• Mondo
  • Lunedì 31 agosto 2015

Una storiaccia dall’India

La storia di due sorelle condannate allo stupro collettivo perché un loro fratello è fuggito con una donna sposata e appartenente a una casta superiore

Una manifestazione per i diritti delle donne in India, 8 marzo 2014 (AP Photo/Mahesh Kumar A.)
Una manifestazione per i diritti delle donne in India, 8 marzo 2014 (AP Photo/Mahesh Kumar A.)

Una giovane donna indiana si è rivolta alla Corte Suprema del paese per chiedere protezione per sé e per la sua famiglia dopo che lo scorso luglio è stata condannata – insieme con la sorella minore – dal consiglio degli anziani del suo villaggio. Secondo la condanna, la giovane donna e sua sorella dovranno essere stuprate e sfilare nude per la strada con il volto dipinto di nero, per ritorsione contro la fuga del fratello con una donna sposata e appartenente a una casta superiore.

Meenakshi Kumari ha 23 anni, sua sorella ne ha 15 e sono originarie di Baghpat, che si trova nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. Appartengono alla casta dei “dalit”, quella che è considerata la più bassa nella scala sociale indiana e a cui si fa spesso riferimento con il nome di “intoccabili” (la discriminazione contro i “dalit” è tra l’altro illegale e incostituzionale dagli anni Cinquanta, così come il sistema della caste, almeno ufficialmente). Nel marzo del 2015 il fratello delle due ragazze è fuggito con una donna appartenente a una casta superiore, che il mese prima era stata costretta a un matrimonio forzato con un uomo appartenente al suo stesso gradino sociale. Secondo i media indiani – che riportano a loro volta la denuncia presentata alla Corte Suprema – la coppia si sarebbe poi riconsegnata poiché la famiglia di lei aveva subìto minacce e pressioni. Secondo alcune fonti la donna è tornata alla sua famiglia di origine, mentre il ragazzo è stato arrestato con accuse legate al traffico di droga (secondo sua sorella, quelle accuse sono infondate). La “sentenza” del consiglio degli anziani nei confronti delle due ragazze – che avrebbero dovuto dunque “ristabilire” e risarcire il torto subito – risale allo scorso 30 luglio.

Le due donne – con il resto della famiglia – si sono trasferite a Delhi dopo che la loro casa, sempre secondo quanto hanno riferito, è stata saccheggiata. A New Delhi la maggiore delle due sorelle si è rivolta alla Corte Suprema, denunciando anche che la polizia non ha mai dato seguito alle loro denunce di minacce e violenze. La Corte Suprema si è a sua volta rivolta al governo dell’Uttar Pradesh per un pronunciamento che dovrebbe arrivare entro il prossimo 15 settembre.

Il consiglio degli anziani che ha sentenziato lo stupro collettivo contro le due donne è un khap panchayat: generalmente si tratta di un gruppo costituito da uomini non eletti che appartengono alle caste più alte. Anche se non ha alcun riconoscimento “ufficiale” né alcun valore giuridico, le sue disposizioni – molto severe e pronunciate soprattutto contro le donne sulla base di tradizioni molto ben radicate – vengono osservate in molte parti dell’India rurale e soprattutto nel nord del paese. Della questione delle due sorelle si sono occupate diverse testate internazionali. Amnesty International ha aperto una petizione che ha già raccolto più di 170 mila firme: «Nulla può giustificare questa abominevole punizione. Non è giusto ed è contro la legge. Le autorità intervengano immediatamente».