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  • Martedì 5 febbraio 2013

Gli Stati Uniti hanno fatto causa a Standard & Poor’s

L'agenzia di rating è accusata di non avere previsto il crollo del mercato immobiliare e di avere volutamente ingannato gli investitori

Il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha avviato una causa legale contro l’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P), accusata di avere ignorato i propri stessi standard per la valutazione delle obbligazioni ipotecarie (i titoli di debito il cui rimborso è garantito tramite ipoteche stipulate sui propri beni immobili), il cui sistema implose alcuni anni fa portando alla crisi finanziaria e a drammatiche conseguenze sull’economia reale, soprattutto per il mercato immobiliare statunitense. Le accuse sono state formulate in sede civile dal procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder, e si tratta della prima iniziativa a livello federale di questo tipo. Diversi procuratori statali potrebbero unirsi con una serie di cause collegate.

La possibilità che stesse per partire una iniziativa legale era stata anticipata lunedì 4 febbraio da diversi giornali, a partire dal Wall Street Journal. La conferma è arrivata nel tardo pomeriggio, quando in Italia era già notte. S&P è sostanzialmente accusata di non avere previsto il crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti e di conseguenza l’arrivo della crisi finanziaria. Per circa quattro mesi le due parti in causa hanno cercato di trovare un accordo per evitare il processo vero e proprio, ma S&P avrebbe preferito ritirarsi dai negoziati sostenendo che accordarsi avrebbe significato fare affondare la propria società.

Stando alle informazioni non ufficiali circolate fino a ora, il governo degli Stati Uniti aveva l’intenzione di dare una serie di multe a S&P per oltre un miliardo di dollari, una cifra enorme, la più grande mai richiesta a una società per la propria condotta durante la crisi finanziaria. S&P avrebbe anche dovuto ammettere una serie di errori, cosa che avrebbe aperto facilmente la strada a nuove azioni legali da parte dei suoi investitori con conseguenze poco prevedibili per la società.

Il governo degli Stati Uniti ha indagato per circa quattro anni sul comportamento di S&P, cercando di capire se alcuni suoi manager avessero volutamente ignorato alcuni standard legati alle operazioni di rating per incentivare il sistema dei mutui. La società ha sempre respinto le accuse, sostenendo di avere agito in buona fede. Su S&P sta indagando anche la Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale che si occupa della vigilanza della borsa valori, ma l’indagine sarà probabilmente mantenuta separata dalla nuova iniziativa legale.

Fino a ora S&P e altre agenzie di rating hanno evitato cause milionarie grazie alla loro linea di difesa secondo cui le loro valutazioni sono opinioni, protette quindi dal Primo Emendamento. Sulla base di questa linea difensiva, negli ultimi anni i tribunali hanno respinto l’avvio di decine di cause legali contro le agenzie di rating. Sempre secondo il Wall Street Journal, il ministero della Giustizia cercherà di aggirare la cosa facendo riferimento al Financial Institutions Reform Recovery and Enforcement Act, una legge approvata nel 1989 per affrontare la crisi del risparmio e dei prestiti che richiede un onere della prova minimo per l’accusa. Secondo il ministero della Giustizia, il Primo Emendamento non può comunque proteggere le agenzie di rating nel caso in cui queste abbiano, volutamente, ingannato gli investitori ignorando i loro stessi standard per compiere le valutazioni.