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  • Giovedì 19 settembre 2013

A tre giorni dalle elezioni in Germania

Angela Merkel è avanti - il suo avversario è «tutto quello che lei non è» - ma non può stare tranquilla: dati, sondaggi e le foto della campagna elettorale

Manifesti elettorali a Berlino, 17 settembre 2013 (JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
Manifesti elettorali a Berlino, 17 settembre 2013 (JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

Domenica 22 settembre si voterà in Germania nelle elezioni federali e, a tre giorni dalle elezioni, l’impressione è che il cancelliere uscente Angela Merkel si avvii a una nuova vittoria: ma le magre prospettive di consenso dell’attuale alleato di governo, la FDP, rendono molto difficile fare previsioni su che cosa succederà dopo il voto nel campo delle alleanze per avere la maggioranza.

I sondaggi più recenti indicano la CDU di Angela Merkel (alleata con la CSU bavarese) appena sotto il 40 per cento, mentre il partito socialdemocratico (SPD), il principale sfidante di centrosinistra, è al 28 per cento, con un altro 10 per cento circa dei Verdi. I liberali, che alle elezioni del 2009 avevano ottenuto il 14,6 per cento, sono da tempo intorno al 5 per cento, mentre alla sinistra dello schieramento Die Linke (“la sinistra”) è al 9-10 per cento. Stare sotto o sopra il 5 per cento fa molta differenza: al di sotto, per via dello sbarramento, si viene esclusi dalla ripartizione dei seggi.

Le elezioni del 2009 furono descritte da molti come noiose per la mancanza di carisma dei candidati, Angela Merkel per la CDU e Frank-Walter Steinmeier per la SPD: l’affluenza fu particolarmente bassa (il 70,8 per cento, un record negativo) e ci fu l’impressione che i due partiti principali non si facessero la guerra con troppo impegno, anche perché uscivano da anni di governo insieme nella “grande coalizione” e c’era la possibilità che dovessero continuare sulla stessa strada. Angela Merkel sembrò beneficiare della situazione: la sua popolarità era alta e la sua strategia – sostanzialmente stare in silenzio e aspettare – sembrò pagare.

Angela Merkel, da allora, non sembra essere cambiata. La trovata più fortunata dell’intera campagna elettorale è stata un gigantesco poster – 2.400 metri quadrati – alla stazione centrale di Berlino, che mostra il tipico gesto delle mani di Angela Merkel con i pollici e gli indici uniti: così famoso da avere un nome, Merkel-Raute (il “rombo di Merkel”). Il poster, con il suo gigantismo leggermente inquietante, è diventato presto un meme. Ma la campagna della CDU, in generale, è rimasta soporifera e tranquillizzante come le 78 pagine del suo programma: lo slogan principale è un blando Gemeinsam Erfolgreich, “insieme con successo”.

I guai della SPD
Dall’altra parte c’è Peer Steinbrück, il candidato dell’SPD. Mercoledì la versione internazionale dello Spiegel ha pubblicato un suo lungo ritratto in cui riconosce che Steinbrück “è tutto quello che Angela Merkel non è: disinvolto, aggressivo, e non può trattenersi dal fare una battuta”. Una delle migliori l’ha fatta durante un’intervista televisiva: il conduttore gli ha chiesto se non avesse paura che l’età lo avrebbe condizionato in campagna elettorale (Steinbrück ha 66 anni) e lui si è dato un buffetto sulle guance e ha detto «Oh no, ho un’ottima crema notte». Ma nonostante sia “divertente”, scrive lo Spiegel, la sua campagna elettorale è stata condotta male e “finirà probabilmente con una sconfitta”.

Steinbrück è stato ministro delle Finanze dal 2005 al 2009, durante il primo governo di Angela Merkel, ed è conosciuto per avere un’ottima preparazione economica. È anche un politico con molta esperienza, ex governatore del più popoloso Land tedesco, quello di Nordrhein-Westfalen. Ma la sua campagna elettorale è stata gestita male fin dall’inizio e una delle ultime mosse è stata un vero e proprio disastro in termini di comunicazione: una copertina del Süddeutsche Zeitung Magazin in cui fa il gesto del dito medio (i giornalisti lo intervistarono chiedendogli di rispondere senza parlare e quello fu uno dei gesti che utilizzò). Lo Spiegel nota piuttosto sconsolato che questa rischia di essere l’unica cosa che sarà ricordata tra dieci anni nella campagna della SPD. Con Steinbrück il pubblico ride, dice lo Spiegel: ma rispondere sempre con una battuta dà agli elettori l’impressione che il candidato si voglia mettere su un piano di superiorità intellettuale, non curandosi di rispondere davvero alle domande.

