Il bambino ucciso e bruciato in Calabria

La storia terribile di cui si parla molto da ieri: pare c'entrino la criminalità organizzata e lo spaccio di droga

La storia che domenica ha occupato le homepage dei giornali italiani e che oggi è molto raccontata dai giornali in edicola è quella delle tre persone ritrovate morte carbonizzate in un’automobile a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza. Tra questi c’era un bambino di tre anni.

La scomparsa e il ritrovamento
Venerdì 17 gennaio il figlio di Giuseppe Iannicelli, un uomo di 52 anni che in passato aveva scontato una condanna a otto anni di carcere per reati di droga, aveva denunciato il mancato rientro del padre. Iannicelli, dopo essere stato messo in libertà vigilata, aveva infatti l’obbligo di non allontanarsi dalla propria casa dalle 20 alle 8 del mattino. Insieme a lui erano scomparse anche la compagna (di 27 anni e di origine marocchina) e il nipote di tre anni, Nicolò Campolongo.

Dopo la presentazione della denuncia di scomparsa, i carabinieri hanno avviato le ricerche: domenica 19 gennaio, grazie alla segnalazione di un cacciatore, hanno trovato i corpi carbonizzati di tre persone all’interno di una Fiat Punto nella campagna di Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza, dietro un rudere e lungo una strada sterrata difficile da raggiungere. Il primo, di un adulto, davanti sul lato del passeggero; il secondo, di un bambino, sul sedile posteriore; il terzo nel bagagliaio. Gli esami del DNA potranno stabilire con certezza la loro identità, anche se in giro non circolano molti dubbi.

Il bambino
Stando a quanto scrive la stampa locale, il bambino era stato affidato al nonno, con cui viveva, dopo che il padre e la madre, figlia di Iannicelli, erano finiti in carcere per reati legati allo spaccio di droga. Anche la moglie di Giuseppe Iannicelli si trova attualmente in carcere, mentre una seconda figlia è agli arresti domiciliari.

Nel 2012, al momento dell’arresto, il Tribunale consentì alla donna di tenere con sé il bambino nella casa circondariale di Castrovillari, ma a dicembre – dopo l’intervento di alcuni membri di un’associazione locale, il “Movimento Diritti Civili”, secondo i quali era «gravissimo, allucinante e disumano» il fatto che Nicolò fosse rimasto in cella con la madre anche durante le udienze dei processi – il bambino andò a vivere con il nonno Giuseppe Iannicelli, che nel frattempo aveva iniziato una relazione con una giovane donna di origini marocchine.

Le indagini
Gli omicidi, secondo i carabinieri di Corigliano Calabro che stanno indagando, potrebbero essere legati al traffico di droga e a una vendetta della criminalità organizzata: sarebbero avvenuti durante un incontro per discutere la spartizione dei proventi dello spaccio a cui Iannicelli, per tutelarsi, si sarebbe presentato con la compagna e il nipote. Il fatto che uno dei corpi fosse nel bagagliaio farebbe pensare che le tre persone siano state uccise in un posto diverso dal luogo in cui sono state trovate.

Il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, che coordina le indagini, ha dichiarato: «Come si fa a uccidere un bambino di tre anni in questo modo? Si è superato ogni limite, è qualcosa di inaudito, di orrendo. In tanti anni di lavoro credo che questo sia uno degli omicidi più efferati di cui è toccato occuparmi».