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  • Domenica 10 febbraio 2013

La diplomazia del ping pong

È morto domenica Zhuang Zedong, il giocatore di tennis da tavolo che con un piccolo gesto accelerò l'avvicinamento di Cina e Stati Uniti

Chinese communist party leader Mao Tse-Tung, left, and U.S. President Richard Nixon shake hands as they meet, Feb. 21, 1972. Nixon's visit marks the first time an American president has visited the People's Republic of China. (AP Photo)
Chinese communist party leader Mao Tse-Tung, left, and U.S. President Richard Nixon shake hands as they meet, Feb. 21, 1972. Nixon's visit marks the first time an American president has visited the People's Republic of China. (AP Photo)

Oggi è morto Zhuang Zedong, un giocatore di ping pong cinese che all’inizio degli anni ’70 fu al centro della diplomazia mondiale. Grazie a un incidente fortuito e a un suo gesto di generosità Cina e Stati Uniti ebbero l’occasione di celebrare alcuni incontri diplomatici – e diverse partite di ping pong – che allora portarono a un’inedita distensione tra i due paesi.

Quando cominciò quella che diventò nota come “Ping pong diplomacy” la Cina era un paese molto isolato dal mondo, governato da un regime comunista assai più rigido di quello attuale, non riconosciuto e praticamente privo di relazioni diplomatiche con tutto l’Occidente e non solo. Il seggio cinese nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite era ancora occupato dalla Repubblica cinese, cioè l’ex governo nazionalista rifugiatosi a Taiwan dopo la sconfitta nella guerra civile. Una serie di incidenti, culminati nel 1969 con una serie di scontri di confine che causarono più di duecento morti, avevano raffreddato le relazioni con quello che era, fino a poco tempo prima, l’unico alleato cinese, l’Unione Sovietica.

Nei primi anni ’70 la situazione era pronta a sbloccarsi. Da un lato, la leadership cinese cominciò a pensare che un riavvicinamento agli Stati Uniti avrebbe potuto bilanciare la crescente tensione con l’Unione Sovietica. Mentre gli americani, allora era presidente Richard Nixon, presero a vedere la Cina come un utile alleato nella Guerra Fredda contro la Russia. Ogni passo diplomatico, però, era estremamente complesso: i due paesi erano molto diversi – la Cina era il più grande stato comunista dopo la Russia – e c’era più di un motivo perché gli uni sospettassero delle intenzioni degli altri. Ad accelerare a rendere più semplice la distensione tra i due paesi contribuì un episodio quasi casuale di cui fu protagonista Zhuang Zedong.

Zhuang, nato nel 1940, era uno dei migliori giocatori della squadra di tennis tavolo cinese, era già stato campione del mondo per tre volte. Nel 1971 si trovava a Nagoya, in Giappone, per i campionati mondiali quando incontrò Glenn Cowan, della squadra americana. Cowan si stava allenando con un giocatore della squadra giapponese quando venne avvertito dagli inservienti che l’impianto stava per essere chiuso. Fuori, però, non c’era più l’autobus dei suoi compagni di squadra, ma solo quello della squadra cinese. Cowan venne invitato a salire e si sedette in mezzo agli atleti cinesi.

Zhuang ha raccontato che il viaggio durò in tutto quindici minuti e che lui ne impiegò dieci a decidere se avvicinarsi o meno a Cowan. All’epoca in Cina si insegnava che gli Stati Uniti erano una potenza ostile e imperialista. «Sarebbe una cosa giusta sedermi accanto al mio nemico numero uno?», si chiese Zhuang. Alla fine si spostò di qualche sedile, raggiunse Cowan e, con l’aiuto di un interprete, disse:  «Nonostante il governo degli Stati Uniti non sia amico della Cina, il popolo degli Stati Uniti è amico dei cinesi». A quel punto porse a Cowan un ritratto in seta di alcune montagne cinesi – un oggetto che gli era sembrato la cosa migliore da regalare in mezzo alle spille di Mao e gli altri oggetti di propaganda che aveva nella borsa. «Ti regalo questo oggetto come segno di amicizia dal popolo cinese a quello americano».

La notizia dell’incontro e del regalo si diffuse immediatamente, perché all’arrivo dell’autobus molti giornalisti arrivarono a fotografare la scena: un atleta americano accanto a uno della Cina comunista era un evento molto insolito a quell’epoca. E sull’evento ci fu ancora più clamore quando, poco dopo, Cowan ricambiò il regalo di Zhuang donandogli una maglietta con il simbolo della pace e la scritta “Let it be”. I giornalisti non persero l’occasione e domandarono a Cowan se gli avrebbe fatto piacere viaggiare in Cina. Cowan rispose di sì.

Il presidente cinese Mao Tse Tung era ovviamente informato di quegli incontri e dopo un primo momento in cui aveva pensato di rifiutare formalmente l’informale richiesta di Cowan, cambiò idea. «Zhuang Zedong non solo sa giocare bene a ping pong, ma conosce bene anche la diplomazia», disse al ministero degli esteri quando gli chiese di invitare la squadra americana in Cina.  Quattro giorni dopo l’offerta venne accettata. Il 10 aprile 1971 la squadra di tennis tavolo americana raggiunse da Hong Kong – ancora controllata dal Regno Unito – la terraferma cinese. Si trattennero per una settimana, giocando qualche incontro amichevole di ping pong, visitando la muraglia cinese, il palazzo proibito e guardando spettacoli di balletto. Erano i primi americani a visitare ufficialmente la Cina dal 1949.

Qualche mese dopo, Henry Kissinger, che all’epoca era consigliere speciale per la sicurezza nazionale di Nixon, compì un viaggio segreto in Cina. Si incontrò con Mao e vennero fissati i primi accordi per un evento sensazionale: la visita di un presidente degli Stati Uniti nella Cina comunista. A ottobre – anche se ancora con il voto contrario degli Stati Uniti – la Repubblica Popolare Cinese venne riconosciuta l’unica legittima rappresentante della Cina nelle Nazioni Unite e quindi occupò il seggio nel Consiglio di sicurezza.

A febbraio Richard Nixon arrivò in Cina e si trattenne per una settimana. I benefici tangibili di quella visita non furono molti, ma rappresentò un simbolo molto importante. Pochi anni dopo la visita di Nixon, la Cina e gli Stati Uniti giunsero alla definitiva normalizzazione dei rapporti: nel dicembre del 1978 i due paesi annunciarono che dall’anno successivo avrebbero avuto normali relazioni diplomatiche.

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