La Grecia a tre settimane dal voto
Gli ultimi sondaggi, le possibili alleanze e cosa se ne dice in giro (vince lui?)
Il prossimo 25 gennaio si svolgeranno in Grecia le elezioni anticipate: il Parlamento è stato sciolto il 29 dicembre, dopo che – come prevede la Costituzione – anche il terzo tentativo per eleggere il nuovo presidente della Repubblica era andato a vuoto. In questi ultimi mesi piuttosto complicati – c’entrano la crisi economica, le politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea da implementare in cambio dei prestiti che permettono al paese di restare in piedi – la maggioranza che aveva governato era composta da Nea Dimokratia (il partito di centrodestra del primo ministro Antonis Samaras) e Pasok (il partito socialista del vicepremier Evangelos Venizelos). Le ipotesi di elezioni anticipate in Grecia circolano da diversi mesi così come la notizia che Alexis Tsipras, leader del partito di estrema sinistra Syriza, sia considerato al momento il favorito per la vittoria.
Il sistema elettorale
Il sistema elettorale della Grecia è proporzionale e il Parlamento ha una camera sola composta da 300 membri: è previsto un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento fissata al 3 per cento calcolata per tutti i partiti a livello nazionale. La Grecia è suddivisa in 56 circoscrizioni. I membri del Parlamento sono eletti in base ai risultati elettorali dei rispettivi partiti politici in ogni circoscrizione. Al partito (non alla coalizione) che a livello nazionale raccoglie più voti viene assegnato un premio di maggioranza di 50 seggi, grazie al quale è possibile ottenere la maggioranza assoluta (151 seggi su 300) con circa il 40,5 per cento dei voti. Questo significa che avere la maggioranza relativa non è sufficiente per governare: il partito che dovesse vincere senza ottenere almeno il 40 per cento dei voti sarebbe costretto a fare delle alleanze.
Sondaggi
I sondaggi pubblicati negli ulti i giorni danno Syriza in vantaggio con una percentuale che va dai 2 ai 6 punti di vantaggio sul partito di Samaras. Un sondaggio pubblicato il 30 dicembre dà Syriza al 29, 5 e Nea Demokratia al 25; un diverso sondaggio, sempre del 30 dicembre, dà il partito di Tsipras al 28,1 e quello di Samaras al 25,1. Un sondaggio pubblicato invece il 29 dice che Syriza è al 29,9 e ND al 23,4.
Palmos Analysis poll for @tvxs SYRIZA 29.9% ND 23.4 Potami 7.1 G. Dawn 6.5 KKE 3.8 PASOK 3.3 Ind Greeks 2.6 #Greece
— MacroPolis (@MacroPolis_gr) 29 Dicembre 2014
Facendo una proiezione dei sondaggi più favorevoli per Syriza in seggi parlamentari, il partito di Tsipras otterrebbe 144 seggi, Nea Dimokratia 78, To Potami (una nuova formazione politica creata da un giornalista televisivo di successo e che raccoglie gli scontenti dei vecchi partiti tradizionali) 25, Alba Dorata, partito neofascista, 19, il Pasok 12. Se non si dovesse riuscire a formare una coalizione in grado di controllare la maggioranza dei seggi, si dovrebbe tornare subito a nuove elezioni: è quello che è successo nel 2012, quando si votò sia a maggio che a giugno.
Greece: Seats prognosis for upcoming parliamentary election (source: Palmos Analysis). SYRIZA lead. pic.twitter.com/nOZ2Klhzc7
— twittprognosis/eu (@twittprognosis) 29 Dicembre 2014
Nelle elezioni parlamentari del 17 giugno del 2012, Syriza aveva ottenuto il 26,8 per cento dei voti. Alle elezioni europee dello scorso maggio, invece, aveva ottenuto il 26,7. Se questi numeri (o anche quelli dei sondaggi più generosi) verranno confermati Syriza non raggiungerà la maggioranza assoluta ma una maggioranza solo relativa che lo costringerà a fare delle alleanze. Per ora circola il nome di Dimar, piccolo partito di sinistra con il quale sarebbe già stato raggiunto un accordo non ancora reso ufficiale. Qualsiasi collaborazione con i comunisti del KKE è stata invece esclusa dal KKE stesso. Un’altra strada possibile sarebbe l’alleanza con ANEL (Greci indipendenti) partito populista di destra contro l’austerità guidato da Panos Kamenos. To Potami avrebbe infine la possibilità di superare la soglia del 3 per cento necessaria per eleggere dei membri al Parlamento e il suo presidente, Stavros Théodorakis, si è già dichiarato favorevole a cooperare con un governo guidato da Syriza. Circolano anche notizie sulla formazione di un nuovo partito che l’ex primo ministro socialista George Papandreou (visto il fallimento del progetto politico del Pasok) vorrebbe fondare e che potrebbe avviare delle trattative con Syriza.
