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  • Venerdì 27 dicembre 2013

Un’altra sentenza sulla NSA, stavolta a favore

Un giudice ha stabilito che la raccolta dei metadati sulle telefonate è legale e serve solo a combattere il terrorismo: la questione arriverà probabilmente alla Corte Suprema

A demonstrator wearing a representation of the U.S. flag over her mouth and nose, participates in a protest outside the regional office of the presidency in Sao Paulo, Brazil, Thursday, July 18, 2013. Demonstrators gathered to show their discontent against the government's rejection of National Security Agency leaker Edward Snowden's asylum application, in early July. (AP Photo/Andre Penner)
A demonstrator wearing a representation of the U.S. flag over her mouth and nose, participates in a protest outside the regional office of the presidency in Sao Paulo, Brazil, Thursday, July 18, 2013. Demonstrators gathered to show their discontent against the government's rejection of National Security Agency leaker Edward Snowden's asylum application, in early July. (AP Photo/Andre Penner)

Un giudice federale statunitense – Judge William Pauley di Manhattan – ha affermato in una sentenza che il programma di spionaggio della National Security Agency volto a tracciare le telefonate dei cittadini americani è legale. La National Security Agency (NSA) è l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza nazionale: alcuni dei suoi programmi di controllo delle comunicazioni sono stati resi noti negli scorsi mesi grazie ai documenti diffusi da Edward Snowden, un suo ex analista.

Nelle motivazioni della sentenza [pdf], il giudice scrive che non ci sono prove a sostegno della tesi che i metadati sulle telefonate degli americani siano usati per scopi diversi dall’anti-terrorismo, e che questa pratica è efficace proprio perché si basa sulla raccolta di tutti i dati, senza distinzioni. Pur dando conto dei rischi che questa pratica comporta per le libertà personali dei cittadini, il giudice fa notare che allo stato attuale non ci sono prove che questi metadati siano stati utilizzati per scopi diversi da quelli dichiarati. E aggiunge che se il sistema fosse esistito prima dell’11 settembre del 2001, sulla base degli indizi raccolti dell’intelligence gli attentati di New York e Washington si sarebbero potuti evitare. Il tribunale ha quindi respinto il ricorso, che era stato presentato da un’associazione per le libertà civili, e ha dato ragione al governo.

Dieci giorni fa un altro giudice federale statunitense – Richard J. Leon del District of Columbia – aveva affermato invece che il programma di spionaggio della National Security Agency è “con ogni probabilità” incostituzionale. Secondo il giudice Leon, che ha dato ragione al ricorso presentato da un attivista conservatore, il programma della NSA «viola quel “certo grado di privacy” che i padri fondatori scelsero di inserire nel Quarto Emendamento», proprio perché indiscriminato. Il sistema della NSA è stato definito dal giudice Leon “quasi orwelliano”, in riferimento a George Orwell e al suo famoso romanzo 1984. La decisione di Leon comunque non ha avuto effetti immediati, era più un giudizio preliminare – e il fatto che ci siano sentenze federali contraddittorie significa che la questione sarà probabilmente risolta una volta per tutte dalla Corte Suprema.

Entrambe le sentenze in ogni caso fanno riferimento esclusivamente allo spionaggio rivolto ai cittadini americani, le cui comunicazioni sono protette dalla Costituzione a meno che l’autorità giudiziaria non sia caso per caso autorizzata a tenerne traccia: lo spionaggio del traffico Internet e delle telefonate dei cittadini stranieri, per cui la NSA è stata molto criticata in questi mesi, non ha a che vedere con questi ricorsi. Due giorni dopo la sentenza del giudice Leon una commissione di esperti indipendenti ha presentato al presidente degli Stati Uniti Barack Obama un rapporto con 46 proposte di modifica – alcune piuttosto incisive – ai programmi della National Security Agency (NSA). Obama aveva istituito la commissione in agosto, in risposta alle polemiche sull’operato dell’agenzia rivelato dall’ex impiegato dell’intelligence Edward Snowden.

foto: AP Photo/Andre Penner