L’assaggiatrice di Hitler

Lo Spiegel racconta la storia di una donna che per due anni e mezzo fu usata dalle SS per controllare che il cibo di Hitler non fosse avvelenato

Margot Wölk oggi ha 95 anni e vive a Berlino. Per circa due anni e mezzo, nel corso della Seconda guerra mondiale, è stata tra le 15 donne costrette a diventare le assaggiatrici del cibo di Adolf Hitler. Pochi giorni fa EinesTages, la sezione di argomento storico del settimanale tedesco Spiegel, ha raccontato la sua storia e i suoi ricordi di quel periodo (qui una traduzione dell’articolo in inglese).

Nell’inverno del 1941, a 24 anni, Margot Wölk abbandonò la casa dei suoi genitori a Berlino, danneggiata dai bombardamenti dell’aviazione britannica, per trasferirsi in un paesino della Prussia Orientale di nome Gross-Partsch (oggi Parcz, nella Polonia nordorientale) dove viveva la suocera. A pochi chilometri da Gross-Partsch, però, si trovava il quartier generale di Adolf Hitler sul fronte orientale, il Wolfsschanze – ovvero “Tana del lupo” – di Rastenburg: un tetro insieme di bunker seminascosti nella foresta da cui Hitler diresse le operazioni in Unione Sovietica fino alla fine del 1944, quando venne abbandonato frettolosamente a causa dell’avanzata dell’Armata Rossa.

Stando ai ricordi di Wölk, il sindaco del paesino dove si era appena trasferita era “un vecchio nazista” e, poco dopo il suo arrivo, le SS si presentarono alla sua porta e la costrinsero a seguirla. Cominciò il suo periodo da “assaggiatrice”: veniva periodicamente portata insieme ad una decina di altre donne in una caserma del vicino paese di Krausendorf, dove alcuni cuochi preparavano il cibo per Hitler.

Il personale di servizio portava piatti e zuppiere di verdura, salse, pasta e frutta esotica, piazzandoli in una stanza con un grande tavolo di legno. Poi bisognava asseggiarlo. «Non c’era mai carne perché Hitler era vegetariano – ricorda Wölk – e il cibo era buono, perfino molto buono. Ma non potevo godermelo.»

Le SS portavano quindi le pietanze al quartier generale, ma Hitler non mangiava mai prima di un’ora dall’assaggio (che avveniva tra le 11 e mezzogiorno) come ulteriore precauzione contro i veleni. Wölk veniva svegliata tutti i giorni alle 8 dalle SS, che le gridavano «Margot! Alzati!» da dietro la finestra di casa sua, e doveva essere disponibile tutti i giorni, ma veniva portata in caserma solo quando Hitler era a Rastenburg, il che succedeva piuttosto spesso: tra il 1941 e il 1944 Hitler fu nella “Tana del lupo” in media due giorni su tre. La donna non vide mai il dittatore di persona.

La famiglia di Margot Wölk, e la ragazza stessa, non era nazista: lei aveva rifiutato di aderire all’organizzazione giovanile della Gioventù Hitleriana, la Lega delle Ragazze Tedesche (Bund Deutscher Mädel) e suo padre, scrive lo Spiegel, non era stato promosso sul lavoro perché non aveva la tessera del partito nazista. Il marito di Margot, Karl, era in guerra e non mandava sue notizie da due anni.

Le cose cambiarono bruscamente il 20 luglio 1944, il giorno del famoso mancato attentato a Hitler da parte del colonnello von Stauffenberg. Wölk quel giorno era alla proiezione di un film organizzata dai soldati tedeschi, sotto una tenda nei pressi del quartier generale. Quel giorno, poco prima dell’una, nella sala in cui Hitler stava tenendo una riunione con una ventina di ufficiali esplose una bomba contenuta in una valigia. Anche se quattro persone – tre ufficiali e lo stenografo della riunione – rimasero uccise, Hitler ne uscì senza gravi danni a parte un timpano perforato, probabilmente perché all’ultimo momento la valigia venne spostata con un piede dall’uomo che sedeva accanto a Hitler (il colonnello dell’esercito Heinz Brandt, che morì il giorno dopo per le ferite riportate).

Wölk sentì benissimo l’esplosione, che «gettò tutti giù dalle panche di legno» del cinema improvvisato. All’attentato seguì una fase di repressione durissima in tutta la Germania (migliaia di persone dei movimenti di resistenza clandestini e semplici oppositori vennero arrestati, incarcerati e uccisi) e anche le misure di sicurezza intorno alla Tana del lupo vennero ristrette. Alle assaggiatrici non venne più permesso di abitare a casa propria e vennero trasferite in un edificio scolastico sfollato vicino al quartier generale.

Una notte, racconta Wölk, un ufficiale delle SS entrò nella stanza dove dormiva e la stuprò. L’uomo era entrato in camera sua usando una scala, che il giorno dopo era ancora appoggiata alla facciata della casa. Poche settimane più tardi, quando l’Armata Rossa si trovava a poca distanza da Rastenburg, la donna riuscì ad abbandonare la base salendo su un treno per Berlino, con l’aiuto di un ufficiale che l’aveva presa da parte e le aveva detto che era arrivato il momento di andarsene da lì. Wölk racconta che dopo la guerra incontrò di nuovo l’ufficiale che l’aveva messa sul treno, che le disse che le altre assaggiatrici rimaste a Rastenburg erano state uccise dai soldati sovietici.

Negli ultimi mesi della guerra, Wölk rimase diverso tempo nascosta a casa di un medico, ma tornò dopo qualche tempo a Schmargendorf, la zona a sudovest di Berlino dove vivevano i suoi genitori. Qui venne catturata dall’Armata Rossa, che la tenne prigioniera per due settimane: una prigionia molto dura, con ripetuti stupri che le impedirono in seguito di avere figli.

Nel 1946, Margot Wölk si riunì al marito Karl, che era stato a lungo un prigioniero di guerra. La coppia visse insieme fino alla morte di lui nel 1980. Per molti anni Margot non parlò a nessuno della propria esperienza nel quartier generale di Hitler, che è emersa nell’inverno del 2012 in modo piuttosto casuale: un giornalista locale andò a farle visita per il suo 95esimo compleanno e cominciò a farle domande sul suo passato. La donna decise di parlare dei “peggiori anni della sua vita”.

La testimonianza di Wölk, oltre al suo interesse storico, dà anche qualche elemento per risolvere uno dei dubbi minori e delle voci più frequenti sulla figura umana di Hitler: il fatto che fosse vegetariano. Wölk dice di non aver mai visto carne o pesce tra le portate destinate a Hitler, ma la questione è dibattuta tra gli storici. La cuoca di un hotel di Amburgo frequentato spesso da Hitler prima della guerra, Dione Lucas, scrisse in un suo manuale di cucina che il futuro dittatore era un grande amante dello stufato di piccione, e ci sono altre testimonianze secondo cui Hitler mangiava carne, almeno occasionalmente.

Foto: Adolf Hitler a cena con l’allora primo ministro britannico Neville Chamberlain a Monaco nel 1938.
(Heinrich Hoffmann/Getty Images)