• Mondo
  • Martedì 14 ottobre 2014

Cosa si dice sul Sinodo e i gay

Le aperture contenute nella relazione provvisoria presentata ieri, e le altre discussioni intorno ai lavori che proseguono

Foto LaPresse
cronaca
07 10 2012 
Il Papa apre il Sinodo dei Vescovi e proclama due nuovi 'dottori della Chiesa'

Bishops and cardinals attend a Mass celebrated by Pope Benedict XVI for the opening of the synod of bishops in St. Peter square at the Vatican, Sunday, Oct. 7 , 2012.
Foto LaPresse cronaca 07 10 2012 Il Papa apre il Sinodo dei Vescovi e proclama due nuovi 'dottori della Chiesa' Bishops and cardinals attend a Mass celebrated by Pope Benedict XVI for the opening of the synod of bishops in St. Peter square at the Vatican, Sunday, Oct. 7 , 2012.

Molti media internazionali (qualcuno anche in prima pagina e con grande enfasi) si occupano oggi delle “aperture” del Sinodo dei vescovi nei confronti di omosessuali, unioni civili e divorziati. Ma la notizia va presa con prudenza o perlomeno spiegata. Il Sinodo è l’assemblea rappresentativa di cardinali e vescovi della chiesa cattolica. Quello che si sta svolgendo in questi giorni è un incontro “straordinario” convocato da Papa Francesco (quello “ordinario” è previsto per il 4 ottobre 2015) e ha come titolo “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Il Sinodo si concluderà il prossimo 19 ottobre ma ieri – durante una conferenza stampa – è stata presentata una prima «relazione dopo il dibattito»: una specie di relazione di medio termine, ancora provvisoria. Nei prossimi giorni infatti i padri sinodali riuniti finora in assemblea si divideranno in gruppi per “emendare” questo primo testo da cui uscirà una “relatio sinodi” che sarà votata sabato 18 ottobre.

Dal Sinodo in generale non usciranno comunque decisioni, ma documenti e orientamenti. Nella relazione presentata ieri non ci sono in realtà cambiamenti significativi rispetto alla dottrina tradizionale per quanto riguarda i temi più controversi per la Chiesa cattolica: convivenze, unioni civili, contraccezione, aborto, divorzio, omosessualità. Ma quello che certamente si può affermare è che su queste tematiche i toni sono stati più aperti e concilianti rispetto ad altri documenti emanati durante i pontificati di Wojtyla e Ratzinger. E che l’apertura più significativa (in termini di approccio e linguaggio) è quella riguardante l’accoglienza delle persone omosessuali.
La relazione è stata presentata dal cardinale relatore Péter Erdö, presidente della conferenza episcopale ungherese.

Minacce alla famiglia (quale famiglia?)
Nella prima parte Erdö ha elencato una serie di questioni che riguardano e minacciano la famiglia: individualismo, solitudine, immaturità affettiva, ragazze madri, calo demografico, aumento dei divorzi, violenze di genere, migrazioni, guerre. Nella seconda parte ha ribadito che «Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna» riconoscendo però che anche al di fuori della Chiesa si possono trovare «parecchi elementi di santificazione e di verità» e che dunque si possono «riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori di tale realtà nuziale, ad essa comunque ordinate».

La Chiesa, ha detto il cardinale, «deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito» come «la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente».

Unioni civili e unioni di fatto
Nella terza parte il cardinale ha detto che c’è bisogno di una «sensibilità nuova» che «consiste nel cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze». Ha poi spiegato che le convivenze in alcuni paesi non derivano da un «rigetto dei valori cristiani» ma da esigenze pratiche, «soprattutto per il fatto che sposarsi è un lusso, cosicché la miseria materiale spinge a vivere in unioni di fatto». Ha detto che la Chiesa si deve anche occupare di chi ha subito un abbandono da parte del coniuge.

Divorziati
Erdö ha parlato della necessità di «curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati)» dicendo che «nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose» e ha riportato le diverse posizioni dei padri sinodali: in molti, ha spiegato, hanno richiesto uno «snellimento della procedura» per le cause di nullità matrimoniale.

Per quanto riguarda la «possibilità di accedere ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia» da parte dei divorziati risposati, «alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze. Per alcuni l’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti». Ha comunque sottolineato come diversi padri si siano chiesti: «se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?».

Omosessuali
«Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana. Siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle comunità?». E ancora: «Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli».
Sul Corriere della Sera Luigi Accattoli commenta che «Questo non si era mai letto in un testo – seppure provvisorio – lavorato in ambiente vaticano».

