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  • Venerdì 31 luglio 2015

Syriza terrà un congresso straordinario

Lo ha proposto e ottenuto Alexis Tsipras, che sta cercando contemporaneamente di salvare il suo partito, il suo governo e la Grecia

Alexis Tsipras al comitato centrale di Syriza, Atene, 30 luglio 2015 (AP Photo/Thanassis Stavrakis)
Alexis Tsipras al comitato centrale di Syriza, Atene, 30 luglio 2015 (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Giovedì 30 luglio si è riunito ad Atene il comitato centrale di Syriza, il partito del primo ministro Alexis Tsipras che da qualche settimana è attraversato da una profonda divisione sulle riforme presentate dal governo per ottenere un nuovo prestito internazionale. La maggior parte dei componenti del comitato (formato da 201 persone) ha votato a favore della proposta fatta da Tsipras di tenere un congresso straordinario il prossimo settembre per definire una linea comune sull’accordo con i creditori internazionali che, una volta concluso, dovrà essere approvato dal parlamento di Atene. I negoziati dovrebbero durare al massimo fino al 20 agosto, quando Atene dovrà rimborsare 3,2 miliardi di euro alla Banca centrale europea.

La riunione di Syriza è durata più di dodici ore e sono state respinte le proposte dei cosiddetti “dissidenti”: quelle innanzitutto di “Piattaforma a sinistra”, un’influente e sostanziosa corrente di Syriza guidata dall’ex ministro dell’Energia e della Riorganizzazione produttiva, Panagiotis Lafazanis, sostituito dopo il rimpasto di governo seguito al voto del parlamento sul primo pacchetto di riforme concordato da Tsipras a Bruxelles con i creditori internazionali. C’era poi stato un secondo voto su un secondo pacchetto di riforme: entrambe le volte ci sono state circa 30 defezioni all’interno di Syriza e la coalizione di governo si era mantenuta sopra la soglia di 121 deputati, che è il minimo previsto dalla Costituzione per un governo di minoranza, ma i disegni di legge erano stati approvati anche grazie ai partiti di opposizione. Sia “Piattaforma a sinistra” che altri gruppi di dissidenti – che si oppongono a un nuovo accordo con i creditori – avevano chiesto un congresso al più presto, ancor prima della conclusione dell’accordo. Anche l’idea di un referendum interno del partito sulla continuazione o meno delle discussioni tra il governo e “troika” è stata respinta. Più di una dozzina di membri del comitato centrale hanno dato le dimissioni al termine della riunione.

Tsipras ha parlato all’inizio della riunione dicendo: «Dob­biamo capire che all’interno del nostro par­tito non ci sono espo­nenti più di sini­stra di altri, o mem­bri più rivo­lu­zio­nari di altri». Il primo mini­stro ha poi ripetuto quello che dice da settimane, e cioè che aver cer­cato un accordo all’ultimo incontro a Bru­xel­les non ha rappresentato un tra­dimento del refe­ren­dum dello scorso 6 luglio — quando aveva vinto il No all’accordo — poiché il popolo greco non è mai stato favorevole all’uscita del paese dall’euro e l’uscita dall’euro era l’unica alternativa alla non conclusione di un accordo. Secondo diversi analisti politici, i futuri equilibri interni al partito dipenderanno molto dalla questione relativa al taglio del debito greco (un haircut, in termini tecnici) o comunque a un alleggerimento in termini di scadenze e di tassi di interesse che è la vera contropartita ottenuta da Tsipras nelle trattative.

Nel frattempo Tsipras sta cercando di tenere insieme il partito e restare vicino alle proprie promesse elettorali tentando una mediazione tra le proposte di austerità e la volontà di pro­teg­gere le fasce sociali più deboli o spostare il peso del prezzo del nuovo memorandum sulle spalle dei più ricchi e dei grandi evasori fiscali. L’obiettivo del primo ministro è insomma sal­vare sia la Grecia che il suo governo di sinistra, e promuovere un cambiamento in Europa. In questo senso sarà fondamentale anche l’esito delle ele­zioni che si ter­ranno in Por­to­gallo e Spa­gna entro la fine dell’anno e che potreb­bero cam­biare almeno in parte gli equi­li­bri politici europei. Il 29 luglio, durante una lunga intervi­sta alla radio del suo par­tito “Sto Kòk­kino”, Tsipras ha parlato apertamente dei cosiddetti dissidenti del suo partito, dicendo: «Non posso capirli: abbiamo deciso insieme di fare di tutto per cer­care di sal­vare le ban­che e quei cit­ta­dini che hanno scelto di non por­tare i loro risparmi all’estero. Poi torno indie­tro e mi sento dire: noi soste­niamo il governo, ma votiamo con­tro l’accordo otte­nuto. Non è pos­si­bile andare avanti così».

Nella stessa intervista radiofonica, Tsipras ha detto: «Sarei l’ultima per­sona a volere le ele­zioni se aves­simo una mag­gio­ranza garan­tita in Par­la­mento, ma se non abbiamo que­sta mag­gio­ranza noi saremo costretti ad andare alle ele­zioni». L’ipotesi delle elezioni anticipate non è dunque ancora stata esclusa. Secondo i sondaggi più recenti Syriza otterrebbe comunque più del 40 per cento dei voti e la maggioranza assoluta al parlamento (composto da 300 deputati) con 164 seggi. Al momento, infatti, il gradimento di Tsipras tra i cittadini greci secondo i sondaggi è molto alto, intorno al 60 per cento. Se si andasse al voto entro un anno e mezzo dalle ultime ele­zioni, la legge greca prevede che ci sia solo un voto di lista, senza pre­fe­renze. La prospettiva non sarebbe favorevole alla mino­ranza interna, che ha paura di per­dere molti dei seggi ottenuti lo scorso gennaio.