Uomini e tonni

Adriano Sofri sulla brutta storia dei migranti morti nel Canale di Sicilia

**RESENDING FOR IMPROVED QUALITY** A picture taken Saturday, May 26, 2007, and made available by the Italian Navy Tuesday, May 29, 2007, showing a group of 27 immigrants hanging on a tuna fishing net after their boat sank off the coast of Malta. The immigrants, coming from Africa, were rescued by an Italian Navy ship Saturday, May 26, 2007, and carried to the Sicilian island of Lampedusa, Italian Navy said. (AP Photo/Italian Navy, HO)
**RESENDING FOR IMPROVED QUALITY** A picture taken Saturday, May 26, 2007, and made available by the Italian Navy Tuesday, May 29, 2007, showing a group of 27 immigrants hanging on a tuna fishing net after their boat sank off the coast of Malta. The immigrants, coming from Africa, were rescued by an Italian Navy ship Saturday, May 26, 2007, and carried to the Sicilian island of Lampedusa, Italian Navy said. (AP Photo/Italian Navy, HO)

Domenica 16 giugno, 95 migranti che erano a bordo di un gommone sono stati salvati dalla Guardia Costiera italiana. Arrivati a Lampedusa, hanno raccontato che sette di loro erano annegati nel Canale di Sicilia mentre cercavano di aggrapparsi a una gabbia per l’allevamento di tonni trainata da un motopesca tunisino: l’equipaggio ha tagliato i cavi, lasciandoli in mare aperto. Nel maggio di cinque anni fa 27 somali rimasero aggrappati per tre giorni alle gabbie dell’imbarcazione maltese ”Budafel”: l’armatore si rifiutò di farli salire a bordo per paura di perdere il carico dei pesci e vennero soccorsi da una nave della Marina Militare. Quell’immagine fece il giro del mondo. Adriano Sofri, su Repubblica di oggi, racconta il viaggio parallelo e disperato dei migranti umani e dei pesci, ognuno verso la propria destinazione.

Bisognerebbe essere Giacomo Leopardi, che figurò il dialogo di un cavallo e un bue, o dell’asinaio con l’asino, a scrivere il dialoghetto morale fra l’uomo e il tonno, fra l’uomotonno e il tonnouomo. I quali sono animali nobili ambedue, e specie protette: benché i tonni rossi – pinnazzurra – prossimi all’estinzione, mentre gli umani africani si moltiplicano, sicché fra il perdere il carico dei tonni e il mancare di soccorso alla deriva degli umani il peschereccio che li traina ha la scelta facile e quasi inevitabile. E solo per ipocrisia gli spettatori, quali siamo per lo più voi e io, lo deplorano, concorrendo a fissare il valore di mercato degli uni e degli altri, e i primi mangiamo di gusto, e non vogliamo sapere dei secondi.

Nel maggio del 2007 comparve quel faccia a faccia fra gli uomini ammarati e i tonni deportati, e il capitano del peschereccio spiegò che i tonni dentro la gabbia valevano un milione, e i 27 somali attaccati fuori non valevano niente, e lui niente ci poteva. Questa volta gli umani del peschereccio devono essersela vista brutta davvero, se hanno tagliato la corda e perduto il tesoro di tonni pur di non caricarsi della zavorra di centodue umani. Si può disputare se gli animali umani siano superiori ai tonni, se non per possanza fisica – paragone impensabile – per intelligenza e lungimiranza. Ma il confronto è complicato dalla divisione intestina che oppone gli umani, ed è ignota ai tonni.

Pescatori e loro imprenditori e clienti; e migranti umani, e tonni. I quali sono migranti formidabili, che se ne vengono in quattro mesi dall’America al Mediterraneo — senza mai fermarsi, pena morir soffocati — in cerca dell’acqua luminosa e calda per riprodursi. I migranti umani vengono anche da lontano, per deserti e città cattive, e si attentano nell’acqua chiudendo gli occhi, immaginando di là una terra di delizie, o almeno di salvezza: e nell’acqua si aggrappano alla gabbia dei tonni, e una volta in salvo li aspetta la gabbia per umani, nella quale, dopo mesi forzati a star fermi fino a soffocare, avverrà loro perfino di rimpiangere il cielo aperto sopra quel madornale salvagente che imprigiona i tonni, e il luccichio argentato, e gli occhi fraternamente spalancati. Ghiotti ai palati giapponesi, del resto, e preziosi a cavarne valvole cardiache, tanto sono duttili gli animali umani. Allevati in gabbia, per ingrassare, che ancora non si sa riprodurli cattivi, i tonni rossi sono catturati e trascinati per mare nella direzione inversa a quella dei gommoni di migranti umani — che non chiamo disperati, perché occorre sperare forte per mettersi in quel viaggio — fino a disporli muso contro muso, invidiandosi. Si chiama stabulazione, l’ingrasso in quei recinti acquatici, e vuol dire la stalla, promossa a stabulazione per umani, per ingrassare i tonni catturati e tenere a galla gli umani catturandi. Muoiono lungo il viaggio umani e tonni, i quali sono, benché grandissimi, delicatissimi di conformazione e chissà anche di sentimenti. Separati dai soccorritori, andranno gli uni e gli altri al loro destino, cioè alla loro destinazione.

(Continua a leggere l’articolo di Repubblica su Triskel182)

Foto: i 27 migranti aggrappati per tre giorni alle gabbie per tonni,
maggio 2007 (AP Photo/Italian Navy, HO)