All’interno di Nea Demokratia c’è la convinzione che solo riproponendo nuovamente il primo ministro uscente, Antonis Samaras, si potrebbe recuperare nei sondaggi e vincere le elezioni: servirebbe quindi puntare quindi sulla stabilità del paese e sostenere che un’eventuale vittoria di Syriza potrebbe portare la Grecia nel caos. In questi ultimi anni Alexis Tsipras è diventato in Grecia il rappresentante delle critiche più severe alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e agli altri movimenti anti-europei di destra dato che dice di non voler lasciare l’euro. I temi politici su cui insiste sono l’istituzione di un salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’alleggerimento fiscale delle fasce di cittadini più colpite dalla crisi (una proposta in questo senso è stata già presentata: riguarda l’abolizione dell’aumento della tassa speciale sul gasolio per il riscaldamento e la fornitura gratuita di elettricità alle famiglie più bisognose). Tsipras propone poi una ricapitalizzazione delle banche senza che le somme in questione siano contabilizzate nel debito pubblico del paese e una negoziazione del debito pubblico per una sua riduzione. Negli anni, comunque, le sue posizioni sono state sempre più moderate rispetto all’estrema sinistra.
Cosa se ne dice, nel mondo
La notizia dell’annuncio di elezioni anticipate in Grecia è stata sulla prima pagina di molti giornali internazionali martedì 30 dicembre. Il motivo è che la possibile vittoria di Alexis Tsipras potrebbe avere delle conseguenze sulle politiche economiche dell’Europa intera: “rinegoziare il debito” vuol dire che parte di questo non verrebbe saldato. Tra i paesi che hanno prestato molti soldi alla Grecia negli ultimi anni c’è naturalmente anche l’Italia.
Il New York Times dice che le elezioni legislative «rilanciano la lotta contro l’austerità» e riporta diversi commenti politici: quelli del commissario europeo ed ex ministro delle finanze francese Pierre Moscovici, che ha invitato gli elettori a sostenere le riforme «favorevoli alla crescita», e quelli del ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schäuble: «Continueremo ad assistere la Grecia nel percorso di riforme (…), ma se sceglierà un altro percorso, questo potrebbe essere difficile».
Il Wall Street Journal riportava la notizia con un titolo piuttosto chiaro che diceva «Il voto greco sconvolge i mercati»; il Financial Times avvertiva su un voto che «solleva lo spettro di una nuova crisi».
In Spagna il quotidiano di centrodestra El Mundo ha pubblicato un articolo di Pablo Iglesias – leader di Podemos, partito spesso paragonato a Syriza e dato nei sondaggi al 25 per cento – che si rivolge ai «creditori» e alle loro paure: «Temono il ritorno di una società civile europea che rivendica le basi sociali e democratiche del sogno europeo, quello che ci ha lasciato l’antifascismo»? In Germania la Bild nota per essere molto critica con la Grecia, usa toni più allarmisti e parla di «caos greco».
I media greci si occupano anche oggi più delle questioni politiche che di quelle economiche. Il quotidiano di centrodestra I Kathimerini parla di «26 giorni difficili» fino alla data delle elezioni parlamentari e di un «dilemma» per gli elettori. Il quotidiano centrista Ta Nea parla di «elezioni che nessuno voleva» e cita un sondaggio dall’Istituto Kapa Research riferito al 14 dicembre in cui si diceva che il 59,9 per cento dei greci pensava che le elezioni anticipate (erano ancora un’ipotesi) avrebbero influito «negativamente sull’economia e sulla società». Infine il quotidiano conservatore Eleytheros Typos ritiene che gli elettori il prossimo 25 gennaio saranno chiamati a fare una «scelta» tra «responsabilità e populismo».