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  • Giovedì 2 gennaio 2014

Il New York Times è con Snowden

Il maggiore quotidiano americano difende le sue rivelazioni e chiede che Obama lo faccia tornare a casa

FILE - In this file image made from video released by WikiLeaks on Friday, Oct. 11, 2013, former National Security Agency systems analyst Edward Snowden speaks during a presentation ceremony for the Sam Adams Award in Moscow, Russia. In an interview with the New York Times posted to its website on Thursday, Oct. 17, 2013, Snowden says that he did not take any secret NSA documents to Russia and that intelligence officials in China as well as Russia could not get access to the documents he had obtained before leaving the United States. (AP File Photo)
FILE - In this file image made from video released by WikiLeaks on Friday, Oct. 11, 2013, former National Security Agency systems analyst Edward Snowden speaks during a presentation ceremony for the Sam Adams Award in Moscow, Russia. In an interview with the New York Times posted to its website on Thursday, Oct. 17, 2013, Snowden says that he did not take any secret NSA documents to Russia and that intelligence officials in China as well as Russia could not get access to the documents he had obtained before leaving the United States. (AP File Photo)

Un editoriale non firmato pubblicato sul New York Times – e quindi riconducibile alla posizione della direzione della testata – prende ufficialmente le parti di Edward Snowden e chiede che l’amministrazione Obama ne permetta il ritorno negli Stati Uniti senza gravi conseguenze legali. Snowden è la fonte dei documenti riservati sui programmi di spionaggio della National Security Administration (NSA): al momento si trova in Russia grazie a un permesso di asilo temporaneo, se tornasse negli Stati Uniti sarebbe incriminato e processato.

Il New York Times scrive che se sette mesi fa il mondo ha conosciuto la vastità e la pervasività dei programmi di spionaggio della NSA, se si è innescata una positiva discussione sul rapporto tra sicurezza e privacy, se l’opinione pubblica mondiale ha scoperto “come l’agenzia governativa è andata oltre il suo mandato e ha abusato dei suoi poteri”, questo si deve esclusivamente alle rivelazioni di Edward Snowden. A lui si può far ricondurre anche la riforma della NSA promessa dall’amministrazione Obama nonché il caso giudiziario che ha già visto esprimersi alcuni giudici federali (a favore o contro) e che arriverà probabilmente alla Corte Suprema. Per questo motivo, prosegue il New York Times, Snowden “merita di meglio che una vita di esilio permanente, fuga e paura”.

«Ha commesso un reato, ma ha reso al suo paese un grande servizio. È tempo che gli Stati Uniti offrano a Snowden un accordo, un patteggiamento, una qualche forma di clemenza che gli permetta di ritornare a casa e affrontare una pena quanto meno ridotta alla luce del suo ruolo di “whistle-blower”, e avere la speranza di poter dedicare il resto della sua vita all’attivismo per la privacy e per una maggiore supervisione delle attività di intelligence»

Snowden è accusato formalmente di due capi d’accusa relativi a violazioni dell’Espionage Act, la legge che regola la diffusione di informazioni governative riservate, e di furto di documenti del governo. Ognuno di questi può comportare dieci anni di reclusione e l’accusa probabilmente aggiungerebbe altre imputazioni, arrivando a chiedere il carcere a vita. Barack Obama ha sempre detto che Snowden dovrebbe tornare negli Stati Uniti e affrontare il processo, e che avrebbe dovuto denunciare gli abusi avvalendosi della legge statunitense che protegge i “whistle-blower”: quella legge però, scrive il New York Times, si applica solo ai dipendenti pubblici e non ai dipendenti di ditte subappaltatrici, come era Snowden. Il New York Times aggiunge altri argomenti: Snowden manifestò le sue preoccupazioni a due suoi superiori, senza conseguenze; il fatto che la NSA sia andata oltre il suo mandato è ormai opinione diffusa anche nel governo; il capo dell’intelligence, James Clapper, ha mentito quando ha detto al Congresso che la NSA non raccoglieva metadati sui cittadini americani; non ci sono prove, al momento, dei presunti danni alla sicurezza degli Stati Uniti causati dalle rilevazioni di Snowden.

«Quando qualcuno rivela che il governo ha regolarmente e deliberatamente violato la legge, quel qualcuno non dovrebbe temere di passare il resto della sua vita in prigione per decisione del medesimo governo»

foto: AP File Photo