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  • Domenica 22 marzo 2015

Si vota in Andalusia, in Spagna

Sono elezioni "storiche", scrive El Pais, perché i partiti non tradizionali (come Podemos) potrebbero guadagnare molti consensi sui socialisti, al potere per gli ultimi 30 anni

A woman prepares her ballot during regional elections in Sevilla on March 22, 2015. Two parties, ruling Popular Party and Socialist Party (PSOE), have taken turns to govern Spain since the 1980s but now face a rival pair of surging protest movements, radical left wing Podemos and centre right party Cuidadanos, in a dress rehearsal for the national polls due around November. The vote in Andalusia, one of the poorest parts of Spain, will be a key test ahead of the country's most unpredictable general election in decades. AFP PHOTO / CRISTINA QUICLER (Photo credit should read CRISTINA QUICLER/AFP/Getty Images)
A woman prepares her ballot during regional elections in Sevilla on March 22, 2015. Two parties, ruling Popular Party and Socialist Party (PSOE), have taken turns to govern Spain since the 1980s but now face a rival pair of surging protest movements, radical left wing Podemos and centre right party Cuidadanos, in a dress rehearsal for the national polls due around November. The vote in Andalusia, one of the poorest parts of Spain, will be a key test ahead of the country's most unpredictable general election in decades. AFP PHOTO / CRISTINA QUICLER (Photo credit should read CRISTINA QUICLER/AFP/Getty Images)

Oggi, domenica 22 marzo, si sta votando per eleggere il parlamento locale dell’Andalusia, una delle 17 comunità autonome della Spagna, simili alle regioni italiane ma con più autonomia dal governo centrale. Sono elezioni importanti – El País le ha definite “storiche” – perché per la prima volta dalle elezioni europee del 2014 i due principali partiti tradizionali, il Partito Socialista e il Partito Popolare, competeranno con due partiti relativamente nuovi che hanno ottenuto di recente molta popolarità: Podemos, partito di sinistra radicale che si ispira al modello di Syriza in Grecia, e Ciudadanos, un partito di centro-sinistra, filo-europeo e tradizionalmente forte nella regione autonoma della Catalogna. È la prima volta che Ciudadanos si candida in un’elezione locale fuori dalla Catalogna.

La campagna elettorale che si è tenuta in Andalusia ha avuto toni un po’ diversi da quella che c’era stata per le ultime elezioni Europee, nel 2014. Nel corso degli ultimi trent’anni in Andalusia ha sempre vinto il Partito Socialista e in particolare dagli anni Ottanta la regione ha cercato di sfruttare i fondi europei arrivati dopo l’entrata della Spagna in Europa per puntare sullo sviluppo economico locale. L’Andalusia è una regione prevalentemente agricola, il tasso di disoccupazione è al 34 per cento, dieci punti in più della media nazionale, mentre il reddito pro capite è il secondo più basso del paese (l’unica regione spagnola più povera dell’Andalusia è l’Extremadura). Gli aiuti europei sono quindi visti come una risorsa molto importante per l’economia locale. Podemos, un partito in genere molto critico nei confronti dell’Unione Europea, ha deciso di abbassare i toni della sua campagna elettorale e concentrarsi piuttosto sui recenti scandali di corruzione che hanno coinvolto alcuni esponenti del Partito Socialista locale. I socialisti sono arrivati alle elezioni con parecchi problemi: il mese scorso diversi leader del partito, tra cui due ex presidenti andalusi, sono stati inseriti nella lista degli indagati per un caso di frode su alcuni fondi destinati ai disoccupati.

Anche Susana Díaz, leader del Partito Socialista locale e candidata presidente, ha impostato la sua campagna elettorale sulla lotta alla corruzione. Secondo Manuel Arias Maldonado, un professore di politica all’università di Malaga intervistato dal New York Times, «Susana Díaz ha sviluppato uno stile personale e populistico non lontano dal peronismo argentino e sostiene di rappresentare e di parlare per conto di tutto il popolo andaluso, occupandosi dei suoi problemi in opposizione al governo centrale [il governo spagnolo di Madrid è guidato da Mariano Rajoy, leader del Partito Popolare, ndr]. Per questo Podemos non è grado di danneggiarla più di tanto: lei è più populista di loro». Quello che sembra ancora il principale avversario di Díaz, il Partito Popolare, è in grave difficoltà: un po’ per la tradizione socialista della regione, un po’ perché l’attuale governo di Rajoy ha perso molti consensi negli ultimi anni a causa di diversi scandali e gravi problemi economici (anche se la situazione è migliorata nel corso del 2014).

Podemos, nato nel gennaio del 2014, è un partito che è stato paragonato al Movimento 5 Stelle e a Syriza. Il suo fondatore, Pablo Iglesias, è un famoso conduttore televisivo spagnolo, oltre che un giornalista e un accademico. Il suo programma politico è basato sulla critica dell’attuale classe politica (che chiama “casta”) e sull’opposizione all’Unione Europea e alla Germania. La sua candidata presidente, Teresa Rodríguez, ha detto al New York Times che quelle di oggi sono le prime elezioni in Andalusia in cui il risultato non è scontato e come «sia finito un ciclo politico, non solo in Andalusia, ma in tutta la Spagna».

I seggi chiuderanno domenica alle 20. Secondo gli ultimi sondaggi realizzati prima dell’apertura dei seggi, il Partito Socialista ha ancora un certo margine di vantaggio sul Partito Popolare – sono dati al 37 per cento contro il 25 per cento. Podemos dovrebbe ottenere circa il 15 per cento, mentre Ciudadanos il 12 per cento. Se i sondaggi fossero confermati, i voti di Podemos o Ciudadanos saranno necessari ai socialisti e popolari per formare un governo. Più in generale, il risultato delle elezioni andaluse determinerà probabilmente le strategie per le elezioni del maggio 2015, quando si andrà votare in altre 13 comunità autonome, e per le elezioni politiche del prossimo novembre.