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  • Mercoledì 5 febbraio 2014

Tre storie di promesse mancate

Esperti e tifosi si aspettavano diventassero dei grandissimi calciatori, per varie ragioni non lo sono diventati: tre storie che ne hanno dentro molte altre

SEVILLE, SPAIN - MARCH 29: Bojan Krkic of Barcelona celebrates after scoring his team's opening goal during the La Liga match between Real Betis and Barcelona at the Manuel Ruiz de Lopera stadium on March 29, 2008 in Seville, Spain. (Photo by Denis Doyle/Getty Images)
SEVILLE, SPAIN - MARCH 29: Bojan Krkic of Barcelona celebrates after scoring his team's opening goal during the La Liga match between Real Betis and Barcelona at the Manuel Ruiz de Lopera stadium on March 29, 2008 in Seville, Spain. (Photo by Denis Doyle/Getty Images)

La rivista online Ultimo Uomo ha pubblicato un profilo di tre calciatori ancora piuttosto giovani, Bojan Krkic, Giovani Dos Santos e Thaer Bawab: hanno in comune il fatto che sono stati definiti a lungo delle grandi promesse, quando giocavano nelle giovanili del Barcellona. Nessuno dei tre per ora ha rispettato le enormi attese sul proprio conto e uno è finito a giocare nel campionato rumeno: le loro storie sono un po’ il simbolo di quello che accade a molti giovani calciatori, che sembrano dei predestinati e poi alla fine non diventano niente di che, per le ragioni più svariate.

L’11 Febbraio del 2007 e il Barcellona B, al Mini Estadi, ha appena sconfitto il Lleida per 3-0. Nell’intervista post-partita a Barça TV le dichiarazioni di Enrique Álvarez Costas sono le classiche dichiarazioni che ti aspetteresti da un allenatore del Barcellona B. Nessun accenno alla classifica, nessun proclama di salvezza. A quel punto del campionato la squadra è in piena zona retrocessione, diciassettesima della Segunda B (la nostra Lega Pro). Vincere campionati, per la cantera degli azulgrana, non è la priorità. Ciò che conta è preparare campioncini, allevare talenti. Cantera, in spagnolo, significa cava. In questa sfumatura semantica, secondo me, c’è tutta la differenza coi nostri vivai: in Italia i giocatori si coltivano, e quando la pianta è bella cresciuta la si sradica e trasferisce in un altro vaso. Possibilmente più capiente. In Spagna invece si scavano tunnel, che a volte portano lontanissimi da Parc Güell, in altri continenti addirittura, e si cercano gemme.

La terza rete contro il Lleida l’ha messa a segno Thaer, alla sua seconda presenza coi culé. Thaer Fayed Bawab è del 1985. I suoi genitori, palestino-libanesi, si sono trasferiti da Amman in Catalogna quando aveva sette anni. Ha cominciato a giocare a calcio nell’UE Cornellà (la stessa società che ha lanciato Jordi Alba), dove tutti lo paragonavano a Rivaldo—anche per via d’una vaga somiglianza—tanto da soprannominarlo “Rivo”. Poi, a diciassette anni, ha firmato un contratto con il Real Madrid. Coi Blancos ha disputato un campionato Juvenil A (i nostri Juniores Nazionali) segnando tanto—e reti di pregevole fattura, come questa in volée su cross di Granero; o quest’altra, con un tocco d’esterno che è a un tempo elegante e di rapina. Il Real gli ha pagato gli studi e lui si è baccalaureato farmacista. Quique Sánchez, l’ex della quinta del Buitre, lo ha voluto con sé nel Real Madrid C, la terza squadra della cantera, per la stagione 2004-2005.

Ormai per tutti, nell’ambiente madridista, era diventato Thaerminator. Mariano García Remón, allenatore ad interim dei Blancos per una manciata di settimane tra settembre e Natale, lo ha convocato qualche volta per allenarsi con la prima squadra, fianco a fianco con Figo, Zidane, Raúl. A Bawab sembrava un sogno. La sua fama, intanto, cresceva anche in patria. Il 28 Gennaio 2005 il tecnico egiziano El-Gohary lo ha convocato e lo ha fatto esordire con la Nazionale maggiore giordana, i Nashama (significa i coraggiosi gentiluomini), in una gara amichevole contro la Norvegia. È rimasto in campo per 60 minuti. Thaer sembrava pronto a spiccare il volo tra i professionisti. Nella sua seconda stagione con il Real Madrid C, quella 2005-2006, ha segnato dieci reti in 31 presenze. Giocava insieme a giovani altrettanto promettenti, come de la Red, Granero, Mata, Borja Valero. Michel, tecnico del Castilla, lo ha inserito in rosa per la stagione 2006-2007.

La rivalità calcistica tra Madrid e Barcellona cova a tutti i livelli, anche e soprattutto a quelli giovanili. E forse Thaer soffriva il fatto di non essere ancora stato convocato con la prima squadra: «A Barcellona c’è una società migliore, che punta più sui giovani di quanto non facciano a Madrid». Nel gennaio 2007, ventiduenne, firma un contratto che lo lega agli azulgrana. In quel momento è, probabilmente, il calciatore giordano più famoso di tutti i tempi. Uno che ha vestito la maglia di Real e Barcellona, il meglio del meglio. «Chissà che non si riveli un’ottima soluzione in sostituzione, nelle prossime partite, di Giovani che giocherà le qualificazioni ai Mondiali U-20 in Messico», dice il commentatore che sta intervistando Costas, in chiusura di servizio.

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