• Mondo
  • Sabato 19 aprile 2014

L’accordo in Ucraina non funziona

I separatisti filorussi non vogliono andarsene dagli edifici occupati nell'est del paese, gli Stati Uniti hanno minacciato nuove sanzioni

Un attivista filorusso indosa un elmetto con scritto: "Io parlo russo" durante una manifestazione di fronte a un edificio occupato a Sloviansk, 18 aprile 2014
(GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images)
Un attivista filorusso indosa un elmetto con scritto: "Io parlo russo" durante una manifestazione di fronte a un edificio occupato a Sloviansk, 18 aprile 2014 (GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images)

I separatisti filo-russi che negli ultimi 10 giorni hanno occupato diversi edifici delle amministrazioni locali e del governo nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale, hanno fatto sapere che non se ne andranno fino a che il governo di Kiev – che considerano illegittimo e frutto di un colpo di stato contro l’ex presidente Viktor Yanukovych – non darà le dimissioni. Il ritiro degli occupanti era una delle condizioni stabilite dall’accordo di Ginevra, firmato giovedì 17 aprile da Ucraina, Russia, Stati Uniti e Unione Europea al termine del primo incontro diretto tra le quattro parti dall’inizio della crisi. L’accordo, che è stato commentato con molte prudenze dal presidente statunitense Barack Obama, prevede il disarmo delle milizie che operano nell’Ucraina orientale, lo sgombero dei palazzi del governo, la concessione di un’amnistia per i separatisti che non hanno commesso crimini troppo gravi e la concessione, da parte del governo ucraino, di maggiore autonomia alle regioni orientali.

La decisione dei separatisti di non abbandonare i palazzi occupati rischia però di bloccare l’accordo di Ginevra. Attualmente almeno otto città, tra cui la capitale della regione Donetsk e Sloviansk, sono occupate da uomini armati col volto coperto che non è stato ancora possibile identificare. Denis Pushilin, uno dei leader dei separatisti che si è autoproclamato presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, ha detto a diversi giornalisti che lui e i suoi uomini non abbandoneranno i palazzi occupati fino a che non si terrà un referendum sull’indipendenza della regione.

Intanto sembra sempre più probabile – anche se non si ha ancora alcuna solida certezza – che tra i miliziani separatisti siano presenti anche diversi soldati regolari russi (alcuni miliziani hanno confessato ai giornalisti stranieri di essere militari russi). Nei giorni scorsi Vladimir Putin aveva ammesso che in Crimea, nel periodo precedente al referendum che ha portato poi all’annessione, erano presenti soldati russi al di là di quelli regolarmente sul suolo ucraino e appartenenti alla flotta sul mar Nero. Anche il comandante della NATO in Europa ha detto di credere che in Ucraina stiano operando truppe russe sotto copertura.

Secondo l’amministrazione statunitense la Russia ha una “considerevole influenza” su questi gruppi. Susan Rice, consigliera per la sicurezza nazionale di Obama, ha detto che se la Russia fallirà nel mettere in atto gli accordi raggiunti a Ginevra, gli Stati Uniti potrebbero imporre nuove sanzioni per colpire “settori molto importanti dell’economia russa”. Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha risposto così: «Non potete trattare la Russia come un ragazzino che non ha fatto i compiti. Questo tipo di linguaggio è inaccettabile».