Un ultimo giro alla Domino Factory

Una grande scultura di zucchero ricorda come è cresciuta l'industria dello zucchero alla vigilia della demolizione di un celebre luogo di Brooklyn: dove si faceva lo zucchero

di Francesca Cigola e Matteo Milani

NEW YORK - JANUARY 30: The Domino Sugar sign at the plant's refinery plant is seen January 30, 2004 in New York CIty. Domino began operating in Brooklyn in 1856 when New York was the nation's largest sugar producer and after 148 years it is closing its refinery operation after Friday's shifts. (Photo by Stephen Chernin/Getty Images)
NEW YORK - JANUARY 30: The Domino Sugar sign at the plant's refinery plant is seen January 30, 2004 in New York CIty. Domino began operating in Brooklyn in 1856 when New York was the nation's largest sugar producer and after 148 years it is closing its refinery operation after Friday's shifts. (Photo by Stephen Chernin/Getty Images)

“A Subtlety or the Marvelous Sugar Baby” è il nome della prima installazione a grande scala dell’artista americana Kara Walker ed è uno degli eventi di arte pubblica più importanti della stagione estiva newyorchese (il numero di visitatori cresce ogni settimana: oltre ottomila durante il primo weekend, quasi undicimila l’ultimo). Ma è anche l’ultima e l’unica occasione per vedere uno degli edifici più rappresentativi del waterfront di Brooklyn prima della sue definitiva demolizione, che inizierà a metà luglio di quest’anno.

La Domino Factory a Brooklyn è stata per 150 anni la raffineria principale dell’omonima compagnia americana produttrice di zucchero e per molti anni la più grande fabbrica di zucchero al mondo: fu chiamata Havemeyers & Elder Refinery quando fu fondata nel 1856; nel 1870 lavorava già più della metà dello zucchero degli Stati Uniti; nel 2004 ha chiuso, la produzione è stata spostata lungo il fiume Hudson a Nord di New York e l’area è stata comprata (dopo varie vicissitudini immobiliari) dal gruppo immobiliare Two Trees, che ha trovato un  accordo con la città di New York per sviluppare l’area (prima con il sindaco Bloomberg e poi con De Blasio). Sono gli stessi immobiliaristi che gestiscono lo sviluppo dell’area di Dumbo, altra zona di moda a Brooklyn. Solo l’edificio principale, quello protetto dallo status di “landmark”, verrà conservato e convertito in appartamenti di lusso e hotel; il resto del complesso, compreso il grande magazzino che in questi giorni ospita l’installazione di Kara Walker, verrà demolito per fare spazio a nuovi edifici progettati dallo studio Shop Architects e a un parco urbano disegnato da Field Operations (gli architetti paesaggisti che hanno lavorato al progetto della High Line a Manhattan). Il progetto – che prevede spazi pubblici e appartamenti per classi meno agiate – e le demolizioni sono stati contestati dalla comunità locale, preoccupata di “perdere un pezzo di storia”.

In occasione dell’imminente demolizione del magazzino principale della fabbrica, Creative Time – un’organizzazione no-profit che si occupa di eventi d’arte pubblica – in collaborazione con Two Trees e Domino, ha commissionato all’artista Kara Walker un’installazione temporanea dedicata allo zucchero. Walker ha così “confezionato” un’opera che critica l’industria stessa dello zucchero che le ha fornito il materiale (e lo spazio) con cui lavorare. “Potere dell’arte pubblica”, ha commentato lei stessa.

“A Subtlety or the Marvelous Sugar Baby” è una scultura imponente, lunga ventidue metri e alta dieci, con il busto di sfinge dai tratti sensuali e il viso che ricalca lo stereotipo delle domestiche di colore degli stati del Sud nel periodo prebellico. Ricoperta interamente di zucchero – Domino ha donato ottanta tonnellate di zucchero per l’installazione, di cui ne sono state utilizzate circa la metà – deve il suo nome alle sculture commestibili in voga nei banchetti reali e papali nel Medioevo e Rinascimento; allora l’utilizzo dello zucchero rappresentava potere e ricchezza, in quanto bene accessibile a pochi.

Allo stesso modo, ma con fine opposto, la scultura di Kara Walker suggerisce nella sua immobilità diversi significati: potere, sottomissione, schiavitù, storia, ritualità, innocenza, conflitto, violenza. Come in altre sue opere precedenti, Kara Walker mostra una visione apparentemente idilliaca e ingenua della realtà per poi rivelare a uno sguardo più attento e critico i temi della schiavitù, dello sfruttamento fisico e sessuale nell’industria dello zucchero. Ed è a questo spazio scomodo (mentale e fisico: si deve camminare per tutta la lunghezza dell’edificio prima di poter vedere la scultura da vicino) tra l’apparente innocenza della realtà e quello che si nasconde sotto la sua candida superficie di zucchero, che Walker consegna il significato della sua opera. Allo stesso scopo è servita la decisione di mostrare le parti intime della donna-sfinge, esposte senza pudore allo sguardo dei visitatori; o la creazione delle sculture minori, quindici bambini (nell’idea originale fatti anch’essi di acqua e sciroppo) disposti in processione a portare doni, un riferimento alla schiavitù minorile nei campi di canna da zucchero.

La visita alla installazione di Kara Walker è anche occasione per migliaia di newyorchesi e turisti (ancora per qualche settimana, sino al 6 luglio) di visitare il quartiere di Williamsburg a Brooklyn, con la sua fiera settimanale del cibo di strada (Smorgasburg), i famosi mercatini (Brooklyn Flea Market e altri), i ristoranti e i molti locali; da anni è diventata una zona molto di moda a New York, quasi un “brand urbano” cha ha attirato nel tempo, come spesso succede qui e altrove, prima artisti e creativi, poi via via giovani professionisti e famiglie sempre più benestanti alla ricerca di una vita newyorkese diversa da quella di Manhattan. Williamsburg è stato negli anni recenti uno dei centri della cultura “hipster” americana, che ora si sta spostando in altre aree più periferiche di Brooklyn (soprattutto Bushwick e Bedford Stuyvesant).