in Iowa. (AP Photo/Nati Harnik)
Hillary Clinton durante un comizio in Iowa. (AP Photo/Nati Harnik)

Hillary Clinton, la principale candidata dei Democratici statunitensi alla presidenza degli Stati Uniti, ha detto ieri alla PBS di essere contraria al grande accordo commerciale trovato questa settimana dopo anni di trattative tra gli Stati Uniti e undici paesi del Pacifico, il cosiddetto Trans-Pacific Partnership (noto anche come TPP). Clinton ha detto: «A oggi, per quanto ne so, non sono favorevole all’accordo. Non credo sia all’altezza dei principi che mi sono data»; ha spiegato che teme manipolazioni delle valute e che l’accordo favorisca troppo le compagnie farmaceutiche a danno dei consumatori. La dichiarazione di Hillary Clinton è una notizia – e infatti è molto discussa in queste ore dalla stampa statunitense – per due motivi: il primo è che si tratta a oggi del tema più importante su cui Clinton ha deciso di distanziarsi dal presidente Barack Obama, nonché attuale capo politico del suo partito; il secondo è che lei stessa, negli anni in cui è stata segretario di Stato, aveva giudicato l’accordo proficuo e importante.

L’accordo – che coinvolgerà, oltre agli Stati Uniti, anche Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam – riguarda il libero commercio di moltissimi prodotti. Secondo chi lo ha proposto e difeso in questi anni, permetterà di rafforzare gli scambi commerciali tra i paesi che lo sottoscriveranno, portando benefici alle loro economie: i paesi potranno importare a costi inferiori le cose che non producono e potranno esportare con maggiore facilità le loro merci. Negli Stati Uniti però sia l’ala estrema dei Repubblicani che quella estrema dei Democratici sono contrarie, perché temono che il trattato di libero scambio possa danneggiare alcune industrie tradizionali del paese e rendere meno protetti i lavoratori, esponendoli alla concorrenza di paesi in cui il costo del lavoro e la qualità delle merci sono inferiori.

Nel suo libro uscito nel 2014, Hillary Clinton aveva scritto che l’accordo sarebbe stato «importante per i lavoratori americani, che beneficeranno di una concorrenza regolata in modo più equo e paritario» e avrebbe «rafforzato la posizione degli Stati Uniti in Asia». Anche nel libro comunque Clinton specificava che i negoziati erano ancora in corso e quindi una valutazione completa sarebbe stata possibile solo alla fine delle trattative. Durante il suo mandato da segretario di Stato, dal 2009 al 2013, Hillary Clinton non ha mai seguito personalmente le trattative per il TPP: ma più e più volte viaggiando nei paesi coinvolti nei negoziati li ha invitati a proseguire e ha descritto l’accordo come potenzialmente benefico per le loro economie e per quella statunitense. I Repubblicani stanno già diffondendo online i video in cui Clinton difende il TPP, come questo:

Tutti gli esperti e analisti statunitensi attribuiscono la svolta di Hillary Clinton alla sua attuale situazione di candidata alle primarie dei Democratici. Come scrive Politico, tra gli elettori Democratici gli unici che sono davvero interessati al TPP sono quelli contrari, e quindi il suo staff deve avere pensato che non ci fosse molto da perdere nel mantenere una posizione più scettica rispetto a quella dell’amministrazione Obama: l’essersi dichiarata contraria, insomma, dovrebbe migliorare la sua posizione con gli elettori più di sinistra nel suo partito. Clinton spera di guadagnare consensi tra i sindacati dei lavoratori che si oppongono all’accordo, per esempio, e arginare così l’ascesa nei sondaggi del suo principale sfidante, il senatore del Vermont Bernie Sanders, che è molto di sinistra e molto contrario al TPP. Peraltro questa posizione la metterebbe in contrapposizione anche con Joe Biden, qualora dovesse candidarsi, visto che la Casa Bianca ha promosso con forza l’accordo e il vicepresidente non potrebbe distanziarsene.

Altri analisti però credono che una giravolta del genere peserà sulla sua immagine, specie perché Clinton già adesso – secondo i sondaggi – è considerata inaffidabile e opportunista da una parte rilevante degli elettori. I benefici che questo cambio di posizione potrebbe sortire alle primarie, ammesso e non concesso che arrivino, potrebbero ritorcersi contro di lei nella campagna elettorale per le elezioni di novembre: la gran parte degli elettori moderati – Democratici e Repubblicani – non ha opinioni particolarmente forti sul TPP ma non apprezza i candidati che cambiano radicalmente idea per ragioni elettorali. Clinton dovrà quindi convincere gli elettori di aver cambiato idea sulla base di alcuni elementi concreti e puntuali dell’accordo, ma i dettagli del TPP non sono ancora noti: il testo non è stato ancora firmato – negli Stati Uniti dovrà essere poi ratificato dal Congresso – e non se ne conoscono i dettagli in termini di numeri e prodotti coinvolti.

In ogni caso, dal punto di vista politico la decisione di Hillary Clinton sul TPP – che ne segue un’altra simile, ma meno radicale, su un contestato oleodotto – mostra quanto la campagna elettorale tra i Democratici stia prendendo una piega che molti considerano inattesa. La candidatura di Sanders – che si definisce socialista e che sembrava potesse promuovere un’operazione politica velleitaria e “di testimonianza” – sta guadagnando forza e seguito settimana dopo settimana e oggi i sondaggi vedono Clinton ancora avanti sul piano nazionale e in Iowa, il primo stato in cui si vota, ma in svantaggio in New Hampshire, il secondo stato a ospitare le primarie. Clinton e Sanders parteciperanno al loro primo confronto televisivo il 13 ottobre a Las Vegas, in Nevada: sarà la prima occasione in cui i due avranno modo di discutere direttamente – finora hanno sempre evitato di parlar male l’uno dell’altro – e sicuramente a Clinton sarà chiesto conto della sua posizione sul TPP. Quando un giornalista ha chiesto a Sanders se secondo lui la sua candidatura ha avuto un ruolo nel far cambiare idea a Clinton, lui ha risposto: «Lascio ai media fare ipotesi di questo genere». Poi ha fatto l’occhiolino.