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  • Lunedì 16 marzo 2015

La storia da film di Robert Durst

Il membro di una ricchissima famiglia newyorchese accusato di due omicidi e della scomparsa di sua moglie è stato arrestato mentre la tv trasmetteva un documentario su di lui

New York City real estate heir Robert Durst leaves a Houston courtroom Tuesday, Sept. 16, 2014. Durst is charged with criminal mischief for urinating on a counter at a Houston drug store, his hearing has been reset for next month. (AP Photo/Pat Sullivan)
New York City real estate heir Robert Durst leaves a Houston courtroom Tuesday, Sept. 16, 2014. Durst is charged with criminal mischief for urinating on a counter at a Houston drug store, his hearing has been reset for next month. (AP Photo/Pat Sullivan)

Sabato 14 marzo è stato arrestato a New Orleans Robert Durst, 71enne membro di una famiglia di ricchi imprenditori immobiliari di Manhattan e protagonista di una storia personale che da alcune settimane è raccontata in un documentario trasmesso dalla rete televisiva HBO: “The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst”Per il giorno successivo al suo arresto era prevista la messa in onda della puntata finale del programma, che racconta di due casi di omicidio e una sparizione avvenuti diversi anni fa in cui Durst era stato coinvolto: gli omicidi sono quelli della sua migliore amica Susan Berman e del proprio vicino di casa Morris Black, avvenuti rispettivamente nel 2000 e nel 2001, e la scomparsa è quella di sua moglie Kathleen, avvenuta nel 1982. Durst è stato arrestato con l’accusa di omicidio dalla polizia di Los Angeles, che recentemente ha riaperto l’indagine sulla morte di Berman.

Durst era stato accusato da decine di persone vicine alle vittime di aver commesso gli omicidi, e dal 1994 è stato allontanato dalla sua famiglia: ma in tutti questi anni non ha mai subito una condanna, e si è sempre dichiarato innocente. Nell’unico processo per omicidio di cui è stato imputato, quello per la morte del suo vicino di casa Morris Black, è stato dichiarato innocente. A rendere ancora più notevole il suo arresto di sabato ha concorso l’ultima puntata di The Jinx, andata in onda domenica negli Stati Uniti, in cui viene mostrata una scena in cui Durst – che non sapeva di avere ancora addosso un microfono accesso – dice a se stesso: «Che cosa diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovvio». La produzione di The Jinx ha detto di aver consegnato alla polizia il video della scena già alcuni mesi fa.

Chip Lewis, l’avvocato di Robert Durst, ha detto che da settimane Durst si aspettava di essere arrestato, e di avere offerto alla polizia la possibilità che Durst si presentasse spontaneamente per rispondere delle accuse. Lewis ha anche detto di sospettare che gli inquirenti e il regista del documentario Andrew Jarecki – che collabora con la polizia di Los Angeles sin dal 2013 – abbiano concordato il giorno dell’arresto, per promuovere la puntata finale di The Jinx: e che secondo questo accordo sarebbe toccato a Jarecki dare l’annuncio dell’arresto, subito prima della messa in onda della puntata, o poco dopo. Ma l’avvocato Lewis ha invece reso noto l’arresto di Durst già da domenica mattina: in questo modo, ha detto al Washington Post, «gli abbiamo rotto il giochino: ora il mondo intero sa che è stato arrestato» (HBO ha comunque appoggiato Jarecki con un comunicato). Lewis ha anche detto che Durst continuerà a dichiararsi innocente.

La storia di Durst è molto nota a New York, dove i tabloid gli hanno dedicato alcune prime pagine. Ma Durst non ne ha mai voluto parlare con i giornalisti. Nel 2010, quando ormai le indagini su Durst erano state archiviate, lo stesso Jarecki realizzò il film Love & Secrets, con protagonisti Ryan Gosling e Kristen Dunst, ispirato alla vita di Durst. Poco dopo l’uscita del film lo stesso Durst contattò Jarecki dicendogli che durante il film aveva pianto tre volte, e che sarebbe stato disposto a farsi intervistare da lui per raccontare la sua versione dei fatti. Jarecki, che ad oggi si occupa del caso di Durst da circa dieci anni, lo ha intervistato a più riprese negli ultimi anni, assieme a decine di altre persone coinvolte nel caso. La prima delle sei puntate di The Jinx – molto apprezzate dai critici – è andata in onda l’8 febbraio 2015.

La storia, dall’inizio
Rubert Durst è nato il 12 aprile 1943 in una famiglia di New York molto ricca: suo nonno Joseph Durst era stato un noto imprenditore edile di New York, e ancora oggi la Durst Organization possiede e gestisce undici grattacieli di Manhattan, fra le altre cose. Berenice Herstein, la madre di Robert Durst, era morta quando lui aveva sette anni a causa di una caduta dal tetto di casa (in The Jinx, Durst sostiene che si uccise). Durst si laureò in Economia alla Leigh University, una prestigiosa università privata, nel 1965: ma non volle occuparsi degli affari di famiglia. Otto anni più tardi conobbe e sposò Kathleen McCormack, una ragazza di vent’anni che lavorava come igienista dentale: si trasferirono in Vermont e aprirono un negozio di alimentari.

