Renzi vuole cambiare la sinistra o perderla?

Per il direttore di Repubblica sulla questione del lavoro Renzi ha un buon progetto ma se lo sta giocando male

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
04-11-2014 Roma
Politica
Rientrando a Palazzo Chigi dopo la cerimonia per la Giornata delle Forze Armate Matteo Renzi, accompagnato dalla scorta, si concede un momento di relax prendendo un caffè al bar della galleria Colonna
Nella foto Matteo Renzi

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
04-11-2014 Rome (Italy)
Coffee for Matteo Renzi after the ceremony in Piazza Venezia
In the photo Matteo Renzi
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 04-11-2014 Roma Politica Rientrando a Palazzo Chigi dopo la cerimonia per la Giornata delle Forze Armate Matteo Renzi, accompagnato dalla scorta, si concede un momento di relax prendendo un caffè al bar della galleria Colonna Nella foto Matteo Renzi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 04-11-2014 Rome (Italy) Coffee for Matteo Renzi after the ceremony in Piazza Venezia In the photo Matteo Renzi

Ezio Mauro, direttore del quotidiano Repubblica, è l’autore di un editoriale in prima pagina oggi sulle tensioni interne alla sinistra generate dai progetti di riforma del sistema del lavoro del governo di Matteo Renzi. Per Mauro, il cui giornale ha ospitato finora molte critiche nei confronti del governo Renzi, il progetto di cambiamento della sinistra da parte di Renzi è credibile e condivisibile, ma su questo tema importantissimo è stato condotto in maniera rischiosa e in contraddizione con l’ambizione dichiarata di allargare il consenso e unire.

Dice il presidente del Consiglio che non bisogna usare il tema del lavoro per spaccare l’Italia. In realtà più che un tema è un dramma, con la disoccupazione al 12,6 per cento, e un ragazzo  –  quasi  –  su due che non ha un posto, nemmeno precario: l’Italia è in realtà già spaccata, e nel modo peggiore, tra chi è garantito e chi no. Dunque non possiamo permetterci strumentalizzazioni. Ma nemmeno ideologizzazioni. E invece ci sono state, in abbondanza. Anzi, per settimane abbiamo assistito ad una dichiarata trasformazione dell’articolo 18 in tabù, totem e simbolo per entrambe le parti in causa, governo e sindacati. Finché l’ideologia ha prevalso sulla sostanza. E nello scontro tra le opposte ideologie ha vinto quella dominante: perché anche i mercati e la Ue ne hanno una, capace di resistere persino all’evidenza della crisi che dovrebbe sconfessarla.

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