Le alleanze
La SPD ha detto che si alleerà con i Verdi, che in campagna elettorale stanno puntando molto sugli investimenti nelle energie rinnovabili. Ancora più a sinistra c’è Die Linke (“La Sinistra”), che è forte soprattutto all’est, è attualmente il terzo o il quarto partito (nei sondaggi ha più o meno i voti dei Verdi). Un’alleanza tra Die Linke e SPD è praticamente impossibile perché il primo è più o meno diretto discendente del partito comunista della Germania orientale, anche se ha sottolineato persino nei manifesti che “non vuole una rivoluzione” e si presenta oggi come un partito di sinistra moderno interessato ai temi del lavoro, dei diritti e della giustizia sociale. La SPD ha escluso un’alleanza con Die Linke ed è molto difficile che cambi idea anche dopo il voto.

Il problema principale della SPD è la cattiva campagna elettorale della SPD, ma il problema della CDU è quello che le sta intorno. Nel parlamento uscente, la maggioranza ha 40 voti di vantaggio: ma i liberali della FDP, l’alleato di governo, sono pericolosamente vicini alla soglia del 5 per cento sotto la quale la legge elettorale tedesca non assegna una rappresentanza in parlamento. Negli ultimi quattro anni da alleati della CDU, i liberali non sono riusciti a togliersi di dosso la fama di proteggere gli interessi dei più ricchi e privilegiati, vista anche la loro tradizionale promozione delle libertà individuali, del mercato libero e della riduzione del ruolo dello Stato. Le divisioni al loro interno non hanno aiutato. Alle elezioni bavaresi di domenica scorsa, la FDP ha preso un misero 3,3 per cento.

Visti i guai della FDP, si è tornato a parlare della Große Koalition, l’alleanza “nero-rosso” (i partiti politici tedeschi sono spesso identificati con colori, soprattutto nelle alleanze) che sostituisca quella “nero-giallo” (il giallo è il colore della FDP) attualmente al potere. Nella Germania del secondo dopoguerra è già accaduto due volte, nel 1966-1969 e nel 2005-2009. Steinbrück ha escluso che questa alleanza sia possibile: se si farà un accordo CDU-SPD dopo il voto, sarà probabilmente senza di lui.

I temi della campagna elettorale
Al centro della campagna elettorale ci sono soprattutto economia e giustizia sociale. Angela Merkel può contare sui buoni dati economici della Germania e sul fatto che il paese, a parte qualche recente scricchiolio, non è stato colpito dalla drammatica crisi dell’eurozona. «Abbiamo mostrato quello che possiamo fare in tempi difficili», ha detto nell’unico dibattito televisivo con Steinbrück della campagna elettorale, ai primi di settembre. La campagna elettorale della CDU punta sulla continuità e molti tedeschi sembrano non vedere motivi per cambiare.

La SPD parla invece soprattutto di temi sociali e la sua proposta principale è l’introduzione di un salario minimo nazionale: durante lo stesso confronto televisivo Steinbrück ha parlato di coesione sociale e di maggiore equità, sottolineando l’aumento delle disuguaglianze sociali nel corso degli ultimi anni. Con una mossa piuttosto inedita, il ministro francese dell’Economia sociale Benoît Hamon ha detto proprio oggi a BBC News che il prossimo governo tedesco dovrà “giocare rispettando le regole”, perché oggi la Germania riceve un vantaggio sleale nella competitività rispetto agli altri paesi europei dato che paga troppo poco molti lavoratori.

La sorpresa?
In tutto questo c’è un nuovo movimento politico a cui i mezzi di comunicazione stanno dando pochissimo spazio ma che potrebbe rivelarsi la vera sorpresa delle elezioni. I sondaggi danno il partito Alternative für Deutschland (“alternativa per la Germania”, AfD) intorno al 3-4 per cento, ma il suo reale peso elettorale potrebbe essere sottostimato: se riuscisse a passare la soglia del 5 per cento e a ottenere una rappresentanza in parlamento sarebbe un risultato clamoroso. La caratteristica principale dell’AfD è essere fortemente contrario alla permanenza della Germania nell’euro, una prospettiva che sembra estrema per gran parte dell’elettorato tedesco, ma se riuscirà a ottenere parlamentari darà battaglia in occasione dei futuri voti del Bundestag sulle misure europee. Niente sorprese da parte dei Pirati, probabilmente, che da mesi sono in grande difficoltà.