Esiste davvero la dipendenza da smartphone?

Li usiamo tantissimo, ok, ma può definirsi clinicamente "dipendenza" come quelle dal gioco d'azzardo o dall'alcol? Se uno legge libri tutte le sere, è dipendente dai libri?

di Jill U. Adams – Washington Post @juadams

Sono seduta davanti al mio computer con la connessione a Internet spenta, così da poter lavorare un po’. A quel punto quando voglio controllare la posta uso il mio smartphone. Mio marito, il suo smartphone, lo usa come prima cosa alla mattina per leggere il giornale e come ultima alla sera, prima di andare a dormire, per giocare a scacchi. Noi, il telefono, lo usiamo un sacco: per scrivere sms ai nostri ragazzi (anche se siamo tutti in casa), per controllare il calendario, il meteo, Facebook e le mail.

Ne siamo dipendenti? Avrete sentito di gente che si dichiara “dipendente” dal proprio telefono: ma si tratta davvero di dipendenza?

Gli psichiatri ne hanno discusso per anni: non degli smartphone in sé, ma in generale se quelle che chiamiamo “dipendenze” sono davvero comparabili alle dipendenze vere, come quelle da droghe. In altre parole, la dipendenza dal gioco d’azzardo fa parte della stessa categoria della dipendenza da cocaina?

Un primo problema è la definizione stessa di “dipendenza”. Alcuni credono ci sia una differenza fondamentale fra ingerire o iniettarsi sostanze psicotrope – come l’alcol e la cocaina – e cose che non prevedono l’alterazione del proprio comportamento tramite sostanze chimiche, come fare shopping e giocare ai videogiochi. Anche gli psichiatri inizialmente avevano stabilito che la dipendenza dal gioco e quella da cocaina appartenessero a due categorie diverse: la prima era associata a disturbi comportamentali come la piromania e la cleptomania.

David Gorelick, professore di psichiatria alla University of Maryland School of Medicine di Baltimora, ha detto che ora nella sua disciplina «il pensiero è cambiato». La versione più recente del manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali inserisce la dipendenza dal gioco d’azzardo nella stessa sezione della dipendenza da sostanze psicotrope.

La American Society of Addiction Medicine ha un punto di vista simile, e cioè che dietro la dipendenza “comportamentale” e quella da sostanze ci sia lo stesso problema. Per esempio, come nelle persone tossicodipendenti, i comportamenti che creano dipendenza producono sbalzi d’umore e possono alzare la soglia di tolleranza (sarà sempre più necessario un determinato fattore, per creare lo “sbalzo”) e crisi di astinenza.

La caratteristica principale di ogni dipendenza è la perdita del controllo sul proprio comportamento a dispetto del riconoscimento che questo avrà determinate conseguenze negative, dice Gorelick, come il peggioramento delle proprie relazioni personali o dei propri risultati a scuola o al lavoro.

In che modo tutto questo può valere per l’uso degli smartphone?

Alcuni ricercatori hanno condotto uno studio e hanno chiesto a 164 studenti universitari del loro uso dello smartphone: è venuto fuori che le donne spendono una media di dieci ore al giorno sul loro telefono, mentre gli uomini circa sette. I ricercatori hanno anche fatto delle domande specifiche e scoperto che le app dei social network sono quelle che causano più dipendenza. Effettivamente la dipendenza da social media è un’altra recente area di ricerca.

Prima che qualcuno possa temere che siamo davvero dipendenti dai nostri smartphone, come una malattia, prendete in considerazione una cosa: un sacco di gente legge libri prima di andare a letto, la sera, ogni giorno. Altri trafficano in garage e fanno lavoretti tutti i giorni. Si tratta di dipendenze o attività ricreative?

Stuart Gitlow, uno psichiatra della Mount Sinai School of Medicine di New York, dice che «”dipendenza” non ha lo stesso significato di “cosa che facciamo spessissimo”». E d’altra parte la gente che legge moltissimo non ha la percezione che questo comportamento sia negativo. Ma con gli smartphone, aggiunge Gitlow, «siamo passati attraverso un cambio di comportamento così rapido che la nostra percezione è differente» (mio figlio adolescente aggiungerebbe che la percezione è differente per qualsiasi cosa riguardi un ragazzo: qualunque cosa stiano facendo i ragazzi è giudicata negativamente perché diversa da quello che fanno gli adulti).

Torniamo per un attimo al manuale di psichiatria. Gli esperti che hanno spostato la dipendenza dal gioco nel campo di quelle da sostanze psicotrope hanno citato un altro comportamento come potenziale futura dipendenza: quella del tempo eccessivo passato a giocare ai videogiochi. La dipendenza da smartphone non è ancora considerata una vera patologia dalla psichiatria, ma potreste lo stesso trovarvi poco a vostro agio con la quantità di tempo che ci passate davanti. Forse siete consapevoli che passate troppo tempo a consultare il telefono, e che vi sentite a disagio quando cercate di trattenervi dal controllare Facebook o la mail.

Il mio consiglio è indagare le vostre abitudini e provare a comprendere per quale motivo vi comportate in un certo modo. Il libro “The Power of Habit” di Charles Dugg se ne occupa estesamente, e comprende un facile schema per capire perché continuate a fare quello che fate di solito.

Per quanto riguarda me, uso il mio smartphone durante il giorno ma conservo delle ore serali in cui non lo tocco. E sto pensando di spostare il caricabatteria fuori dalla mia camera da letto.

©The Washington Post 2014