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  • Sabato 9 novembre 2013

Gli Stati Uniti hanno perso il voto all’assemblea dell’UNESCO

Non pagavano fondi all'agenzia dell'ONU da due anni: c'entra una legge del 1990 riguardo il finanziamento alle organizzazioni che riconoscono la Palestina

Foreign Minister of the Palestinian Authority, Riyad Al-Malki delivers a speech on October 31, 2011 at the headquarters of UNESCO in Paris. Palestinians won a crucial vote to enter UNESCO as a full member on Monday, scoring a symbolic victory in their battle for statehood ahead of a similar vote at the UN General Assembly in New York. AFP PHOTO MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Foreign Minister of the Palestinian Authority, Riyad Al-Malki delivers a speech on October 31, 2011 at the headquarters of UNESCO in Paris. Palestinians won a crucial vote to enter UNESCO as a full member on Monday, scoring a symbolic victory in their battle for statehood ahead of a similar vote at the UN General Assembly in New York. AFP PHOTO MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Ieri, venerdì 8 novembre, l’UNESCO, un’agenzia dell’ONU che si occupa di educazione e di gestione del patrimonio culturale, ha comunicato di aver sospeso il diritto di voto degli Stati Uniti alla propria assemblea: da due anni, infatti, il governo americano ha smesso di finanziare l’agenzia internazionale. La causa è l’applicazione di una legge del 1990 che vieta al governo di finanziare le agenzie collegate all’ONU che abbiano accolto la Palestina fra i propri membri – fatto che nel caso dell’UNESCO è avvenuto il 30 ottobre 2011. Secondo il New York Times, il governo ha tentato recentemente di cambiare questa legge, ma senza successo.

Secondo Reuters, gli Stati Uniti fornivano all’UNESCO circa 240 milioni di dollari all’anno (ma altri giornali parlano di cifre più basse, attorno ai 70-80 milioni), pari al 22 per cento dell’intero budget dell’agenzia. La direttrice dell’agenzia, Irina Bokova, ha detto che a causa di questo fatto molti dipendenti verranno licenziati e che molti programmi gestiti dall’agenzia verranno sospesi. Lo scorso anno, per trovare i soldi mancanti, Bokova aveva creato un fondo speciale grazie ai contributi di paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e la Norvegia; la stessa direttrice ha però aggiunto che non ritiene possibile aprire un nuovo fondo speciale, e che l’agenzia sarà costretta a sospendere ulteriori programmi. Phyllis Magrab, un commissario UNESCO che ha un ufficio a Washington, ha detto che l’agenzia «non sarà più in grado di avere lo stesso peso» a livello internazionale.

Con tutta probabilità, due luoghi americani che erano in lista  d’attesa per ricevere una certificazione UNESCO – uno scavo archeologico a Poverty Point, in Louisiana, e un gruppo di missioni spagnole del 18esimo secolo a San Antonio, in Texas – non la otterranno più: il progetto relativo al sito di San Antonio, in particolare, prevedeva la creazione di un migliaio di posti di lavoro grazie ai fondi che sarebbero arrivati dall’agenzia.

Inoltre, fa notare il New York Times, la perdita del voto all’assemblea diminuisce di molto il peso degli Stati Uniti in una importante e rispettata organizzazione internazionale, e di conseguenza la possibilità che gli Stati Uniti riescano a influenzare la gestione dei fondi dell’agenzia.

foto: MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images