Negli anni successivi Durst diventò sempre più violento e prese a picchiare sua moglie, che andò a vivere a New York, si iscrisse a un’università di Medicina e a un certo punto assunse un avvocato divorzista, proponendo il divorzio a Durst. La sera del 31 gennaio 1982, Kathleen McCormack andò a una festa a casa di una sua amica fuori New York: Durst raccontò di essere andato a prenderla e di averci litigato, e di averla poi accompagnata a prendere un treno per New York la sera del 31 gennaio. Nei giorni successivi McCormack non fu vista a lezione, ma Durst non avvisò la polizia della sua scomparsa se non alcuni giorni dopo, spiegando che capitava spesso che i due non si sentissero per giorni. In diversi passaggi di The Jinx, Durst spiega di non avere avuto nulla a che fare con la scomparsa di sua moglie: ma è noto dai giornali che all’epoca Durst fornì alla polizia informazioni molto contraddittorie sulla sera della scomparsa di McCormack, e che evitò di informare gli investigatori dei loro problemi matrimoniali.

Nei primi giorni per esempio spiegò che dopo avere accompagnato McCormack a prendere il treno si era fermato da un vicino per chiacchierare, e che successivamente l’aveva chiamata da un telefono pubblicò mentre portava fuori il cane, nella tarda serata. Il portiere della casa dei Durst, inoltre, disse che quella sera aveva visto McCormack entrare dal portone principale. Ma in The Jinx Durst ha ammesso di aver mentito sia riguardo la chiacchierata col vicino sia riguardo la telefonata, a suo dire per cercare di evitare ulteriori domande da parte della polizia. Più tardi venne fuori che anche il portiere aveva mentito. Nonostante ciò, Durst non fu mai incriminato per la scomparsa di sua moglie (la cui notizia rimase per mesi sui giornali di New York), e in generale cercò di evitare ogni contatto con la stampa: in quei giorni, aveva incaricato di fargli da portavoce a una sua amica scrittrice, Susan Berman.
Kathleen McCormack non venne mai ritrovata.

Nel 1994 Seymour Durst – il padre di Robert – decise di lasciare l’azienda a Douglas, il fratello minore di Robert. Il quale Robert da quel momento decise di allontanarsi dalla propria famiglia (aveva iniziato a lavorare in azienda a metà degli anni Settanta). Nel 2000, Durst venne a conoscenza del fatto che la giudice repubblicana Jeanine Pirro – che più tardi sarebbe diventata un personaggio televisivo protagonista di reality di ambito giudiziario, oltre che una commentatrice per Fox News – aveva intenzione di riaprire l’inchiesta sulla scomparsa di sua moglie: scappò allora da New York e affittò una stanza da trecento dollari al mese in una piccola casa di Galveston, in Texas. Durst non l’affittò a suo nome: si finse una donna muta – per l’occasione comprò anche una parrucca – e rimase per mesi a Galveston. A un certo punto però, nel 2000, riprese i contatti con Susan Berman, che gli disse di essere stata contattata dalla polizia riguardo alla scomparsa di McCormack e anche che aveva bisogno di un po’ di soldi. Ma Berman fu ritrovata morta nel suo appartamento il 24 dicembre del 2000, uccisa da un colpo di pistola alla testa. La polizia riuscì a ricostruire che Durst si trovava in quei giorni in California, ma non riuscì mai a dimostrare che fosse a Los Angeles.

In una delle scene più forti di The Jinx, al figlio adottivo di Berman viene mostrata una lettera spedita al dipartimento di polizia di Beverly Hills il 23 dicembre 2000, che conteneva l’indicazione che a casa di Susan Berman c’era un cadavere. Il figlio adottivo di Berman (con cui Durst ha mantenuto i contatti negli anni, e a cui ha pagato l’università) paragona davanti alle telecamere la busta della lettera ricevuta dalla polizia con un’altra spedita nei giorni precedenti da Durst a Berman. Su entrambe, il nome “Beverly” è scritto con una ‘e’ in più. Un esperto di grafia contattato dalla produzione di The Jinx ha detto che la grafia delle due lettere è la stessa. Durst, durante una scena di The Jinx, ha negato di avere scritto la lettera spedita alla polizia di Beverly Hills.

Qualche mese dopo, il corpo del vicino di casa di Durst, Morris Black, venne ritrovato a pezzi in alcuni sacchi della spazzatura nel tratto di mare vicino Galveston. Durst fu immediatamente arrestato, ma pagò una cauzione di 300mila dollari e non si presentò a una successiva udienza. Per giorni fu ricercato dalla polizia. Lo arrestarono diversi giorni più tardi in un supermercato di Bethlehem, in Pennsylvania, mentre cercava di rubare un panino al pollo. Si era rasato i capelli, e nella sua macchina furono ritrovati 38mila dollari, due pistole e una borsa contenente della marijuana.

Passò alcuni mesi in prigione, in attesa del processo che iniziò nel 2003. Durst ammise di aver ucciso Black e di averne disperso il corpo a pezzi, ma di averlo fatto per legittima difesa in seguito a una lite. Fra la sorpresa di molti, i suoi avvocati riuscirono a convincere la giuria della versione di Durst, insistendo sul presunto accanimento del procuratore Jeanine Pirro nei suoi confronti. Durst fu dichiarato innocente riguardo all’accusa di aver ucciso Black, condannato per reati minori e nel 2005 uscì di prigione.

foto: AP Photo/Pat Sullivan