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  • Martedì 26 maggio 2015

La Nigeria senza carburante

La più grande economia dell'Africa è in grossa difficoltà per le proteste di benzinai e fornitori, le principali aziende hanno tagliato i servizi: ora sembra sia stato trovato un accordo

Code a un distributore di benzina di Lagos (PIUS UTOMI EKPEI/AFP/Getty Images)
Code a un distributore di benzina di Lagos (PIUS UTOMI EKPEI/AFP/Getty Images)

La Nigeria, il paese con la più grande economia dell’Africa, è in gravissima crisi a causa della scarsità di prodotti petroliferi. Nelle ultime due settimane si sono intensificati gli scioperi e gli scontri con il governo di benzinai e trasportatori, che proseguono da circa un mese. Solo ieri, lunedì 15 maggio, sembra essere stato raggiunto un accordo tra le parti che darà il via al prelievo di prodotti petroliferi da tutti i depositi disponibili e alla riapertura delle stazioni di servizio.

La scarsità di petrolio ha portato a una situazione di paralisi in tutto il paese, visto che la rete elettrica non è efficiente: i prezzi della benzina al mercato nero sono aumentati molto velocemente e hanno raggiunto prezzi altissimi; inoltre sono state colpite molte aziende dei settori più ampi e hanno annunciato tagli e disservizi: si va dalle società di telecomunicazioni come MTM, che ha 50 milioni di abbonati, a quelle di telefonia (spesso le torri di rete locali, così come la maggior parte delle abitazioni private, sono alimentate da generatori a diesel). Le banche che hanno chiuso filiali o ridotto gli orari di apertura; le aziende di trasporti e le principali compagnie aeree del paese – come Arik Air e Aero Contractors – sono state costrette a cancellare diversi voli. I voli internazionali sono inoltre costretti a atterrare nei paesi vicini per fare rifornimento.

La Nigeria è uno dei principali produttori di petrolio dell’Africa: nonostante questo, però, dipende dalle importazioni di prodotti raffinati poiché sul suo territorio non ci sono raffinerie. Le proteste e le interruzioni delle forniture sono cominciate circa un mese fa, contro la decisione del governo di imporre un prezzo fisso del carburante (87 naire al litro, corrispondenti a 0,40 euro). I rivenditori e i gestori delle pompe di benzina devono però acquistare all’estero i prodotti petroliferi a prezzo di mercato e accusano il governo di aver accumulato con loro un debito di quasi un miliardo di dollari, calcolato come differenza tra il prezzo fisso imposto dallo Stato e il costo delle importazioni.

La crisi arriva in un momento molto delicato per la Nigeria: il prossimo 29 maggio si insedierà ufficialmente il nuovo governo del presidente Muhammadu Buhari e si attende l’arrivo di circa 50 leader politici e capi di Stato da tutto il mondo. Il partito del nuovo presidente ha accusato il governo uscente di “sabotaggio” per non essersi occupato della crisi.