Cinque grandi film di Wim Wenders

E uno da non vedere assolutamente, secondo il Guardian: oggi il regista tedesco compie 70 anni

(Sascha Steinbach/Getty Images)
(Sascha Steinbach/Getty Images)

Wim Wenders, uno dei più famosi registi tedeschi nella storia del cinema, compie oggi 70 anni. Wenders è considerato da tempo uno dei migliori registi europei ed è ancora molto attivo: nel 2014 è uscito il suo documentario Il sale della terra, apprezzatissimo dai critici, e nel 2015 ha vinto l’Orso d’oro alla carriera al Festival del cinema di Berlino. Ma Wenders è famoso da decenni: negli anni Settanta era uno dei principali esponenti del cosiddetto movimento del Nuovo cinema tedesco – che si ispirava al Neorealismo italiano e alla Nouvelle Vague francese – assieme a Werner Herzog e Rainer Fassbinder. Alcuni mesi fa, in occasione di una rassegna cinematografica in suo onore organizzata al Museum of Modern Art di New York, il Guardian ha raccolto quelli che reputa i cinque miglior film girati da Wenders, più uno da evitare a tutti i costi. Nella lista è presente anche il suo film probabilmente più famoso – Il cielo sopra Berlino – ma i primi tre film sono usciti fra il 1974 e il 1984.

5. Pina
Il Guardian spiega che nonostante a partire dagli anni Novanta la qualità dei film Wenders sia peggiorata, i suoi documentari sono rimasti molto validi: fra questi Buena Vista Social Club, Il sale della terra, L’anima di un uomo ma soprattutto Pina. È uscito nel 2011 e racconta la carriera della nota coreografa tedesca di danza Pina Bausch, che fra l’altro morì durante le riprese. È stato girato in 3D e il Guardian ne ha apprezzato soprattutto il risalto dato alla «fisicità» della danza.

4. Il cielo sopra Berlino
Il film parla di due angeli che girano per Berlino e ascoltano i pensieri delle persone, aiutando quelle in difficoltà. È stato girato sia a colori che in bianco e nero, ed è celebre fra le altre cose per la sua fotografia. Uscì nel 1987 e nello stesso anno Wenders vinse il premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Il Guardian dice che «sebbene punteggiato dalla predilezione di Wenders per un certo hipsterismo di seconda mano – cosa che si nota nella scena del concerto live di Nick Cave – Il cielo sopra Berlino rimane un film brillante, serio e intrigante».

3. Paris, Texas
È il miglior film di Wenders girato negli Stati Uniti. È uscito nel 1984, ha come protagonista Harry Dean Stanton e ha vinto la Palma d’Oro come miglior film al Festival di quell’anno. Il film si apre con l’iconica scena di Stanton che gira per il deserto da solo, con addosso un berretto rosso e in mano solamente una tanica d’acqua. Secondo il Guardian, il film riprende un concetto molto caro a Wenders, secondo il quale «il paesaggio e la sua osservazione possono sia influenzare sia rispecchiare la mentalità delle persone». Come accadde per altri film, Wenders iniziò a girare prima di aver finito di scrivere la sceneggiatura, e la produzione del film ha rispettato la cronologia della sceneggiatura (cosa piuttosto rara nel cinema).

2. L’amico americano
È uscito nel 1977 ed è l’adattamento del romanzo thriller Ripley’s Game della scrittrice americana Patricia Highsmith. La parte di Tom Ripley la recita Dennis Hopper, mentre quella del co-protagonista Jonathan Zimmermann la interpreta Bruno Ganz, un attore svizzero che dieci anni dopo sarà uno degli angeli del Cielo sopra Berlino. È una specie di noir dalla trama piuttosto complicata che parla di un mercante di quadri e di un operaio costretto a diventare un killer, ed entrambe le loro storie hanno a che fare con la criminalità organizzata.

1. Alice nelle città
È uscito nel 1974 ed è il primo di una serie di tre “road movie” girati da Wenders (gli altri sono Falso movimento e Nel corso del tempo, rispettivamente del 1975 e 1976). Racconta la storia di un giornalista tedesco che alla fine di un viaggio di lavoro negli Stati Uniti incontra una ragazzina che aiuterà a ritrovare la propria mamma, in Germania. Il film gioca molto con varie citazioni della cultura pop americana, per riferirsi a quella che il Guardian definisce una specie di “colonizzazione” americana subita da un’intera generazione di ragazzi tedeschi vissuti durante la Guerra fredda.

Quello da evitare: Fino alla fine del mondo
Il Guardian lo definisce il primo di «una lunga serie di schifezze» realizzate da Wenders a partire dagli anni Novanta, quando buona parte dei suoi film sono diventati parecchio «pomposi». Il Guardian accusa Fino alla fine del mondo – che uscì nel 1991 e fu il primo film di Wenders dopo Il cielo sopra Berlino – di essere permeato di «un assurdo e autocompiaciuto senso di epicità»: è ambientato nel futuro e racconta la storia di due persone in fuga da un possibile incidente nucleare, ed è una specie di film di fantascienza. La protagonista femminile del film è l’attrice francese Solveig Dommartin, che ai tempi era la compagna dello stesso Wenders. Il film fu distribuito nei cinema nella versione da due ore e 40 minuti, ma la versione originale del film ne prevedeva quasi cinque.