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  • Venerdì 27 dicembre 2013

Il metodo Bonino

Il ministro degli Esteri ha fatto con Adriano Sofri il bilancio del 2013 («Stamattina mi chiamano e mi dicono: Sono morti due italiani in Nepal, e lei che cosa fa? Che cosa faccio: sono qui»)

Italian Foreign Minister Emma Bonino attends a joint press conference with her Iranian counterpart Mohammad Javad Zarif, in Tehran, Iran, Sunday, Dec. 22, 2013. Iran’s foreign minister is urging the world powers to avoid “trouble-making” issues as expert-level talks continue over its nuclear program. (AP Photo/Vahid Salemi)
Italian Foreign Minister Emma Bonino attends a joint press conference with her Iranian counterpart Mohammad Javad Zarif, in Tehran, Iran, Sunday, Dec. 22, 2013. Iran’s foreign minister is urging the world powers to avoid “trouble-making” issues as expert-level talks continue over its nuclear program. (AP Photo/Vahid Salemi)

Su Repubblica di oggi Adriano Sofri ha scritto il racconto di una conversazione con Emma Bonino, ministro degli Esteri, sui fatti principali di quest’anno: riguardano guai di italiani all’estero, rapporti con l’Iran e la Russia e molto altro. Dove va il mondo, visto dall’Italia e da Emma Bonino.

La conversazione da fine anno con Emma Bonino avviene alla vigilia del ritorno di Alma Shalabayeva e della piccola Alua. Si chiude una traversia che non avrebbe mai dovuto aprirsi.

Una traversia lunga sette mesi di polemiche chiassose e silenziose trattative certosine. La Farnesina era stata scavalcata al momento della deportazione da parte di un Ministero degli Interni compiacente. L’ambasciatore in Kazakhstan, Alberto Pieri, e i suoi collaboratori, hanno fatto la spola fra la capitale e Almaty, sollecitando una pratica giudiziaria complicata di intenzioni improprie. Conclusa provvisoriamente la quale, il governo kazako ha autorizzato l’espatrio. Si dice che le autorità avessero richiesto una cauzione di un milione di dollari, che sarebbe parsa un’estorsione, poi ridotta alla metà, e che alla fine abbiano preso in garanzia la casa di famiglia ad Almaty. L’intera questione si è appesantita strada facendo di implicazioni improprie e indelicate: lo scambio supposto fra la signora trattenuta in Kazakhstan e la richiesta di estradare il marito, Mukhtar Ablyazov, tuttora detenuto in Francia; le illazioni sui rapporti coniugali o sulle linee seguite dalla difesa di Ablyazov, forse persuasa che lo scandalo per il trattamento da ostaggi di madre e figlia giovasse al rifiuto dell’estradizione. Groviglio inutile da sbrogliare, dal momento che il proposito strenuo dell’Italia, dopo la vergognosa deportazione, era di riportare le cose al punto da cui erano deragliate: la libertà di madre e figlia di muoversi in Europa, e scegliere dove abitare. È quello che è finalmente successo quando l’ambasciata italiana ad Astana ha consegnato i nuovi passaporti con il visto Schengen. A questo punto, dove e quando andare è solo affar loro. All’Italia la consolazione di aver rattoppato uno strappo umano e civile di cui portava intera e dichiarata la colpa. Intanto, un accordo col Kazakhstan sullo scambio penale fa sperare per un altro caso drammatico, la detenzione del funzionario dell’Agip Flavio Sidagni, 58 anni, condannato dal 2010 a sei anni di carcere duro per il possesso di 120 grammi di hashish.

Drammi umani che si tramutano in controversie politiche, e vengono spesso cavalcate a uso interno. Il più grave è quello dei marò Latorre e Girone in India, ereditato da una gestione disastrosa, e sottoposto a un’altalena di notizie strumentali, fatte per mettere a repentaglio la resistenza loro e dei loro cari. Un diplomatico sperimentato come Staffan de Mistura vi si dedica pressoché esclusivamente, coi suoi collaboratori. E le adozioni congolesi, che sembrano avviate a soluzione. Il giovane D’Alessandro di Greenpeace, liberato a Mosca. E i tifosi laziali a Varsavia. Ogni volta, qualcuno chiede che il ministro parta e vada a farsi consegnare personalmente i nostri connazionali: «Se servisse davvero, non ci sarebbe problema: non c’è niente che mi piaccia più che partire per qualunque posto della terra e andare a soccorrere chi è nei guai. Il fatto è che se facessi così i guai rischierebbero di aggravarsi. Stamattina mi chiamano e mi dicono: Sono morti due italiani in Nepal, e lei che cosa fa? Che cosa faccio: sono qui, coi miei collaboratori, come ogni giorno che Dio manda, feste comprese». E qui, a Santo Stefano, come farebbe il punto di fine anno sulla politica estera italiana?

(continua a leggere sul sito del ministero degli Esteri)

foto: Emma Bonino durante una conferenza stampa a Teheran, Iran, il 22 dicembre 2013. (AP Photo/Vahid Salemi)