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  • Lunedì 15 luglio 2013

Le manifestazioni contro la sentenza sull’omicidio di Trayvon Martin

In moltissime città degli Stati Uniti: criticano la legge sulla legittima difesa e gli errori nel processo

Throngs of marches arrive on Times Square, Sunday, July 14, 2013, in New York, for a protest against the acquittal of volunteer neighborhood watch member George Zimmerman in the 2012 killing of 17-year-old Trayvon Martin in Sanford, Fla. Demonstrators upset with the verdict protested mostly peacefully in Florida, Milwaukee, Washington, Atlanta and other cities overnight and into the early morning. (AP Photo/Craig Ruttle)
Throngs of marches arrive on Times Square, Sunday, July 14, 2013, in New York, for a protest against the acquittal of volunteer neighborhood watch member George Zimmerman in the 2012 killing of 17-year-old Trayvon Martin in Sanford, Fla. Demonstrators upset with the verdict protested mostly peacefully in Florida, Milwaukee, Washington, Atlanta and other cities overnight and into the early morning. (AP Photo/Craig Ruttle)

Dalla sera di sabato 13 luglio, in diverse città degli Stati Uniti – tra cui New York, Los Angeles, San Francisco, Atlanta e Miami – decine di migliaia di persone stanno protestando contro la sentenza di assoluzione di George Zimmerman, la guardia giurata accusata di avere ucciso il 17enne nero Trayvon Martin in una strada di Sanford, in Florida, il 26 febbraio 2012. Il processo a Zimmerman è stato molto seguito da tutti i media statunitensi, perché toccava questioni riguardanti i pregiudizi razziali, il funzionamento della giustizia, le leggi sulla legittima difesa e l’uso delle armi negli Stati Uniti.

La sentenza di assoluzione è arrivata nonostante Zimmerman avesse ammesso l’omicidio già al primo interrogatorio, sostenendo però la legittima difesa. Grazie a una legge,  in vigore in Florida e contestatissima, Zimmerman è stato giudicato non colpevole, suscitando proteste molto dure in tutto il paese e facendo parlare molti di “fallimento del sistema giudiziario” nazionale.

Le proteste si sono diffuse un po’ ovunque negli Stati Uniti, soprattutto in California. A Los Angeles i manifestanti hanno occupato un tratto della superstrada “Interstate 10”, bloccando il traffico per quasi un’ora. Ci sono stati alcuni scontri con le forze dell’ordine, ha detto il comandante della polizia Andrew Smith a NBC Los Angeles, e diverse persone sono state arrestate. A New York migliaia di persone si sono ritrovate a Union Square, a Manhattan, per poi dirigersi verso Times Square: molti hanno mostrato la foto di Martin, in segno di solidarietà alla sua famiglia.

Diverse proteste si sono tenute anche a Sanford, in Florida, il posto dove Martin è stato ucciso: durante alcuni comizi organizzati dopo la sentenza, i manifestanti hanno chiesto la revisione della legge basata sul principio del Stand Your Ground, quella che ha permesso l’assoluzione di Zimmerman. Questa legge permette di sparare anche se ci si sente solo minacciati, ed è una delle più permissive e controverse degli Stati Uniti, perché garantisce l’immunità a chi spara anche solo con il “ragionevole timore” di essere in pericolo di vita o di essere ferito gravemente.

A Tallahassee, capitale della Florida, diversi manifestanti hanno indossato felpe con il cappuccio sollevato sulla testa, proprio come ce l’aveva Martin quando fu individuato come “sospetto” da Zimmermann la sera dell’omicidio. In molti hanno anche scandito slogan antirazzisti. Altre manifestazioni si sono tenute ad Atlanta, Newark, Tampa e Oakland.

Nonostante la sentenza, rimangono ancora molti punti poco chiari di come sono andate le cose la sera dell’omicidio di Martin: non è stato stabilito chi dei due sia stato il primo a istigare lo scontro, chi abbia chiesto aiuto, chi sia stato il primo a dare pugni, e a che punto Zimmerman abbia sparato. Ci sono poi altri passaggi confusi, come la comparsa di un testimone a processo iniziato, e una testimonianza del capo dell’investigatore della polizia a favore di Zimmerman anziché della parte rappresentata dal procuratore generale, come è prassi negli Stati Uniti.

Inoltre, sembra che l’accusa abbia compiuto molti errori, alcuni grossolani, come quello di non avere preparato sufficientemente i testimoni per gli interrogatori che si sono susseguiti durante il processo: uno di questi casi, scrive il New York Times, ha coinvolto un’amica di Martin, Jeantel Rachel, che ha riferito che poco prima dell’omicidio Martin le avrebbe detto di essere seguito, e di essere molto spaventato. Negli ultimi giorni i media statunitensi hanno scritto molto anche della testimonianza di Shiping Bao, il medico legale che fece l’autopsia al cadavere di Martin: Bao, a differenza del patologo forense che ha testimoniato a favore della difesa, ha fatto una dichiarazione molto confusa e molto poco solida su come sono andate le cose la notte dell’omicidio.

Oltre tutta questa serie di errori e approssimazioni, si sono aggiunte le accuse che i legali della famiglia Martin hanno rivolto alle autorità durante le indagini e il processo contro Zimmerman: secondo loro, la guardia giurata sarebbe stata trattata con un occhio di riguardo solo perché è un bianco. Molte critiche sono state fatte anche contro la legge basata sul principio del Stand Your Ground, usata dai legali di Zimmerman come linea di difesa. Dopo la sentenza la Casa Bianca, in maniera piuttosto inusuale, ha diffuso un comunicato del presidente Barack Obama, in cui si definisce la morte di Trayvon Martin una tragedia, non solo per la famiglia o per la sua comunità, ma per tutta l’America:

«So che questo caso ha suscitato forti emozioni. E sulla scia della sentenza, so che queste emozioni possono diventare ancora più forti. Ma abbiamo delle leggi, e una giuria ha emesso il suo verdetto. Ora chiedo a ogni americano di rispettare le richieste per una riflessione tranquilla provenienti da due genitori che hanno perso il loro giovane figlio.»

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