Teoria del gender e contraccezione
«Non è accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender». La teoria del gender (il cui insegnamento è stato avviato in via sperimentale nella formazione degli insegnanti anche in Italia e che è al centro della riforma della scuola in Francia) è da tempo al centro degli interessi della Chiesa. Il Vaticano ha più volte indicato il gender come una cosa «che tende a modificare alcuni assetti fondamentali dell’antropologia, tra cui il senso del corpo e della differenza sessuale, sostituita con l’idea dell’orientamento di genere, fino a proporre il sovvertimento della identità sessuale». Va precisato che la teoria gen­der si è sviluppata tra gli anni Ottanta e Novanta e che, nei suoi ultimi sviluppi, ha a che fare con lo stu­dio della costruzione sto­rica e della rap­pre­sen­ta­zione dei generi. Non nega in sostanza il sesso biologico, ma studia come l’identità fem­mi­nile o quella maschile – semplificando – siano pro­dotte dalla ripeti­zione di meccanismi che raf­for­zano, normano e normalizzano tali identità.

Infine, il cardinale ha ribadito la posizione della Chiesa contro i metodi contraccettivi, definendo il concepimento «un’esigenza intrinseca dell’amore coniugale».

Le critiche
Dopo la relazione presentata dal cardinale Péter Erdő ci sono state molte critiche presentate pubblicamente da altri cardinali che fanno capire come il lavoro per arrivare a un testo orientativo finale potrà essere molto complicato e che gli orientamenti e i toni esposti nella relazione potrebbero non essere definitivi.

Stanisław Gądecki, padre sinodale e presidente dell’episcopato polacco, alla versione polacca della Radio Vaticana ha detto per esempio che «con questo documento ci si allontana dall’insegnamento di Giovanni Paolo II», che «in esso si vedono le tracce dell’ideologia antimatrimoniale» e che «il nostro scopo pastorale principale è sostenere la famiglia, non colpirla esponendo le situazioni difficili, che esistono, però non costituiscono il nucleo centrale della famiglia e non cancellano la necessità di sostenere le famiglie buone, normali, comuni, che lottano forse non per la sopravvivenza bensì per la fedeltà».

Il cardinale Raymond Leo Burke in un’intervista al Foglio di oggi parla di «informazione manipolata»: «Io non so come sia concepito il briefing ma mi pare che qualcosa non funzioni bene se l’informazione viene manipolata in modo da dare rilievo solo a una tesi invece che riportare fedelmente le varie posizioni esposte. Questo mi preoccupa molto perché un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura, ma pochi lo sanno». Burke fa dunque riferimento al fatto che le posizioni non siano state riportate nella loro complessità e che su alcune questioni ci siano pareri completamente opposti. Per esempio sulla questione dell’accesso ai sacramenti per i divorziati, sulla quale Burke dice di attendere un «pronunciamento» di Papa Francesco, «che può essere solo in continuità con l’insegnamento dato dalla Chiesa in tutta la sua storia».

Marco Tosatti della Stampa torna su questo argomento precisando alcune cose:

«Esistono, come ha detto anche il portavoce vaticano, padre Lombardi, due linee. Quella propugnata dal cardinale Kasper, scherzosamente definita del “tana liberi tutti”, che sarebbe favorevole a riammettere queste persone all’eucaristia; e la linea di chi vede in questo una violazione del precetto evangelico sul divorzio, e difende quella che è stata sempre la posizione della Chiesa.

Il Papa invece di restare prudentemente neutrale, e di vedere quale opinione prevarrà fra i Padri sinodali, espressione della saggezza della Chiesa nel suo complesso, ha compiuto o avallato alcuni gesti che dimostrano la sua simpatia per Kasper».

E questo spiegherebbe, sempre secondo Tosatti, alcune decisioni prese dal Papa per quanto riguarda la redazione della relazione finale del Sinodo: la Relazione finale normalmente viene scritta dal relatore, dal segretario generale del Sinodo, e dal segretario aggiunto: «Ma il Papa ha deciso, con un gesto senza precedenti, di aggiungere sei nomi per aiutare a stendere questo documento». Tra questi ci sono il cardinale Gianfranco Ravasi («sicuramente kasperiano») e l’arcivescovo Victor Manuel Fernandez («uomo di fiducia di papa Bergoglio, suo grande consigliere teologico»). Conclude la Stampa: «Come osserva acutamente John Thavis, per molti anni capo dell’ufficio del Catholic News Service a Roma, col rischio di ipersemplificare tutto si può dire che tutti e sei sono sulla stessa onda di lunghezza di Kasper. In questo modo papa Francesco ha compiuto un forte gesto di intervento sul Sinodo».