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  • Mercoledì 11 febbraio 2015

A Lampedusa i morti sono molti di più

C'erano altri tre barconi, oltre a quello su cui lunedì sono stati recuperati 29 morti: l'ONU dice che i migranti dispersi sono più di 300

Hearses with the remains of migrants who died in a shipwreck arrive at the Lampedusa harbour February 11, 2015. An estimated 300 people probably died this week after attempting to reach Italy from Libya in stormy weather, the U.N. refugee agency said on Wednesday after speaking to a handful of survivors. REUTERS/Antonio Parrinello (ITALY - Tags: SOCIETY IMMIGRATION TRANSPORT MARITIME)
Hearses with the remains of migrants who died in a shipwreck arrive at the Lampedusa harbour February 11, 2015. An estimated 300 people probably died this week after attempting to reach Italy from Libya in stormy weather, the U.N. refugee agency said on Wednesday after speaking to a handful of survivors. REUTERS/Antonio Parrinello (ITALY - Tags: SOCIETY IMMIGRATION TRANSPORT MARITIME)

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – o UNHCR – ha comunicato che ci sono alte probabilità che il numero dei migranti morti pochi giorni fa al largo di Lampedusa nel tentativo di arrivare in Italia dalla Libia sia più alto dei 29 per ora confermati. Nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 febbraio, infatti, la Guardia Costiera italiana non ha soccorso soltanto il barcone con a bordo 105 migranti, ma anche altre due imbarcazioni in difficoltà. E si parla anche di un quarto gommone, che però non si trova. Si teme che i morti siano più di 300.

Oltre al gommone che trasportava più di 100 migranti, infatti, altre 9 persone sono state recuperate da due barche quasi vuote che navigavano alla deriva al largo della Libia. La Guardia Costiera è riuscita a raggiungere le due imbarcazioni, riuscendo a portare in salvo rispettivamente due e sette persone: troppo poche, conoscendo il numero solito stipato sui barconi. Dalle testimonianze raccolte tra i sopravvissuti si è parlato inizialmente di un numero intorno ai 203 morti, ma l’UNHCR nella tarda mattinata ha scritto che i dispersi “sono circa 300”; Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa, ha scritto su Twitter che “300 persone sono morte”.

 

Le persone sopravvissute alla traversata sono state ricoverate temporaneamente al centro medico di Lampedusa, poiché l’isola è sprovvista di un ospedale vero e proprio. L’UNHCR – dopo aver ringraziato tutte le persone coinvolte nell’operazione di salvataggio – si è detta, in una nota pubblicata sul suo sito, molto preoccupata per il numero già alto di morti nel Mediterraneo e soprattutto per le modalità in cui sono avvenute. Si legge sul sito:

«Nel 2015, benché le condizioni meteorologiche di gennaio e febbraio non fossero buone, si è già assistito a un numero significativamente elevato di rifugiati e migranti che hanno tentato la traversata del Mediterraneo, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel mese di gennaio sono stati registrati 3.528 arrivi solamente in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014. Se si contano anche le morti di ieri, sono stati registrati 50 morti rispetto ai 12 nello stesso periodo dell’anno scorso»

Secondo l’UNHCR questi numeri sarebbero legati al fatto che dal primo novembre 2014 è stata disattivata “Mare Nostrum, un’operazione militare e umanitaria decisa dal governo guidato da Enrico Letta per affrontare l’aumento del fenomeno migratorio. Al suo posto è attiva ora l’operazione “Triton”, che però non ha la stessa capacità di controllo e salvaguardia, anche perché meno finanziata. Si legge sempre sul sito di UNHCR:

«L’operazione Triton promossa dall’Europa e gestita dall’Agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex ha un obiettivo diverso e non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso. Se le operazioni di ricerca e soccorso non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovranno aspettare altre tragedie di questo genere».

Una fila di carri funebri arrivata a Lampedusa l’11 febbraio 2015. (REUTERS/Antonio Parrinello)