Cosa è successo a Roma e Treviso

Alcuni residenti e movimenti di estrema destra hanno protestato con violenza contro le decisioni di assegnare alloggi ai richiedenti asilo: a Treviso il comune ha spostato nuovamente i migranti

Casale San Nicola, Roma (Vincenzo Livieri - LaPresse)
Casale San Nicola, Roma (Vincenzo Livieri - LaPresse)

A partire dalla sera di mercoledì 15 luglio a Quinto di Treviso, in Veneto, ci sono state proteste e violenze da parte di alcuni residenti contro la decisione della prefettura di trasferire un centinaio di persone richiedenti asilo in trenta appartamenti sfitti della zona. Ci sono stati picchetti, presidi, incendi di materassi e mobili e anche il ferimento di una persona, un portinaio della zona. La protesta è risultata efficace, dato che il comune di Treviso ha deciso di spostare i richiedenti asilo in una ex caserma fra Treviso e Casier. Venerdì pomeriggio il comune ha confermato che il trasferimento dei richiedenti asilo da Quinto all’ex caserma è avvenuto senza ulteriori disordini.

Negli stessi giorni, però, anche a Casale San Nicola, in provincia di Roma, ci sono stati picchetti di residenti e proteste violente contro l’arrivo di alcuni migranti: diversi poliziotti sono rimasti feriti.

Roma
A Casale San Nicola, a nord di Roma, è arrivato dopo molte tensioni un pulmino con 19 richiedenti asilo. Secondo quanto scrivono i giornali un gruppo di alcuni residenti – affiancati e aiutati da militanti di estrema destra del movimento Casapound – hanno bloccato la strada e lanciato sassi, sedie e altri oggetti verso gli agenti di polizia. Quattordici di questi sono rimasti feriti, ha fatto sapere la questura di Roma. Due persone sono state fermate, una è stata denunciata e sono state identificate oltre 15 persone coinvolte negli scontri. Il numero degli identificati dovrebbe aumentare nelle prossime ore, quando saranno controllati i video realizzati sul posto.

Nel sistema di accoglienza in Italia, che è complesso e articolato, rientrano anche centri – che hanno assunto nel tempo nomi differenti – che consistono in strutture “informali”, nate a fronte di un’emergenza, messe a disposizione per un’accoglienza che si limita a garantire il vitto e l’alloggio: possono essere palestre, alberghi, vecchie scuole, appartamenti, bed & breakfast e altri posti gestiti da cooperative, associazioni e soggetti del terzo settore.

«Nel prosieguo delle operazioni in atto da questa mattina, a seguito di una sassaiola nei confronti delle forze dell’ordine posta in essere dai manifestanti che si oppongono all’ingresso degli stranieri presso il centro, un funzionario di Polizia è rimasto ferito. È stato pertanto necessario per le forze in campo indossare i caschi di protezione ed aumentare l’uso della forza per contenere il comportamento dei manifestanti che al momento travalica ogni forma di legalità»

Alcuni giornali dicono che i richiedenti asilo saranno un centinaio, ma il prefetto Franco Gabrielli ha detto che si tratta di 19 persone. «Abbiamo inviato 19 persone che devono soggiornare a Casale San Nicola e c’è un blocco stradale di cittadini che non permette che entrino. Ora sono sui mezzi, ma entreranno nel centro perché rimuoveremo il blocco. Non faremo passi indietro. Su Casale San Nicola c’era un bando e una commissione che ha ritenuto che questa cooperativa avesse i requisiti. Il carteggio è arrivato ed è corretto. Se c’è gente che non è d’accordo non possiamo farci nulla. Se passasse questo principio sarebbe finita».

Treviso
A Treviso 101 persone richiedenti asilo erano state finora ospitate in strutture temporanee di parrocchie e altre associazioni della zona, che non erano però risultate idonee. La nuova sistemazione di Quinto era stata decisa dalla prefettura locale e resa possibile grazie a una convenzione fra la società immobiliare proprietaria degli appartamenti e una cooperativa sociale incaricata della gestione dei rifugiati.

