Che succede con la Corte Costituzionale?

Né Violante né Bruno hanno raggiunto il quorum per l'elezione alla Corte Costituzionale; sono invece stati eletti tre membri del CSM

Aggiornamento del 16 settembre, ore 23.35: nella seduta comune che si è svolta nel tardo pomeriggio, non è stato ancora una volta raggiunto il quorum per eleggere due giudici della Corte Costituzionale. Luciano Violante ha ricevuto 526 voti (ieri ne aveva presi 530), mentre Donato Bruno ne ha ottenuti 544 (ieri 529). Domani ci sarà una nuova votazione (la dodicesima) in seduta comune (Camera e Senato) alle 16.15.

***
Aggiornamento alle 22.00: nonostante l’accordo fra Pd e Forza Italia né Donato Bruno né Luciano Violante hanno raggiunto il quorum per l’elezione come giudici della Corte Costituzionale. Si terrà un nuovo voto domani alle 18. Sono stati invece eletti tre membri del CSM: Elisabetta Alberti Casellati (area Fi), Teresa Bene (area Pd) e Renato Balduzzi (area Sc).

***
Dalle 15 di lunedì il parlamento è riunito in seduta comune – Camera e Senato – per eleggere due giudici della Corte Costituzionale e cinque membri del Consiglio Superiore della Magistratura, dopo una lunga serie di rallentamenti e disaccordi nelle votazioni, di cui da giorni si occupano i quotidiani italiani con titoli che parlano di “caos della Consulta” e insistono sui problemi nelle scelte emersi finora. Si tratta di una storia che va avanti da più di un mese, cioè da quando è terminato il mandato di due giudici della Corte Costituzionale e il parlamento non è riuscito ad eleggerne i sostituti.

Per diversi giorni della settimana scorsa era sembrato che Antonio Catricalà – ex vice-ministro allo Sviluppo economico del governo Letta ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Monti – fosse il candidato con il maggior consenso per uno dei due posti alla Corte Costituzionale, ma dopo una serie di elezioni fallite per non aver raggiunto il quorum Catricalà ha annunciato di rinunciare alla candidatura. La sua mancata nomina è dovuta al mancato accordo della maggioranza di governo con le altre forze politiche, e dal particolare tipo di votazione richiesta in questo caso: per eleggere ciascun candidato sono necessari i tre quinti dei voti.

Dopo giorni di divisioni riguardo il nome del candidato da appoggiare, Forza Italia sembrerebbe aver individuato in Donato Bruno – avvocato civilista ed ex presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera – uno dei due giudici da eleggere. Sull’altro candidato – quello proposto dal PD: Luciano Violante – non sembrano invece esserci molti dubbi.

La Corte Costituzionale, che tutti chiamano “Consulta” dal nome del palazzo dove si riunisce (la Consulta era un organo dello Stato Pontificio), è composta da quindici giudici. Cinque sono nominati dal presidente della Repubblica, cinque dalla magistratura e altri cinque sono eletti dal parlamento in seduta comune. Dalla fine dello scorso giugno due dei posti la cui elezione spetta al parlamento sono vacanti. Nel frattempo si sono liberati anche alcuni posti nel Consiglio Superiore della Magistratura, un altro organo che ha alcuni componenti che devono essere eletti dal parlamento.

Nel corso dell’ultimo mese e mezzo il parlamento ha tentanto per nove volte di seguito di eleggere i due membri della Corte Costituzionale e per altre tre quelli del CSM. Tutti i tentativi sono falliti quasi completamente: l’11 settembre il parlamento è riuscito ad eleggere tre degli otto membri del CSM. Il problema è che servono 570 voti, tre quinti del totale, e la maggioranza formata dal Partito Democratico è quindi costretta ad accordarsi con altre forze per raggiungere il numero di voti necessari a portare avanti un candidato.

A quanto pare, la maggioranza ha cercato di accordarsi con Forza Italia, ma stando alle cronache di questi giorni il partito di Silvio Berlusconi è rimasto a lungo diviso riguardo al candidato da favorire (nell’ultima settimana le agenzie hanno pubblicato diverse dichiarazioni di esponenti del partito che chiedevano più unità e la fine degli scontri interni). Il candidato di Forza Italia, Catricalà, ad esempio, nella prima votazione mercoledì scorso ha ottenuto soltanto 64 consensi. Nella votazione successiva ha ottenuto 368 voti, più di duecento in meno rispetto ai 570 necessari per essere eletto. In seguito a questo terzo fallimento, Catricalà ha annunciato il ritiro della sua candidatura. Le divisioni all’interno di Forza Italia sono state confermate anche da una serie di dichiarazioni piuttosto ostili fatte dall’europarlamentare di Forza Italia Raffaele Fitto (un politico molto importante, favorevole alle primarie nel centrodestra) nei confronti della senatrice di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, considerata molto vicina a Silvio Berlusconi e molto influente all’interno del partito.

Fin dai giorni scorsi il candidato del PD alla Corte Costituzionale, Luciano Violante, ha invece goduto di un consenso più ampio, ottenendo alla seconda votazione 468 voti (comunque cento in meno rispetto a quelli necessari per essere eletto). Sembra quindi che il PD sia almeno in parte più compatto dietro il suo candidato. È comunque difficile capire chiaramente chi stia “sabotando” i tentativi di accordo perché il voto, in questo caso, è segreto.