Il Ramadan dei musulmani a Expo

I delegati e i lavoratori musulmani dovranno affrontare giornate molto lunghe e pesanti, racconta la Stampa, ma potranno festeggiare la sera anche con i visitatori

I datteri fanno parte della tradizione del Ramadan, essendo molto zuccherati e ricchi di calorie (AP Photo/Mohammad Sajjad)
I datteri fanno parte della tradizione del Ramadan, essendo molto zuccherati e ricchi di calorie (AP Photo/Mohammad Sajjad)

È iniziato anche per i musulmani che lavorano a Expo il Ramadan – il nono mese del calendario lunare islamico – cioè il periodo in cui non si può bere né mangiare dall’alba al tramonto. Il digiuno nelle ore di sole viene poi interrotto da una grande cena, chiamata Iftar, che si consuma con amici e parenti, e da un pasto prima dell’alba chiamato Sohur.

Un articolo della Stampa racconta come i delegati e i lavoratori dei padiglioni affronteranno le giornate lunghe – a Milano il sole tramonta dopo le 21 – e un ritmo lavorativo decisamente alto: in molti paesi a maggioranza musulmana infatti il sole tramonta presto e la società durante il Ramadan rallenta, con negozi e attività che restano chiusi per molte ore al giorno. La fine del digiuno avverrà prima della chiusura di Expo, per cui i visitatori potranno assistere e in molti casi partecipare alla festa serale: ci saranno menù appositi, con tante bevande per recuperare i liquidi persi durante il giorno e cibi nutrienti per rimettersi in forze.

A digiuno, senza mangiare né bere, dalle tre di notte fino alle nove e mezza di sera. Raccontando le bellezze dell’Algeria, accogliendo i visitatori nel padiglione qatarino, oppure vendendo olio di argan in quello del Marocco. Per decine di musulmani, abitanti del magico mondo di Expo da delegati o lavoratori, quello iniziato il 18 giugno sarà un Ramadan da ricordare. Un mese durissimo, prima di tutto per una ragione tecnica: a Milano le giornate sono più lunghe che in gran parte dei Paesi islamici. Il tramonto arriva dopo, il digiuno durerà ogni giorno tre ore più che a Doha o Marrakech. Sotto il sole del Decumano, non sarà facile. Ma sarà anche – e anche qui – il momento più bello dell’anno di un musulmano. Con feste e banchetti serali, piatti speciali per rompere il digiuno, incontri transnazionali in vista.

Rinunce e feste  

“Forse non dovrei dirlo – sorride Hasan, delegato del Qatar – ma spesso durante il Ramadan si mette su peso”. È un rituale che sfida gli stereotipi occidentali. Un mese fatto di rinunce e religiosità, ma mica solo quello. Il cuore vivo del mese sacro sono i momenti di festa, che riuniscono famiglie e quartieri. “Il digiuno è uno dei pilastri dell’Islam – continua Hasan – e il suo senso è quello di mettersi nei panni dei poveri e di chi non ha da mangiare. C’è una grande parte spirituale, è un test importante per la fede. Ma è anche il momento dell’anno in cui più ci si riunisce, per rompere il digiuno in cene speciali e sostanziose. E al quindicesimo giorno del mese i bambini vanno casa per casa a raccogliere dolcetti, per il Gargee’an: mi sembra che anche in Italia ci sia una cosa simile”.

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