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  • Venerdì 13 febbraio 2015

È morto David Carr

Era un famoso e rispettato giornalista del New York Times, esperto di Internet e media; aveva 58 anni e una grande storia

NEW YORK, NY - FEBRUARY 12: New York Times Columnist David Carr attends the TimesTalks at The New School on February 12, 2015 in New York City. (Photo by Mark Sagliocco/Getty Images)
NEW YORK, NY - FEBRUARY 12: New York Times Columnist David Carr attends the TimesTalks at The New School on February 12, 2015 in New York City. (Photo by Mark Sagliocco/Getty Images)

È morto a 58 anni David Carr, giornalista statunitense del New York Times, noto e stimato esperto di Internet e media. Carr si è sentito male nella redazione del giornale intorno alle 21 ora locale e quando è arrivato in ospedale era già morto. Poco prima, nel pomeriggio, aveva moderato un dibattito sul documentario Citizenfour al quale avevano partecipato Edward Snowden (in videoconferenza), il giornalista Glenn Greenwald e la regista Laura Poitras. Aveva avuto grossi problemi di salute, in passato: era stato tossicodipendente e aveva avuto un cancro. Aveva anche per questo un aspetto fragile, era molto magro, aveva un collo molto sottile e la voce roca. Il New York Times lo definisce “un autore che si liberò dal demone della droga per diventare un’improbabile grande firma”.

Carr aveva scritto di molte cose ma era diventato famoso e rispettato soprattutto occupandosi dei rapporti tra i media e Internet: temi di cui era venuto a parlare anche in Italia, al festival di Internazionale, e di cui scriveva ogni settimana in una rubrica intitolata “The Media Equation“. Nel 2012 proprio al festival di Internazionale a Ferrara partecipò a un interessante dibattito sul futuro dell’informazione con il direttore del Guardian, Alan Rusbridger.

Aveva uno stile spiccio e diretto, molto coerente con le cose che diceva, e un’aria burbera: «Questo suo essere schietto a volte lo rendeva brusco, ma era allo stesso tempo spietatamente sincero riguardo se stesso», scrive il New York Times. «L’effetto era allo stesso tempo caloroso e sofisticato: aveva la voce di uno scettico scaltro e ben informato». In questo video, tratto dal documentario Page One, si vede David Carr rispondere duramente a Shane Smith, il fondatore di Vice, che aveva parlato superficialmente e con tono liquidatorio del lavoro giornalistico del New York Times in Africa. «Prima che a te venisse in mente di andare in Africa quelli del Times erano lì raccontando genocidio dopo genocidio. Metterti un elmetto da safari e filmare un po’ di cacca per terra non ti dà il diritto di insultarci».

Scrive Mattia Ferraresi sul Foglio:

Della sua età in un settore di ragazzini rideva spesso, ieri mattina ha scritto su Twitter che il collega Nick Bilton gli lascia i messaggi sulla segreteria telefonica perché è abbastanza vecchio per ascoltarli. Di Brian Stelter, giovanissimo e fenomenale vicino di scrivania alla Cnn, diceva: “Non riesco a togliermi di dosso l’impressione che sia un robot assemblato nello scantinato del New York Times con lo scopo di distruggermi”. E’ una battuta che sembra scritta da Aaron Sorkin, e infatti lo sceneggiatore l’ha citata una volta durante un’intervista a Carr (Sorkin intervistava Carr, non viceversa). E poi le frustate di umorismo, l’autoironia, la capacità di allontanare per un attimo la telecamera mentale, ridere della cosa serissima di cui si stava occupando, e poi rimettere a posto lo zoom.

Nel 2008 David Carr aveva scritto The Night Of The Gun, un libro autobiografico in cui aveva raccontato il suo passato di tossicodipendente: è un libro impostato come un’inchiesta giornalistica su se stesso, reso ancora più interessante e drammatico dal fatto che la moglie di Carr faceva la spacciatrice e avevano appena avuto due gemelle. Carr si liberò della dipendenza dalla droga e si ricostruì una vita e una carriera, fino a diventare un punto di riferimento letto e studiato per chiunque si occupi di media e Internet. Prima David Carr aveva scritto di cultura e cinema, sempre per il New York Times, e prima ancora per l’Atlantic e il New York Magazine.

Arthur Ochs Sulzberger Jr., editore del New York Times, ha scritto in un comunicato che David Carr era “uno dei più talentuosi giornalisti che abbia mai lavorato al New York Times“. Il direttore del giornale, Dean Baquet, ha detto che era “il nostro più grande paladino, e sia noi che i suoi lettori sentiranno molto la mancanza della sua infinita passione per il giornalismo e la verità”.

foto: David Carr durante il dibattito su Citizenfour il 12 febbraio 2015. (Mark Sagliocco/Getty Images)