Come cambia il consumo di vino in Italia

Che nel 2012 è stata la prima produttrice al mondo: da noi però se ne beve sempre meno, racconta Newsweek

A picture shows glasses of Saint-Emilion grand cru classe "Chateau Yquem" 2010, on April 4, 2011 in Saint-Emilion, near Bordeaux, during the week of futures (semaine des primeurs). In following spring after a year's harvest, merchants and trade organization taste samples of wine that is often only 6–8 months old. During the week clients can purchase wines early while a vintage is still in a barrel, offering the customer the opportunity to invest in a particular wine before it is bottled. AFP PHOTO PIERRE ANDRIEU (Photo credit should read PIERRE ANDRIEU/AFP/Getty Images)
A picture shows glasses of Saint-Emilion grand cru classe "Chateau Yquem" 2010, on April 4, 2011 in Saint-Emilion, near Bordeaux, during the week of futures (semaine des primeurs). In following spring after a year's harvest, merchants and trade organization taste samples of wine that is often only 6–8 months old. During the week clients can purchase wines early while a vintage is still in a barrel, offering the customer the opportunity to invest in a particular wine before it is bottled. AFP PHOTO PIERRE ANDRIEU (Photo credit should read PIERRE ANDRIEU/AFP/Getty Images)

Questa settimana Neewsweek racconta in un lungo articolo come è cambiato il consumo di vino in Italia, primo produttore ed esportatore al mondo: gli italiani sembrano essere sempre meno attratti dal vino, preferendo altre bevande alcoliche anche per motivi che riguardano l’economia, la demografia e l’immagine stessa del bere vino.

Secondo la rivista Wine Enthusiast, una delle più accreditate e seguite nel compilare classifiche sui vini, l’Italia ha ottenuto nel 2013 il record della produzione di vino, con più di 4,5 miliardi di metri cubi, superando la Francia – il principale concorrente – che ne ha prodotti invece 4,39 miliardi. L’Italia è anche il primo paese nelle esportazioni, e il primo verso gli Stati Uniti, con oltre 295 milioni di metri cubi di vino.

Nonostante questo però qualcosa sembra essere cambiato in Italia, per quanto riguarda le abitudini di consumo. Le cause sembrano essere diverse, spiega Newsweek: tra queste ci sono la crisi economica, i cambiamenti demografici e il crescente interesse per la cultura della birra artigianale, che riguarderebbe sempre più consumatori. Per quanto riguarda il consumo individuale, l’Italia è seconda, dietro alla Francia: la media italiana è di 51,48 litri all’anno.

È proprio questo il dato in diminuzione, segno di un cambio di tendenza: cinque anni fa gli italiani ne bevevano una media di quasi 55 litri all’anno, secondo uno studio del Beverage Information Group, un gruppo di ricerca statunitense che si occupa di dare informazioni alle industrie del settore sul consumo delle bevande alcoliche. Il livello dei consumi individuali era già diminuito del 15 per cento rispetto al 2006 e ancora di più rispetto agli anni Settanta, quando la media di consumo individuale era di più di 111 litri all’anno, secondo le cifre di Assoenologi, la più importante associazione italiana di enologi. A livello generale invece, tra il 2007 e il 2012 il consumo è diminuito di circa il 4,5 per cento.

Jancis Robinson, esperta di vini che scrive sul Financial Times, ha detto che a suo parere il calo dei consumi è legato in parte a una diversa immagine di chi beve vino diffusa nella società. Una tendenza che riguarderebbe tra l’altro tutti e tre i principali produttori di vino al mondo, Italia, Francia e Spagna: «Il vino fa parte della tradizione storica di questi paesi: chi beve vino è visto ormai come una persona “vecchio stile”, e viene associato ai contadini di una volta, a differenza invece delle birre più pubblicizzate, o delle bevande gassate, dei liquori, che hanno un’immagine più giovane e moderna».

Negli Stati Uniti, invece il consumo di vino è in aumento: l’anno scorso è stata la nazione che ne ha bevuto di più. In particolare per quanto riguarda il vino da tavola, quello che viene consumato durante i pasti: secondo un’analisi del Wine Market Council, il suo consumo è cresciuto per il diciannovesimo anno consecutivo, raggiungendo il 30 per cento in più rispetto a dieci anni fa.

Questa inversione di tendenza nel consumo di vino, tra Italia e Stati Uniti, e il peso del livello delle esportazioni dall’uno all’altro, è stata analizzata anche da Joe Bastianich, uno dei più importanti imprenditori statunitensi nel settore alimentare (di origine italiana): «Gli Stati Uniti stanno recuperando terreno, mentre l’Italia sta diventando un paese più moderno. In un paese che si basa sempre meno sulla produzione agricola è normale che ci sia meno gente che beve vino. In Italia si sta sviluppando una nuova cultura, per creare birre e cocktail artigianali, mentre negli Stati Uniti si bevono meno cose insignificanti e più vino, perché si sta cercando di vivere con uno stile di vita migliore».

A questo, racconta Newsweek, si aggiungerebbero poi un fattore economico e un fattore demografico: la crisi economica di molte famiglie avrebbe inciso sull’acquisto di vino, che non viene più considerato tra i beni di prima necessità. Ha il suo ruolo anche l’invecchiamento della popolazione: secondo i dati della Commissione Europea il 20,6 per cento della popolazione italiana supera i 65 anni. E con più persone anziane aumentano di conseguenza anche le malattie, che implicano spesso la necessità di evitare il consumo di alcolici.

Foto: PIERRE ANDRIEU/AFP/Getty Images