La Xylella e gli ulivi in Salento

Un batterio patogeno sta infettando milioni di piante di ulivo, provocando grossi danni: cosa si può fare (poco) e cosa c'entra Monsanto (niente)

Una croce di colore rosso tracciata su alcuni ulivi infettati dalla 'Xylella fastidiosa', il batterio che sta decimando gli ulivi del Salento, Brindisi, 24 marzo 2015. ANSA/ MAX FRIGIONE
Una croce di colore rosso tracciata su alcuni ulivi infettati dalla 'Xylella fastidiosa', il batterio che sta decimando gli ulivi del Salento, Brindisi, 24 marzo 2015. ANSA/ MAX FRIGIONE

In Salento, l’area meridionale della Puglia, un batterio patogeno – si chiama Xylella Fastidiosa – sta infettando le piante di ulivo. I batteri patogeni sono microgranismi che causano malattie nell’organismo che li ospita. Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) il batterio Xylella è stato individuato per la prima volta in Puglia nell’ottobre del 2013 e si tratta del primo caso nel territorio dell’Unione Europea.

La situazione è peggiorata nel corso del 2014 e a gennaio l’EFSA ha pubblicato un nuovo rapporto scientifico in cui definisce l’epidemia un «grosso problema». In realtà gli ulivi del salento sono attaccati anche da altri agenti parassitari, che insieme alla Xylella provocano danni al legno della pianta e ne occludono i vasi linfatici: ma la Xylella è indubbiamente il più importante e pericoloso perché si diffonde molto velocemente. Per ora l’infezione del batterio è circoscritta in Puglia, principalmente nella provincia di Lecce: secondo la Commissione Europea di 11 milioni di ulivi circa il 10 per cento è stato infettato dal batterio. In tutta la Puglia ci sono circa 50 milioni di ulivi, tra cui molti esemplari secolari.

Cosa succede agli ulivi?
La Xylella Fastidiosa provoca il disseccamento della pianta che la ospita. Fra le piante che il batterio è in grado di attaccare ci sono l’ulivo, la vite, l’oleandro e alcune specie di agrumi. Il batterio si diffonde quando vengono trasportate piante infette o, più velocemente, tramite gli insetti che si nutrono della loro linfa. Per la Xylella non esiste cura: una volta che una pianta viene infettata non può essere recuperata. Non tutti gli ulivi che ospitano il parassita però presentano i sintomi di disseccamento, motivo per cui non basta sradicare o bruciare solo questi per arrestare la diffusione dal batterio.

Cosa si sta facendo?
La Francia, la Spagna e il Portogallo premono affinché vengano almeno rafforzate le misure preventive: per adesso il piano approvato dal Commissario Delegato, Giuseppe Silletti, ha stabilito la costituzione di una linea di confine con una zona cuscinetto, a ridosso della quale si deve provvedere allo sradicamento, per evitare che l’epidemia si propaghi fuori dalla Puglia. La Francia ha anche adottato delle misure interne: il 3 aprile Stephan Le Foll, il ministro francese per l’Agricoltura, ha deciso di bloccare l’importazione di piante provenienti dalla Puglia che possono essere ospiti del batterio, ricordando che la Francia aveva già chiesto a gennaio che venissero inasprite le misure preventive europee. Donato Boscia, del Cnr di Bari, ha detto che la decisione del Ministro francese è eccessiva, perchè ha inserito nel blocco anche piante che non possono ospitare il batterio. La movimentazione delle piante che possono essere attaccate dalla Xylella è gia stata bloccata dal Ministero dell’Agricoltura italiano.

Cosa c’entra la Monsanto?
Niente. La Monsanto è un’azienda multinazionale che si occupa di biotecnologie agrarie e ogm (organismi geneticamente modificati). Qualche mese fa si era diffusa online una tesi complottista per cui la Monsanto avrebbe diffuso volontariamente il batterio in Puglia: una volta che gli ulivi fossero stati infettati, secondo questa tesi, Monsanto avrebbe promosso la loro sostituzione con degli ulivi ogm immuni al batterio. I sostenitori di questa teoria facevano notare come nel 2008 la Monsanto avesse acquisito una società, l’Allelyx, il cui nome è Xylella letto al contrario.

Gli ulivi ogm però non esistono, la Monsanto non sta cercando di crearli e la coltivazione di ogm non è comunque permessa dalla legge italiana. Anche nel nome Allelyx non c’è nulla di oscuro: l’Allelyx è stata fondata nel 2002 da un gruppo di ricercatori brasiliani che avevano studiato insieme il genoma del batterio Xylella. Monsanto ha scritto sul blog aziendale:

L’ultima ridicola diceria che sta girando in Italia è che Monsanto stia diffondendo un orribile batterio (Xylella fastidiosa) che sta assillando gli olivicoltori italiani con il fine di vendere loro alberi di olivo geneticamente modificati (GM) resistenti al batterio.

Gente, ne sentiamo tanti di ridicoli miti su Monsanto ogni giorno, ma questa è davvero la cosa più assurda cha abbiamo sentito da anni. E’ pura propaganda per demonizzare tutti gli agrofarmaci. Vergogna a chi sta diffondendo simili bugie e propaganda!

I fatti:

– Monsanto non sta sviluppando olivi GM.
– In effetti Monsanto non fa affari nè con piante nè con semi di olivo in nessun paese. Il nostro business in Europa è focalizzato su sementi non GM di mais, colza, piante orticole e prodotti fitosanitari e non abbiamo nessuna intenzione di chiedere l’autorizzazione per la vendita di piante GM in Europa nel futuro prossimo.
– Di più, non abbiamo alcun prodotto fitosanitario nel nostro catalogo che ha come target il batterio Xylella fastidiosa.

Quanto è grosso il problema per l’Italia?
Molto grosso, anche se è difficile quantificarlo. Innanzitutto gli uliveti sono il paesaggio tipico del Salento: uno sradicamento di massa degli ulivi potrebbe avere conseguenze anche sul turismo. Il Ministro Martina ha detto che sta cercando di fare in modo che gli agricoltori danneggiati ricevano un indenizzo.

Per quanto riguarda il commercio, poi, l’Italia è il secondo maggiore produttore di olio d’oliva europeo (il primo è la Spagna). Tra il 2013 e il 2014 sono state prodotte 461mila tonnellate di olio d’oliva, circa un terzo di tutto l’olio prodotto in Europa, e l’anno scorso il 40 per cento della produzione proveniva dalla Puglia.  L’epidemia rischia di far crescere ulteriormente il prezzo dell’olio, dopo che l’anno scorso, a causa di una produzione estremamente scarsa legata al brutto tempo, a una mosca e a problemi agronomici, alcuni produttori hanno venduto al prezzo più alto degli ultimi sessant’anni. Il blocco delle importazioni deciso dalla Francia sta già avendo delle conseguenze: secondo la Confederazione Italiana Agricoltori la produzione di olio in Puglia incide per il 14 per cento sulle esportazioni italiane verso la Francia dei prodotti da culture permanenti.

 foto: Salento, Brindisi, 24 marzo 2015. Ansa/ Max Frigione