La fine del roaming in Europa

Il Parlamento europeo ha votato la sua abolizione entro la fine del 2015 e ha riaffermato il principio della "net neutrality": ora manca il voto del Consiglio dei ministri europei

Giovedì 3 aprile il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’abolizione delle tariffe del roaming per i cellulari all’estero, cioè il prezzo aggiuntivo che dobbiamo pagare all’operatore telefonico quando ci troviamo in un paese diverso dal nostro. L’abolizione del roaming internazionale avverrà entro la fine del 2015 e fa parte di un regolamento più ampio che tra le altre cose prevede più garanzie per quanto riguarda la cosiddetta “net neutrality”, il principio secondo cui tutto il traffico sulla Rete deve essere trattato allo stesso modo senza penalizzazioni o favoritismi arbitrari, soprattutto da parte di chi fornisce le connessioni (provider).

Roaming
Il Commissario europeo per l’agenda digitale, Neelie Kroes, nel maggio del 2013 aveva tenuto un discorso al Parlamento europeo, chiedendo una serie di riforme allo scopo di abolire il roaming internazionale e rendere più aperto il mercato europeo delle telecomunicazioni. Il piano era stato criticato da molti operatori telefonici, preoccupati dalla possibilità di perdere fino al 5 per cento dei loro ricavi in mancanza delle tariffe per il roaming. Le società di telecomunicazione europee avevano comunque chiesto all’Unione Europea nuove regole per facilitare le fusioni tra operatori, creando aziende più grandi e in grado di muoversi più facilmente in un contesto europeo e non solo nazionale. L’antitrust europea aveva però fatto intendere di non essere favorevole a grandi fusioni, che potrebbero portare alla creazione di società con posizioni dominanti che condizionerebbero la concorrenza.

Nella pratica, entro la fine del 2015, se Tizio viaggerà dall’Italia alla Spagna passando per la Francia, pagherà le telefonate e i dati per navigare su internet sempre allo stesso prezzo, equivalente a quello del suo piano tariffario nazionale. Chi ha sostenuto il provvedimento ha spiegato che gli operatori non avranno ricavi inferiori, perché comunque i prezzi più vantaggiosi incentiveranno i loro clienti a usare con meno limitazioni il cellulare quando sono all’estero.

Net neutrality
Il concetto di net neutrality, letteralmente “neutralità della rete”, esiste da molto prima della nascita di Internet. Il principio che sta alla sua base è semplice: tutto il traffico su un determinato mezzo di trasmissione (o di trasporto) deve essere trattato allo stesso modo. Nel caso di Internet, ciò implica che i provider non possono fare favoritismi consentendo ad alcuni contenuti di essere trasmessi più velocemente di altri, sulla base di loro criteri arbitrari. A un computer un video di YouTube o il post di un blog semisconosciuto devono arrivare senza limitazioni che penalizzino uno dei due. Per dirla più chiaramente: oggi il provider non può limitare la quantità di banda destinata a raggiungere un certo sito Internet rispetto a un altro, o destinata all’utilizzo di un certo software rispetto a un altro. Nè quindi proporre offerte commerciali basate su questo genere di differenziazioni (Internet per le news, Internet per i video, eccetera).

Nel corso del tempo e con l’evoluzione dei sistemi di comunicazione, il concetto di net neutrality ha iniziato a comprendere cose anche molto diverse tra loro. La gestione delle reti comporta che tecnicamente ci siano comunque distinzioni tra i vari sistemi e protocolli usati su Internet (quelli per il peer to peer, per le chiamate VoIP, eccetera), e su questi i provider intervengono per offrire una certa qualità del loro servizio, anche se spesso pongono arbitrariamente limitazioni per favorire loro servizi.

Il Parlamento europeo ha votato esplicitamente a favore del mantenimento della “net neutrality”, respingendo di fatto le richieste e le pressioni ricevute nei tempi recenti da operatori e grandi società di Internet, che vorrebbero modulare diversamente il traffico online a loro favore. Secondo la Commissione e il Parlamento, in questo modo si potrà continuare a tutelare la libera circolazione delle idee, negli interessi dei cittadini e senza tariffe aggiuntive per potere accedere a determinati contenuti.

La notizia è stata commentata con interesse negli Stati Uniti, dove il concetto di “net neutrality” è stato messo in discussione da una corte d’appello, che ha sostanzialmente dichiarato non valide le regole sull’equa trasmissione dei dati online. Molte società statunitensi vorrebbero corsie preferenziali sulle connessioni per fornire i loro contenuti ad alta velocità. Alcune soluzioni di questo tipo sono già state adottate e, nonostante le promesse di diversi membri del Congresso e l’impegno del presidente Obama, non è ancora chiaro come e se sarà riaffermato il concetto di “net neutrality” negli Stati Uniti.

Tempi
Il regolamento approvato dal Parlamento europeo dovrà essere ancora discusso dal Consiglio dei ministri europei, che detiene insieme con il Parlamento il potere legislativo. Il confronto proseguirà per diversi mesi e si arriverà a una votazione definitiva, che appare comunque scontata salvo sorprese, il prossimo ottobre.