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  • Martedì 17 marzo 2015

Il Mali fa soldi con i domini web

La diffusione del dominio .ml sta crescendo grazie alla consulenza di una società olandese e all'interesse degli utenti stranieri: e grazie al fatto che è gratis

Un uomo cammina davanti a un muro dipinto coi colori della bandiera del Mali, nel 2012 (AP Photo/Rebecca Blackwell)
Un uomo cammina davanti a un muro dipinto coi colori della bandiera del Mali, nel 2012 (AP Photo/Rebecca Blackwell)

Fino al 2012 il dominio web nazionale del Mali – .ml – era associato a poche centinaia di siti: scrive però l’Economist che da quando il governo del paese, stato dell’Africa occidentale tra i più poveri al mondo, ha chiesto la consulenza di Freenom, una società olandese, le cose sono cambiate. Grazie a Freenom le infrastrutture digitali del Mali sono state molto rafforzate e il dominio .ml ha attirato l’interesse di migliaia di utenti, molti dei quali stranieri: il successo del dominio è dato dal fatto che, a differenza della maggior parte dei domini mondiali, la sua registrazione è gratuita.

Oggi ci sono circa 340 mila domini .ml attivi e in media ne vengono registrati 100 nuovi ogni ora.  Nonostante i domini siano gratuiti, l’uno per cento degli utenti sceglie volontariamente di pagare una tariffa annuale di circa 10 euro: un valore che – considerando il PIL pro capite medio del Mali, di molto inferiore ai mille euro all’anno – rappresenta per lo stato un’importante risorsa economica. Questi importanti guadagni, divisi tra il Mali e Freenom, derivano anche da quelli che l’Economist definisce “domini parcheggiati”: quei domini la cui proprietà non viene rinnovata e che vengono usati per reindirizzare gli utenti che cercano quei siti verso siti pubblicitari. Come scrive il giornalista dell’Economist, “i domini di Internet non sono delle risorse naturali, ma possono essere delle miniere d’oro”. Tra l’altro una parte rilevante dei nuovi domini è stato richiesto da utenti della Malesia, nazione il cui dominio nazionale – .my – è molto simile a quello maliano.

Altri stati capaci di sfruttare i loro domini oltre i loro confini nazionali sono stati l’Italia, il Montenegro e la Libia: i loro domini primari (.it, .me e .ly) sono infatti particolarmente interessanti per utenti di lingua inglese, per comporre espressioni di senso compiuto. In particolare il dominio .ly può essere usato come finale di un avverbio: per esempio visual.ly, mad.ly o dai.ly. Oltre ai domini primari riservati ai singoli Stati, esistono domini di primo livello generici: il primo è stato .arpa (ARPANET è la rete considerata predecessore di Internet), seguito negli anni da .gov e .mil (riservati al governo e alla difesa americana) e poi da molti altri domini (tra i quali .info, .museum, .name, .travel, .jobs). Scrive il Guardian che l’espansione di domini generici potrebbe aprire importanti prospettive di mercato: Google, per esempio, lo scorso febbraio ha vinto un’asta per il dominio .app pagandolo poco meno di 25 milioni di euro. Il 15 marzo 2015 è invece stato il trentesimo anniversario del primo dominio .com, registrato nel 1985 da Symbolics, società di computer del Massachusetts.

foto: Un uomo cammina davanti a un muro dipinto coi colori della bandiera del Mali (AP Photo/Rebecca Blackwell)