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  • Martedì 29 luglio 2014

Più di 100 morti da martedì notte a Gaza

I bombardamenti continuano con particolare intensità e hanno colpito anche l'unica centrale elettrica della Striscia: intanto Netanyahu dice che sarà una guerra lunga

Esplosioni provocate dai bombardamenti israliani a Gaza. 
(AP Photo/Hatem Moussa)
Esplosioni provocate dai bombardamenti israliani a Gaza. (AP Photo/Hatem Moussa)

Nonostante la richiesta di un cessate il fuoco fatta lunedì dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dalle numerosi pressioni internazionali, tra cui quella del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, la situazione nella Striscia di Gaza sembra lontana da una tregua e l’operazione Margine di protezione è entrata nel 22esimo giorno. Il ministro della Sanità palestinese ha detto che più di 100 persone sono state uccise dall’inizio dei bombardamenti di martedì notte, facendo salire il numero dei morti a più di 1.200. Il ministro aveva parlato precedentemente di 57 morti, ma la stima è aumentata dopo aver consultato gli ospedali nella Striscia di Gaza. Ha anche detto che quasi 5.000 case sono state completamente distrutte e decine di migliaia danneggiate.

La possibilità di una fine immediata del conflitto è stata allontanata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che lunedì sera ha detto in un discorso trasmesso in tv: «Non metteremo fine alla missione, non metteremo fine all’operazione prima di aver neutralizzato i tunnel, il cui unico scopo è distruggere i nostri cittadini, uccidere i nostri bambini». Netanyahu ha spiegato che il conflitto non cesserà finché Hamas non sarà disarmata e che «dobbiamo essere preparati a una lunga campagna. Continueremo ad agire con forza e giudizio finché la nostra missione non sarà compiuta». Netanyahu ha anche detto che «Hamas è un nemico crudele, non solo con noi, ma con i suoi cittadini. Non c’è una guerra più giusta di questa». Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha commentato dicendo che «le sue minacce non spaventano né Hamas né i palestinesi, e l’occupazione pagherà il prezzo per i suoi massacri contro i bambini e i civili». Intanto i sondaggi mostrano che la maggioranza degli israeliani sostiene l’intervento a Gaza. Secondo sondaggi condotti in tre momenti diversi dall’Istituto per la democrazia israeliana e dall’Università di Tel Aviv, solo una percentuale di israeliani compresa tra il 3 e il 4 per cento pensa che la forza spiegata dall’esercito a Gaza sia stata eccessiva, mentre rispettivamente il 45, 57 e poi 33 per cento sostiene che non ne abbia impiegata a sufficienza.

Nel suo discorso, Netanyahu ha anche definito la giornata di ieri “dolorosa”. Dopo una serie di tregue unilaterali durante il weekend, infatti, sono ripresi gli scontri e i bombardamenti. Dalle 14 Hamas ha ricominciato a lanciare razzi, dopo la fine della tregua unilaterale che aveva annunciato per permettere i festeggiamenti di Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadan. Nel pomeriggio sono morti due adulti e otto bambini palestinesi che stavano giocando nel parco del campo rifugiati di Shati, a Gaza. Pochi minuti prima era stato colpito da un’esplosione l’ospedale di Shifa, il più importante della città. I medici e altri testimoni hanno detto che i missili erano stati lanciati da un F-16 israeliano, ma l’esercito ha respinto le accuse dicendo che sia il parco che l’ospedale sono stati invece colpiti per il lancio fallito di razzi di Hamas. Israele aveva in precedenza accusato i combattenti palestinesi di nascondere armi e razzi nell’ospedale. Secondo dati dell’ONU, dall’inizio del conflitto Israele ha colpito più di 20 ospedali e centri medici.

Sempre lunedì sono morti dieci soldati israeliani: quattro per un colpo di mortaio fatto esplodere da Hamas lungo il confine con la Striscia di Gaza, uno nei combattimenti a sud della Striscia, e cinque in uno scontro con un gruppo di miliziani che si era infiltrato in Israele attraverso un tunnel sotterraneo vicino a Nahal Oz; nell’operazione è morto anche un palestinese. L’esercito ha diffuso i nomi dei soldati uccisi, molti di loro avevano tra i 18 e 19 anni.

 

La situazione è peggiorata durante la notte: i bombardamenti su Gaza sono stati tra i più intensi dall’inizio dell’operazione, mentre è continuato anche il lancio di razzi da parte di Hamas, con le sirene di allerta che suonavano in molte zone di Israele, tra cui Tel Aviv e Haifa. Durante il discorso in tv di Netanyahu, l’esercito israeliano ha invitato gli abitanti dei quartieri settentrionali di Gaza – tra cui quello di Shujai’iya, uno dei più devastati – ad allontanarsi immediatamente dalle loro case, in vista dei bombardamenti. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) ha detto che più di 167 mila palestinesi si sono rifugiati nelle scuole e nei suoi edifici dopo l’avvertimento.

(Israele sta davvero cercando di risparmiare i civili?)

Intanto girano diverse cifre sul numero dei palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani. Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che i palestinesi uccisi martedì notte sono 23, tra cui sette membri di una stessa famiglia a Rafah, e 12 persone in un campo rifugiati. È stata colpita anche la casa di un comandante palestinese, Ahmed Najam, a Rafah, che potrebbe essere morto. Il ministro della Sanità palestinese ha detto che i morti sono 60, mentre il Guardian riporta le stime di funzionari palestinesi non meglio identificati, per cui i morti delle ultime 24 ore sarebbero 110.
L’esercito israeliano ha detto di aver colpito 150 obiettivi, tra cui la casa del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, la sede del ministero delle Finanze, la stazione radio e tv Al-Aqsa. Il ministro degli Interni di Gaza ha confermato che l’abitazione di Haniyeh è stata colpita da un missile, ma non ha parlato di morti. Secondo il ministro della Sanità palestinese, dall’inizio del conflitto sono morti 1.100 palestinesi e più di 6.500 sono stati feriti. I morti israeliani sono invece 56: 53 soldati e tre civili.

Nel frattempo l’unica centrale elettrica di Gaza è in fiamme, colpita – come ha raccontato un portavoce di Hamas – da un carro armato israeliano. Il direttore della centrale Mohammed al-Sharif ha detto che non c’è più niente da fare e che i vigili del fuoco locali non hanno le attrezzature sufficienti per spegnere l’incendio. La centrale era già stata danneggiata dai bombardamenti israeliani la scorsa settimana e da allora funzionava a regime ridotto, permettendo soltanto poche ore di elettricità al giorno agli abitanti.