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  • Venerdì 23 gennaio 2015

Chi è il nuovo re dell’Arabia Saudita

Salman bin Abdelaziz al Saud ha governato per quasi 50 anni a Riyad ed è uno degli esponenti più potenti della famiglia reale: continuerà le politiche del fratellastro morto

FILE- In this Jan. 6, 2015, file image released by the Saudi Press Agency, Crown Prince Salman gestures during a session at the Shura Council. On early Friday, Jan. 23, 2015, Saudi state TV reported King Abdullah died at the age of 90. Saudi Arabia's new king, Salman, is a veteran of the country's top leadership. (AP Photo/Saudi Press Agency, File)
FILE- In this Jan. 6, 2015, file image released by the Saudi Press Agency, Crown Prince Salman gestures during a session at the Shura Council. On early Friday, Jan. 23, 2015, Saudi state TV reported King Abdullah died at the age of 90. Saudi Arabia's new king, Salman, is a veteran of the country's top leadership. (AP Photo/Saudi Press Agency, File)

Il successore di Abdullah bin Abdulaziz, il re dell’Arabia Saudita la cui morte è stata annunciata nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23 gennaio, si chiama Salman bin Abdelaziz al Saud, ha 79 anni ed è figlio di Abdulaziz ibn Saud – fondatore del moderno stato saudita – e della principessa Hassa al-Sudairi (e ha un account Twitter, ma scrive solo in arabo). Salman è uno dei molti fratellastri di re Abdullah: come ha scritto il Wall Street Journal, «poche cose sono certe come le successioni nella monarchia saudita: fin dalla morte del fondatore dell’attuale dinastia, Abdulaziz ibn Saud nel 1953, al trono ci sono andati solo i suoi figli, il successivo più giovane del precedente». Diversi analisti dicono però che il suo regno non sarà molto diverso da quello del fratellastro.

Si pensa che Salman bin Abdelaziz al Saud sia nato il 31 dicembre del 1935 (la data di nascita dei membri della famiglia reale saudita non è certa). Per 48 anni è stato governatore di Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, e nel 2011 è stato nominato ministro della Difesa. È stato soprattutto il suo primo incarico a fargli raggiungere un certo potere all’interno della famiglia reale: Salman, scrive il Washington Post, «divenne quasi sinonimo della città di Riyad, che era poco più che un deserto quando fu nominato vicesindaco nel 1954. Lui supervisionò la trasformazione della città, che divenne una vibrante metropoli piena di hotel di lusso, banche, centri commerciali e un’ampia gamma di negozi di grosse firme internazionali». Secondo alcuni siti di news, Salman ha diversi problemi di salute piuttosto seri: potrebbe avere avuto in passato almeno un ictus o soffrire di demenza. Simon Henderson, analista del Washington Institute for Near East Policy, ha scritto che la sua capacità di esercitare le funzioni pubbliche è diminuita parecchio dopo i problemi di salute degli ultimi anni.

Su Salman si sono scritte molte cose. Per esempio Kevin Sullivan, giornalista del Washington Post, ha scritto: «Gli analisti concordano nel dire che prima dei suoi problemi di salute Salman sia stato per decenni un leader eccezionale e ammirato». Sullivan ha scritto anche che nel suo palazzo di governo a Riyad, Salman aveva una piccola cella dove rinchiudeva i membri della famiglia reale che agivano fuori dalla legge. È conosciuto soprattutto per essere diventato una specie di arbitro nelle dispute interne alla famiglia reale. Salman viene collocato tra l’ala più “progressista” – nei limiti del significato che può assumere il termine “progressista” in Arabia Saudita – e quella conservatrice. Fa parte di quel potente gruppo della famiglia reale chiamato “i sette Sudairi”, formato da tutti i figli che Abdulaziz ibn Saud ha avuto con Haassa al Sudairi, una donna proveniente da una potente famiglia della regione centrale di Najd, dove si trova anche Riyad. Robert Lacey, autore britannico che si è occupato molto della famiglia reale saudita, ha scritto: «Salman ha una grande autorità all’interno della famiglia reale. È amato e temuto».

Salman si ritrova a dover gestire una situazione regionale e internazionale piuttosto complicata. Da diversi mesi il prezzo del petrolio sta scendendo significativamente, riducendo di molto le entrate dei paesi esportatori di greggio, tra cui l’Arabia Saudita stessa. Il regno saudita deve anche affrontare due situazioni molto difficili ai suoi confini meridionale e nord-orientale: a sud lo Yemen sta attraversando una grave crisi politica che potrebbe portare alla presa del potere dei ribelli sciiti houthi, che molti analisti dicono che siano appoggiati dall’Iran, il più grande nemico dei sauditi. A nord-est l’Iraq è controllato per circa un terzo del suo territorio dai miliziani dello Stato Islamico, contro cui l’Arabia Saudita ha cominciato una campagna aerea militare insieme agli Stati Uniti e agli altri paesi della coalizione.

Nel suo primo discorso pubblico dopo la morte di re Abdullah, Salman ha detto che continuerà il lento processo di modernizzazione del regno avviato dal fratello, mantenendo come priorità la stabilità del paese e della famiglia reale. Non sembra che ci saranno cambiamenti significativi riguardo il rispetto dei diritti umani, uno dei temi per cui re Abdullah è stato più criticato durante il suo regno. Negli ultimi due anni il governo ha represso molto duramente gli oppositori politici e le minoranze religiose – in particolare gli sciiti dell’est: l’ultimo caso molto ripreso dalla stampa internazionale è stato quello di Raif Badawi, blogger condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustrate per avere aperto un sito che criticava il regime e “insultava l’islam”.

Nella foto: Salman bin Abdelaziz al Saud, nuovo re dell’Arabia Saudita, il 6 gennaio 2015
(AP Photo/Saudi Press Agency, File)