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  • Sabato 6 giugno 2015

I talebani liberati per l’attentato a Malala

Otto dei dieci attentatori condannati in precedenza per il tentato omicidio dell'attivista pakistana sono stati assolti in un processo segreto di cui si sa molto poco

(AP Photo/Matt Dunham)
(AP Photo/Matt Dunham)

Venerdì 5 maggio sono state liberate otto delle dieci persone che in precedenza erano state condannate per l’attentato contro Malala Yousafzai, l’attivista pakistana che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2014. Malala, che all’epoca dell’attacco aveva 14 anni ed era già impegnata nella promozione dell’istruzione femminile in Pakistan, fu attaccata da un gruppo di militanti vicini ai talebani pakistani nel 2012: gli attentatori erano saliti a bordo dell’autobus che la stava portando nella sua scuola nel distretto amministrative dello Swat, nel nord del Pakistan, e avevano sparato ferendo lei e altre due ragazze.

Malala era sopravvissuta alle ferite e da allora ha continuato la sua attività a favore delle donne, ottenendo riconoscimenti in tutto il mondo. Dopo l’attentato è andata a vivere a Londra, nel Regno Unito, a causa delle minacce dei talebani. Poco dopo l’attacco le autorità pakistane avevano detto che gli attentatori erano fuggiti in Afghanistan, ma nel settembre del 2014 dieci persone erano state arrestate con l’accusa di aver partecipato all’attacco. Lo scorso aprile un tribunale militare segreto aveva annunciato che i dieci uomini avevano confessato ed erano stati condannati a 25 anni di prigione. Venerdì il verdetto di due mesi fa è stato ribaltato: otto su dieci arrestati sono stati liberati e solo due condannati all’ergastolo.

Secondo le autorità pakistane questa confusione è stata causata dalla natura segreta del processo. Molto spesso in Pakistan i processi contro i miliziani islamisti vengono condotti da tribunali militari segreti, in modo da proteggere l’identità dei giudici ed evitare possibili ritorsioni. La legittimità costituzionale e l’efficacia di questi tribunali sono tuttora due argomenti molto discussi nel paese. Secondo i critici, i tribunali militari segreti operano spesso utilizzando prove poco solide, oltre che sistemi come la tortura per estorcere confessioni. Secondo le dichiarazioni ufficiali, gli otto talebani sono stati liberati per mancanza di prove. I mandanti dell’attacco indicati dalle autorità pakistane sono ancora liberi e sembra che si trovino oggi in Afghanistan.