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  • Giovedì 22 gennaio 2015

È morto il re dell’Arabia Saudita

Abdullah bin Abdulaziz aveva 91 anni, da diverse settimane era ricoverato in ospedale per un'infezione a un polmone: il suo successore sarà suo fratello

FILE - In this Friday, June 27, 2014 file photo, Saudi King Abdullah speaks before a meeting with U.S. Secretary of State John Kerry at his private residence in the Red Sea city of in Jiddah, Saudi Arabia. The official Saudi Press Agency says King Abdullah has been admitted to a hospital for medical tests. (AP Photo/Brendan Smialowski, Pool, File)
FILE - In this Friday, June 27, 2014 file photo, Saudi King Abdullah speaks before a meeting with U.S. Secretary of State John Kerry at his private residence in the Red Sea city of in Jiddah, Saudi Arabia. The official Saudi Press Agency says King Abdullah has been admitted to a hospital for medical tests. (AP Photo/Brendan Smialowski, Pool, File)

Poco dopo la mezzanotte di venerdì la televisione di stato saudita ha dato la notizia della morte del re dell’Arabia Saudita, Abdullah bin Abdulaziz. Re Abdullah aveva 91 anni: è morto in ospedale, dove si trovava da diverse settimane per un’infezione a un polmone. Suo fratello, il principe Salman, sarà il suo successore. Poco prima dell’annuncio ufficiale, la televisione di stato saudita ha cominciato a trasmettere i versi del Corano: molti siti di news l’hanno interpretato come un segno della morte di un membro della famiglia reale. Abdullah bin Abdulaziz era re dal 31 agosto del 2005.

Si crede che Abdullah bin Abdulaziz sia nato nell’agosto del 1924 a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita (c’è comunque una disputa riguardo la sua data di nascita). Era il 13esimo dei 37 figli di re Abdul Aziz al-Saud, fondatore del moderno stato saudita. Sua madre, Fahda, era l’ottava delle 16 mogli di Abdul Aziz al-Saud. Abdullah fu educato a corte, secondo la visione tradizionalista del padre. Nel 1962 Faisal, fratello di Abdullah diventato primo ministro saudita quattro anni prima, nominò Abdullah comandante della Guardia nazionale saudita, che era incaricata tra le altre cose di garantire la sicurezza della famiglia reale. Sotto la guida di Abdullah, la Guardia nazionale crebbe di numero e migliorò il suo equipaggiamento militare.

Negli anni Settanta Abdullah divenne una figura di spicco della famiglia reale saudita: cominciò a criticare le politiche statunitensi in Medio Oriente e sostenere l’idea di “panarabismo”. Nel 1982 Abdullah fu nominato da re Fahd vice-primo ministro e iniziò a cercare sempre più spesso la via diplomatica per risolvere le controversie regionali: per esempio intervenne come mediatore in diverse occasioni nel conflitto tra israeliani e palestinesi (più di recente, nel marzo 2011, mandò però l’esercito in Bahrein per appoggiare il regime attaccato dalle manifestazioni degli sciiti). Verso la metà degli anni Novanta, ad Abdullah vennero dati ulteriori poteri e le sue posizioni in politica estera divennero più nette. Nel 1997 disse a un giornale libanese che l’Arabia Saudita sarebbe rimasta alleata con gli Stati Uniti, ma non avrebbe più dato priorità agli interessi americani a scapito di quelli nazionali.

Nell’agosto del 2005, dopo la morte di re Fahd, Abdullah divenne formalmente re. Durante il suo regno, si è distinto per avere avviato un’estesa campagna contro il terrorismo – prima l’Arabia Saudita era accusata di sostenere al Qaida – che ha portato però anche a diversi scontri con la minoranza sciita nell’est del paese. BBC dice che in Arabia Saudita era visto come un riformista, anche se di un riformismo molto lento e graduale. In molti criticano questa posizione: l’Arabia Saudita è considerato ancora oggi uno dei paesi più conservatori al mondo e viene frequentemente criticato su diversi temi, tra cui quello dei diritti alle donne.