Pagheremo più di TASI o di IMU?

Non si può ancora dire con certezza: molto probabilmente in media pagheremo meno, anche se potrebbe pagare di più chi in passato aveva molte detrazioni

Negli ultimi giorni si è parlato parecchio di TASI, la nuova imposta comunale che ha sostituito l’IMU sull’abitazione principale. In particolare molti esponenti di Forza Italia hanno attaccato il governo di Matteo Renzi sostenendo che la nuova imposta costerà agli italiani molto più della vecchia IMU. C’erano già state critiche simili anche lo scorso maggio: all’epoca l’accusa alla TASI era basata sul fatto che veniva messa a confronto con l’anno sbagliato (ne avevamo parlato qui). In questi giorni il confronto viene fatto correttamente, ma l’accusa rimane sbagliata, come mostra chiaramente in questo schema realizzato dalla Banca d’Italia.

Tasi_Imu

La TASI è una delle tre parti in cui è divisa l’Imposta Municipale Unica. Le altre due sono la TARI, cioè l’imposta sui rifiuti, e l’IMU sugli immobili diversi dall’abitazione principale, quindi seconde case, negozi, uffici e capannoni. A differenza della vecchia IMU, che aveva un meccanismo piuttosto semplice, la TASI si calcola in maniera davvero labirintica. In sintesi: l’aliquota base è dell’1 per mille, ma i comuni possono aumentarla fino al 2,5. È possibile un aumento di un ulteriore 0,8 per mille, ma questa maggiorazione ulteriore deve obbligatoriamente essere utilizzata per concedere detrazioni (quindi questo ulteriore 0,8 per mille si “neutralizza”: se qualcuno paga di più, qualcun altro deve per forza pagare di meno). La faccenda delle detrazione è probabilmente la parte più complicata della nuova imposta. Con l’IMU era piuttosto semplice: c’era una detrazione base di 200 euro per tutti quanti, più ulteriori cinquanta euro per ogni figlio a carico sotto i 26 anni fino ad un massimo di altri 200 euro.

Con la TASI i comuni hanno margini di scelta molto maggiori su come organizzare e quanto finanziare le detrazioni. Il risultato sono decine di migliaia di diverse di combinazioni di cui è difficile tenere conto. Inoltre alcuni cittadini hanno già pagato la prima rata dell’imposta: si tratta di coloro che abitano in uno dei 2.500 comuni che hanno rispettato la scadenza fissata a maggio per decidere le aliquote. Altri migliaia di comuni hanno deliberato le aliquote da applicare entro la mezzanotte del 10 settembre. Gli circa 600 comuni che non hanno rispettato la scadenza dovranno accontentarsi dell’aliquota base dell’uno per mille.

Quindi, in tutto si pagherà più di IMU o di TASI? Diversi centri studi hanno pubblicato delle stime in cui sostengono che di sicuro alcuni pagheranno più di TASI rispetto all’IMU sull’abitazione principale. È probabilmente vero: il nuovo meccanismo delle detrazioni potrebbe danneggiare soprattutto chi aveva figli a carico o chi, grazie alla detrazione fissa da 200 euro, finiva con il non pagare quasi nulla di IMU sull’abitazione principale. Diversi giornali hanno scritto che la TASI sarà pagata in misura maggiore dai più poveri a causa della fine delle vecchie detrazioni. In realtà, queste vecchi detrazioni non avevano nulla a che fare con il reddito, ma soltanto con il numero di figli a carico, come abbia visto. Complessivamente, però, sembra che la TASI costerà meno dell’IMU. Il centro studi della UIL, ad esempio, ha calcolato che il costo medio annuale per ogni famiglia sarà di 219 euro, cioè quattro euro in meno rispetto ai 223 euro di media dell’IMU sull’abitazione principale.

L’Associazione Nazionale dei Comuni, comunque, ha scritto di prendere con le pinze queste stime, che si basano sui dati di quei 2.500 comuni che già a maggio hanno stabilito le aliquote e le detrazioni (mentre la gran parte dei comuni ha deliberato aliquote e detrazioni entro il 10 settembre e le ha pubblicate solo il 18). È presto per stime complessive che, secondo l’ANCI, si potranno fare tra qualche giorno, quando verranno inseriti nei conti le delibere pubblicate questa settimana. Per il momento, in base ai numeri a sua disposizione, l’ANCI stima che il gettito della TASI sarà del 30 per cento inferiore a quello dell’IMU sull’abitazione principale.