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  • Lunedì 17 marzo 2014

Un imbroglio di cui non c’era bisogno

Bernardo Valli sulla volontà degli abitanti della Crimea, usata da Putin con prepotenza

A man holds a ballot after casting a vote in favor of separation from Ukraine in the Crimean referendum in Simferopol, Ukraine, Sunday, March 16, 2014. Residents of Ukraine's Crimea region are voting in a contentious referendum on whether to split off and seek annexation by Russia. (AP Photo/Vadim Ghirda)
A man holds a ballot after casting a vote in favor of separation from Ukraine in the Crimean referendum in Simferopol, Ukraine, Sunday, March 16, 2014. Residents of Ukraine's Crimea region are voting in a contentious referendum on whether to split off and seek annexation by Russia. (AP Photo/Vadim Ghirda)

Bernardo Valli, esperto e stimato inviato di Repubblica, commenta oggi il risultato del referendum che si è svolto domenica 16 marzo in Crimea e in base al quale una percentuale «sovietica» (il 97 per cento di chi ha votato) si è espressa a favore dell’annessione alla Russia. L’Unione Europea e gli Stati Uniti considerano il referendum non valido, perché organizzato «sotto le minacce di violenza e l’indimidazione esercitata da un intervento militare russo che viola le leggi internazionali» (la Crimea è attualmente occupata da 20.000 soldati russi o filo-russi). Bernardo Valli si chiede se «un avvenimento illegale» possa esprimere una «volontà autentica» e ne spiega le possibili conseguenze per Vladimir Putin.

Un avvenimento illegale può esprimere una volontà autentica. Disonesti e sinceri?
Può accadere. È il caso, per certi aspetti, del referendum conclusosi ieri in Crimea con una forte maggioranza in favore di un’annessione alla Federazione russa. Lo scrutinio potrebbe essere stato truccato. Vladimir Putin non è un uomo di sfumature. Voleva sfidare l’Occidente che lo diffidava dall’indire una consultazione pirata in Crimea, e l’ha fatto con gli abituali toni eccessivi. Appare infatti tale, eccessiva, la percentuale (“sovietica”) attribuita a coloro che vogliono un ritorno alla madre Russia (più del 90% stando ai primi exit poll). A far da freno non c’erano osservatori internazionali. Putin non ne ha voluti tra i piedi. Perché pur trattandosi di un’operazione da furfanti, illegittima e incostituzionale, era tanta la gente in Crimea che voleva ritornare a casa, tra le braccia della grande madre russa. Se dunque c’è stato un imbroglio non ce n’era bisogno.

Il referendum poteva essere organizzato soltanto in seguito alla richiesta di almeno tre milioni di cittadini, e doveva svolgersi su tutto il territorio ucraino per decisione del Parlamento nazionale. E invece Vladimir Putin ha montato una sua messa in scena. Ha traumatizzato gli abitanti della Penisola presentando con la sua propaganda la rivoluzione della Majdan, a Kiev, come una minaccia fascista e persecutoria ai cittadini russi di Crimea; ha spinto il parlamento locale a dichiarare l’indipendenza senza che ne avesse il potere; e soprattutto ha invaso militarmente la Penisola.

Potremmo definire l’accaduto truffa a mano armata. Aggiungendo tuttavia che la maggioranza delle vittime era contenta di essere truffata e rapinata. Di fatto è andata a votare “sulla punta dei fucili russi”, ma il ritorno alla grande madre Russia era un suo intenso desiderio. Non di tutti, di molti, dei più. E quest’ultimi hanno colto l’occasione per esaudirlo. La Crimea è stata russa per secoli.

(Continua a leggere l’articolo di Repubblica)