RCS e i bonus ai manager
I giornalisti del Corriere e della Gazzetta dello Sport potrebbero decidere di scioperare per 7 giorni se non verrà ritirata la proposta di assegnare dei premi all'amministratore e ad altri 20 manager
Sul Corriere della Sera di mercoledì un comunicato del comitato di redazione – i rappresentanti sindacali dei giornalisti – fa sapere ai lettori che alle 15.30 dello stesso giorno i giornalisti del Corriere, della Gazzetta dello Sport, i poligrafici (cioè i dipendenti non giornalisti) e i lavoratori di RCS MediaGroup si riuniranno in assemblea per discutere e tentare di impedire l’attribuzione di una serie di bonus all’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e ad altri venti dirigenti, la quale è all’ordine del giorno del Consiglio di Amministrazione che è stato aggiornato al prossimo venerdì 28 marzo (una prima riunione era prevista per lunedì 24 marzo, ma è stata rimandata “a causa di improvvisi impegni” di alcuni consiglieri).
Nel comunicato si dice inoltre che i comitati di redazione di entrambi i quotidiani hanno ricevuto il mandato dalle rispettive assemblee per indire sette giorni di sciopero (non consecutivi):
Care lettrici e cari lettori,
i giornalisti del Corriere della Sera sono determinati a bloccare il vergognoso piano di attribuzione dei bonus ai manager di Rcs Mediagroup. Si tratta di un premio variabile da assegnare all’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e a venti dirigenti di prima fila. Solo pochi giorni fa abbiamo ricordato quali siano i dati economici del nostro gruppo, come i ricavi siano in calo, gli investimenti per il rilancio in ritardo.Ma per una volta vogliamo lasciare da parte le cifre. Tutti capiscono che il nostro Paese è in grave difficoltà. Tutti tranne, evidentemente, i vertici di questa azienda che sembrano vivere sul pianeta Papalla. I comitati di redazione, le rappresentanze sindacali di questo gruppo negli ultimi due anni non si sono sottratti: hanno negoziato accordi difficili che prevedono anche una consistente perdita dei posti di lavoro.
Risulta, dunque, insopportabile il fatto che qualcuno, nei piani alti dell’azienda, abbia avuto anche solo l’idea di mettersi a tavolino per escogitare come aumentare le retribuzioni dei vertici, mentre qualche piano più sotto centinaia di dipendenti sono stati dichiarati «esuberi».
Il consiglio di amministrazione che si riunirà venerdì 28 marzo ha l’occasione di rimediare a questa offesa a tutti i dipendenti, semplicemente gettando nel cestino il piano sui bonus.
Dopo le proteste per la vendita della sede storica del Corriere di Via Solferino e, alla Gazzetta, contro il progetto di scommesse online GazzaBet, ora la questione tra giornalisti ed editore riguarda l’attribuzione di bonus all’amministratore delegato e ad altri 20 manager del gruppo, come premio per i risparmi di 92 milioni di euro realizzati finora nell’ambito del piano di crisi. Risparmi che, sostiene il comitato di redazione, sono stati ottenuti «alla voce “costo del personale”»: l’azienda sosterrebbe quindi i costi dei premi ai dirigenti perché questi hanno ridotto i costi dei dipendenti. Nel febbraio del 2013 Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di RCS, ha avviato un piano triennale per salvare il gruppo in grave crisi economica. Il piano prevedeva esuberi, vendita o chiusura di alcune testate periodiche, un aumento di capitale, il rilancio delle attività digitali e la vendita delle sedi del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport di via Solferino, a Milano. Inoltre, stabiliva anche una riduzione dello stipendio per il presidente, l’amministratore delegato e i suoi collaboratori, del 10 per cento.
A un anno dall’avvio del piano, la situazione del gruppo – aveva scritto il Comitato di redazione in un precedente comunicato – non è però migliorata: i ricavi hanno continuato a scendere, l’investimento nelle attività digitali ha portato a modesti aumenti del fatturato e il programma di rilancio è stato rispettato – e anzi superato di 10 milioni di euro – solo nei tagli. La situazione è stata complicata nelle scorse settimane quando le prospettive legate alla crescita sul digitale sono incappate nei risultati molto insoddisfacenti e criticati della nuova versione del sito del Corriere. Secondo il Comitato di redazione, dunque, l’attribuzione di un premio non solo è in contraddizione con l’andamento generale del gruppo, ma rappresenta «una beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile» per i dipendenti che hanno affrontato «la ripartizione dei sacrifici necessari, a cominciare dal taglio dei posti di lavoro, per il rilancio del gruppo».