La distribuzione sul territorio nazionale dei migranti era stata decisa in base a una serie di criteri fissati dal piano nazionale d’accoglienza del 10 luglio 2014, concordato insieme alle regioni: prevedeva la distribuzione dei migranti in maniera equilibrata tenendo conto della popolazione, del PIL e del numero di persone già ospitate da ciascuna regione. Il piano è saltato a causa dei nuovi sbarchi e del rifiuto di alcune regioni ad accogliere persone. Subito dopo le elezioni amministrative dello scorso 31 maggio, prevedendo nuovi sbarchi, il ministero dell’Interno aveva quindi inviato una circolare ai vari prefetti chiedendo di mettere a disposizione 7.500 nuovi posti ed evidenziando in modo esplicito l’obbligo per alcune regioni che finora erano “sotto-quota” a rispettare le direttive. L’invito della circolare era rivolto soprattutto a Veneto e Lombardia.

Il Veneto è tra le grandi regioni del nord che ospita meno migranti richiedenti asilo, con il 4 per cento. La Lombardia è al 9 per cento, ma se si fa il rapporto rispetto al numero totale di abitanti, in Lombardia i migranti sono circa lo 0,066 per cento della popolazione: in Sicilia, per capirci, sono lo 0,32 per cento. Il presidente della Lombardia Roberto Maroni, il presidente del Veneto Luca Zaia –ma anche quello della Liguria Giovanni Toti e la giunta che governa la Valle d’Aosta – si sono dichiarati contrari alla distribuzione dei migranti. Ieri Luca Zaia, da Quinto di Treviso, ha parlato di «africanizzazione del Veneto».

Nella notte di mercoledì un gruppo di cittadini, sostenuti dal partito di estrema destra Forza Nuova, ha forzato i locali al piano terra della palazzina in cui dalla mattina dello stesso giorno si trovano i richiedenti asilo e ha portato fuori, accatastato e bruciato mobili, televisori, materassi e altri oggetti che non erano ancora stati portati negli appartamenti. I giornali locali scrivono anche che uno degli addetti al servizio di portineria e sorveglianza creato dalla cooperativa che gestisce i migranti è stato aggredito e colpito da un uomo che è poi stato identificato: si tratta di un militante di Forza Nuova che è stato denunciato per lesioni. Fuori dalla palazzina è stato anche creato un presidio permanente: alcune persone hanno dormito in tenda.

Giovedì 16 luglio, dopo essersi seduti in strada per protestare contro l’arrivo dei profughi, gli stessi residenti, sorvegliati da polizia e carabinieri, hanno impedito che gli addetti della cooperativa che ha in carico i migranti consegnassero loro il cibo. Alle 11.30 è arrivato sul posto il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha detto: «Questa non è un’emergenza. Ci hanno dormito sopra per quattro anni su questa questione, stiamo africanizzando il Veneto. (…) Qui comandiamo noi. Il governo non deve mandare più anche un solo profugo».

Zaia ha chiesto alla Commissione medica del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 9 di Treviso di fare un sopralluogo agli appartamenti di Quinto di Treviso e secondo la relazione ci sono diverse condizioni di inabitabilità: si dice che gli appartamenti sono privi di allacciamento elettrico, di rifornimento di gas metano e che sono sovraffollati. La prefettura ha risposto che gli allacciamenti alla rete elettrica sono stati fatti, che i locali risultano abitabili e ha fatto trasferire 5 persone in una struttura vicina per risolvere l’ipotesi del sovraffollamento.

In vari post su Facebook, Forza Nuova ha confermato quanto successo scrivendo cose come: “Arrivano i pasti per i clandestini quando i nostri cittadini mangiano dall’immondizia. E le forze dell’ordine tollerano tutto questo difendendo il furgone”; “Continua la protesta. Insieme ai residenti abbiamo impedito la distribuzione del cibo ai clandestini chiedendo che venisse consegnato agli italiani in difficoltà”.