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  • Domenica 27 luglio 2014

I finti account di propaganda sul Tibet

Non si sa chi li ha creati, ma dicono che i tibetani sono molto felici di stare in Cina (e lo fanno in maniera piuttosto goffa)

Questa settimana il New York Times ha raccontato la storia di una delle più improbabili operazioni di propaganda di sempre. Ecco come sono andate le cose: negli ultimi mesi sono nati su Twitter, Facebook e YouTube una serie di account di persone apparentemente normali che hanno cominciato a diffondere materiale in cui veniva descritta la felice situazione dei tibetani sotto il governo cinese. I post pubblicati erano piuttosto particolari: il Tibet fa infatti parte della Cina dall’invasione del 1951, ma nella regione autonoma c’è ancora una forte spinta per l’indipendenza e le proteste contro il governo cinese sono piuttosto frequenti.

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Ad esempio, l’account Twitter di Matt Hugo (ora sospeso), ha twittato per settimane fotografie di tibetani in abiti tradizionali, immagini di altri tibetani che cantavano felici in uno show sulla televisione di stato cinese e diversi articoli tratti da siti di propaganda legati al governo di Pechino. Matt Hugo, però, non esiste e la foto sul suo profilo Twitter, che raffigura un ragazzo mentre esce dal mare, appartiene in realtà al modello brasiliano Felipe Berto. Il gruppo Free Tibet, in collaborazione con il New York Times, ha individuato più di cento di questi account fasulli.

Si tratta di un’operazione di propaganda molto interessante anche perché non è destinata ai cinesi. Tutti gli account rappresentano persone dall’aspetto “caucasico”, e i messaggi che lanciano e i materiali che linkano sono quasi tutti in inglese. Inoltre i vari social network a cui queste persone sono “iscritte” (Facebook, YouTube e Twitter) sono tutti bloccati in Cina. Questo significa che si tratta una propaganda mirata esplicitamente agli occidentali. Si tratta in altre parole di uno sfoggio di “soft power”, una strategia che le grandi potenze utilizzano per ottenere consenso in maniera “pacifica”. Il governo cinese è molto impegnato in questo tipo di attività. In uno degli ultimi tentavi di usare efficacemente il suo “soft power”, la società di produzione cinematografica ufficiale del governo cinese ha collaborato alla realizzazione dell’ultimo film della serie “Transformers”.

Tra tutti i tentativi di ingraziarsi l’opinione pubblica occidentale, quello degli account falsi non sembra tra i più riusciti, a partire dalle foto scelte per i vari account. Si tratta quasi sempre di fotografie disponibili sugli archivi di immagini a pagamento, e che si trovano utilizzate nelle campagne pubblicitari o sui siti internet di molte società: in altre parole non sembrano realistiche e naturali come quelle che hanno la maggior parte degli utenti sui social network. Ma c’è altro: alcuni di questi account utilizzano fotografie di personaggi famosi, come attori di serie televisive o addirittura di persone morte, ad esempio Syd Barret, il cantante dei Pink Floyd. Ancora più bizzarra è la scelta dei nomi per questi account, che sembrano rivelare una conoscenza dei costumi occidentali non proprio perfetta: molti di loro sono formati da due nomi di persona affiancati, come ad esempio: Oliver Nina, Felix James, Philomena Rebecca e, ovviamente, Matt Hugo.

Dopo le segnalazioni di Free Tibet, Twitter ha chiuso diversi account fasulli utilizzati per la propaganda. Secondo l’associazione, tuttavia, ci sono ancora moltissimi altri account in funzione. Come ad esempio quello di Bartels Francois (non è chiaro quale dei due sia il nome), una ragazza di 21 anni che vive ad El Paso, Texas (Stati Uniti), che oltre ad avere una passione per il giovane cantante inglese Jake Bugg scrive ai suoi follower chi è il legittimo proprietario delle isole Senkaku, l’arcipelago disabitato conteso tra Giappone e Cina.