Cosa ha deciso il governo sulla Giustizia

"Deciso" ancora non molto: ma ha annunciato gli indirizzi sulla giustizia civile, sulla prescrizione, sulle intercettazioni

Venerdì 29 agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato una lunga serie di interventi sulla giustizia e sulle infrastrutture pubbliche (questi ultimi raggruppati in un decreto soprannominato “sblocca-Italia”). Il governo ha anche approvato due decreti legge, che entreranno subito in vigore, e che contengono interventi abbastanza secondari. Per quanto riguarda la giustizia, accanto a questi decreti, il governo ha cominciato anche a lavorare su modifiche più sostanziose e delicate, come quelle sulle intercettazioni, sulla prescrizione e sulla responsabilità dei giudici. Questa parte della riforma richiederà più tempo e avrà risultati molto più incerti. Come spesso accade con tutti i governi italiani, la conferenza stampa è avvenuta prima della pubblicazione dei testi dei vari decreti e disegni di legge, quindi su diversi punti c’è ancora molta vaghezza.

Riforma della giustizia
Nel decreto legge sulla giustizia sono contenuti numerosi piccoli interventi che secondo il presidente del consiglio Matteo Renzi dovrebbero portare alla riduzione della durata media dei processi civili da tre a un solo anno. Uno dei metodi con cui ottenere questo risultato è quello di incentivare i cittadini ad uscire dal “circuito” dei tribunali e affidarsi a degli arbitri “indicati” dagli Ordini degli avvocati che, a pagamento, decideranno in tempi più brevi sulla causa in discussione (una decisione che, secondo il giornalista esperto di questioni giudiziarie Luigi Ferrarella, non è destinata ad avere molto successo). Tra le altre norme contenute ci sono procedure semplificate per il divorzio e il dimezzamento della pausa estiva durante la quale i tribunali sono chiusi.

Questo per quanto riguarda la giustizia civile: per riformare quella penale il governo ha preferito utilizzare lo strumento del disegno di legge o del disegno di legge delega. Quest’ultimo è una legge che deve essere approvata dal parlamento e che fissa alcuni limiti entro i quali il governo può legiferare con dei “decreti legislativi” che entrano immediatamente in vigore. Ad esempio, la questione della responsabilità civile dei magistrati sarà portata avanti con un disegno di legge che dovrà essere discusso (ed eventualmente modificato) dal parlamento. Non si conosce ancora il testo esatto, ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha comunque già dichiarato che la responsabilità dei giudici resterà “indiretta”, cioè sarà lo Stato a rivalersi sul giudice che abbia sbagliato e non direttamente il cittadino.

Questa incertezza sul contenuto esatto delle nuove norme riguarda altri due temi molto delicati: quello della prescrizione e quello delle intercettazioni. Nel comunicato ufficiale del governo non se ne parla, ma alcuni dettagli sono emersi durante la conferenza stampa. A quanto pare nelle indicazioni del governo la prescrizione si fermerà dopo il processo di primo grado, anche se potrebbe comunque scattare nel caso in cui il processo d’appello duri più di due anni. Inoltre, una nuova norma dovrebbe impedire il ricorso alla Cassazione nel caso in cui i processi di primo e secondo grado abbiano portato entrambi ad un’assoluzione (tema su cui si discute da anni: la doppia assoluzione dovrebbe configurare “un ragionevole dubbio” che esclude la colpevolezza).

Un disegno di legge delega dovrebbe anche essere lo strumento che il governo utilizzerà per riformare l’uso e la diffusione delle intercettazioni. Anche qui, non essendo ancora pubblicato il testo definitivo, bisogna basarsi sulla conferenza stampa e sulle versioni che alludono a presunte bozze del testo. Per il momento sembra che l’intervento principale sarà la rimozione delle trascrizioni delle intercettazioni dai testi delle ordinanze cautelari (che è l’atto da cui spesso vengono prese dai giornalisti per poi essere pubblicate). Nelle ordinanze dovrebbero essere contenuti solo i riassunti delle intercettazioni. Gli avvocati che volessero consultare i testi completi potranno farlo, ma soltanto in un luogo indicato.

Infine, un ultimo disegno di legge delega riguarda la riforma del Codice degli appalti, per semplificarlo, ridurre il numero di articoli e renderlo compatibile con le nuove direttive europee in materia di appalti. L’attuale codice ha circa seicento articoli divisi in millecinquecento commi. Probabilmente richiederà molto tempo anche la reintroduzione del reato di falso in bilancio, che il governo porterà in parlamento sotto forma di disegno di legge.

“Sblocca-Italia”
Il decreto contiene principalmente norme per lo sblocco di cantieri stradali, ferroviari o per interventi su aeroporti. Alcuni di questi interventi consistono nel commissariamento dei cantieri o nella semplificazione di procedure burocratiche per permetterne l’apertura in anticipo. Gli interventi principali del decreto, però, scrive l’economista Tito Boeri, riguardano gli investimenti nella rete ferroviaria che costeranno quasi quattro miliardi di euro.

In particolare, si parla dello sblocco della linea ad alta velocità Roma-Bari, della linea Palermo-Messina e di una serie di opere di manutenzione straordinaria della rete ferroviaria in generale. Non ci sono fondi invece per le piccole opere in ritardo segnalate dai comuni e per rimediare al dissesto idrogeologico. Nel decreto, che contiene moltissimi piccoli interventi, ci sono molte altre norme come ad esempio quelle che riguardano gli incentivi ai privati per investire in opere pubbliche (tramite uno strumento chiamato “project bond”).