I tablet di Google per i medici che trattano ebola

Sono dotati di un sistema Android e di una custodia in policarbonato e sono stati prodotti assieme a Medici senza frontiere

Google ha prodotto assieme all’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere un nuovo tablet che può essere usato dai medici e infermieri che si occupano dell’epidemia del virus ebola. Il tablet – di cui non è noto il nome – è stato progettato per poter essere usato dai dottori che operano nelle stanze di isolamento dove si trovano i pazienti, per esempio per riuscire più facilmente a trasmettere dati all’esterno. È dotato di un sistema Android ed è basato sul progetto di un tablet Sony Xperia: ha una custodia di protezione in policarbonato – un materiale molto resistente di cui spesso sono fatte le lenti degli occhiali da vista – e uno schermo che può essere usato anche da chi indossa guanti in lattice. Ha una batteria al litio simile a quella dei telefoni cellulari, che può essere ricaricata grazie a un alimentatore. La custodia in policarbonato è stata realizzata per permettere ai medici di usare i tablet anche fuori dalle stanze di isolamento, dopo avere immerso il dispositivo per dieci minuti in una soluzione di cloro. Il tablet viene oggi usato da diversi medici che operano nell’Africa occidentale.

 

L’idea è nata da Ivan Gayton, un dipendente dell’ufficio di Medici Senza Frontiere a Londra che ha contattato Google dopo avere ascoltato le lamentele di Jay Achar, un medico dell’organizzazione che lavora in Sierra Leone. Nei mesi scorsi, Achar si era molto lamentato della comunicazione e della gestione dei dati usate nei centri di cura messi in piedi da Medici Senza Frontiere per curare i pazienti affetti da ebola. Scrive Wired:

Con temperature che superavano i 30 gradi, Achar poteva resistere solamente un’ora nella tuta protettiva obbligatoria per entrare nelle stanze di isolamento dove sono ricoverati i pazienti: «La tuta non permette alla pelle di respirare, e di conseguenza lì dentro fa molto molto caldo». Molto di questo prezioso tempo non veniva impiegato per curare i pazienti, ma per prendere nota di informazioni mediche: una procedura noiosa ma necessaria, quando si ha a che fare con un’epidemia. A causa del rischio di contaminazione, Achar poteva solamente prendere nota dei dati su un foglio, portarlo con sé fino all’estremità della zona di isolamento e urlare i dati a una persona che si trovava nei paraggi. E poi doveva distruggere il foglio.

I medici che oggi usano il tablet di Google riescono a mandare all’esterno delle zone isolate dati e informazioni in tempo reale, come temperatura corporea e battiti cardiaci del paziente, oppure consultare l’esito di esami sostenuti in passato: non è necessaria una connessione internet, dato che il tablet funziona con un piccolo server posizionato nelle vicinanze. Google ha deciso di rendere disponibile gratuitamente il software impiegato dal tablet per gestire i dati medici, basato a sua volta su un programma open source chiamato OpenMRS. Eric D. Perakslis, che è membro del dipartimento di informatica biomedica alla Harvard Medical School e che ha seguito il progetto di Google e di Medici Senza Frontiere, ha detto che tablet del genere potrebbero diventare molto utili per gestire nuove epidemie, o ancora essere utilizzati «in altri ambienti altamente tossici, come ad esempio i laboratori di ricerca». Nonostante la diffusione di ebola abbia rallentato di recente, ad oggi l’epidemia ha causato la morte di circa diecimila persone.

(foto: Medici Senza Frontiere)