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  • Venerdì 27 settembre 2013

In Siria è nata l’Alleanza Islamica

È formata dai ribelli più estremisti, è molto forte militarmente e controlla diverse città del paese: non è una buona notizia per nessuno

In this Friday, Sept. 20, 2013 photo, a military cap sewed with a patch in Arabic that reads, "there is no God but Allah and Mohammed is his prophet," hangs on an ordinance belonging to Free Syrian Army fighters during clashes with government forces in Kafr Nboudah village, Idlib province, northern Syria. In the village of Kafr Nboudah rebels associated with the Free Syrian Army, a group backed by the West, launched mortars and fired rocket propelled grenades to edge out regime forces from villages with Alaaite majorities. (AP Photo)
In this Friday, Sept. 20, 2013 photo, a military cap sewed with a patch in Arabic that reads, "there is no God but Allah and Mohammed is his prophet," hangs on an ordinance belonging to Free Syrian Army fighters during clashes with government forces in Kafr Nboudah village, Idlib province, northern Syria. In the village of Kafr Nboudah rebels associated with the Free Syrian Army, a group backed by the West, launched mortars and fired rocket propelled grenades to edge out regime forces from villages with Alaaite majorities. (AP Photo)

Martedì 24 settembre tredici dei gruppi più estremisti di ribelli siriani hanno annunciato di essersi uniti nella “Alleanza Islamica”, una nuova coalizione che ha come primo – ma non unico – obiettivo la deposizione del presidente Bashar al Assad. Nel comunicato l’Alleanza Islamica annuncia tra le altre cose di non volere essere più rappresentata dalla Coalizione Nazionale Siriana – organizzazione di ribelli moderati sostenuta dall’Occidente la cui leadership politica si trova all’estero – e di volere imporre la sharia come “unica fonte della legge” in Siria.

La nascita dell’Alleanza Islamica formalizza la creazione del cosiddetto “terzo fronte” nella guerra civile siriana, di cui si parla da più di due mesi: oltre allo scontro tra forze militari del presidente Bashar al Assad e ribelli, se n’è sviluppato un altro all’interno dello schieramento dei ribelli – semplificando – tra i combattenti laici e “moderati” e quelli più estremisti vicini ad al Qaida. Secondo alcune stime del Wall Street Journal, degli oltre 100mila ribelli in Siria, circa 30-40mila fanno parte di gruppi che hanno firmato la dichiarazione dell’Alleanza Islamica (loro comunque dicono di rappresentare il 75 per cento dei combattenti anti-Assad in Siria).

Tra questi ce ne sono alcuni militarmente molto forti, che già ora controllano diverse città della Siria. C’è al-Nusra per esempio, che insieme allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (che però non ha firmato la dichiarazione) “rappresenta” al Qaida nella guerra civile siriana. Poi ci sono Liwa al Tawhid, la brigata più forte della città settentrionale di Aleppo, e Liwa al Islam, quella che sta combattendo contro le forze di Assad nella periferia di Damasco.

Con la nascita dell’Alleanza Islamica la situazione in Siria si complica ancora di più: oltre agli episodi di violenza e scontri che si sono verificati negli ultimi mesi tra diversi gruppi di ribelli, il problema riguarda anche l’atteggiamento dell’Occidente, che in pratica non sa più a chi rivolgersi nel campo degli oppositori di Assad. Il rischio più grande, scrive il Wall Street Journal, è che alla creazione dell’Alleanza Islamica possa seguire la nascita di un Esercito Islamico Siriano, che sfiderebbe l’attuale Esercito Libero Siriano, anch’esso sostenuto dall’Occidente. Se questo dovesse succedere, i ribelli più moderati perderebbero influenza, e potere militare, e rischierebbero di non contare più niente. Ma anche Assad avrebbe dei problemi, considerata la forza militare della nuova alleanza.

Foto: un cappello militare lasciato nella provincia siriana di Idlib il 20 settembre, con sopra la scritta in arabo: “Non c’è altro dio al di fuori di Allah, e Maometto è il suo profeta” (AP Photo)