Le copertine di Saul Steinberg

E la sua storia, ricordata dal Corriere: uno dei più importanti disegnatori del XX secolo, quello del mondo visto dalla Nona Avenue

Pochi giorni fa è stata pubblicata negli Stati Uniti la biografia di Saul Steinberg, uno dei più importanti disegnatori del XX secolo e famoso autore di molte copertine del New Yorker: viene spesso ricordata View of the world from 9th avenue, l’illustrazione del numero pubblicato il 29 marzo 1976 in cui Steinberg racconta, attraverso una prospettiva dalla Nona Avenue, un’idea “newyorkcentrica” del mondo.

Saul Steinberg era nato in Romania nel 1914 e aveva studiato in Italia, negli anni Trenta, al Politecnico di Milano: poi nel 1940, a causa delle leggi razziali, fu costretto a lasciare l’Italia per gli Stati Uniti, dove cominciò a lavorare per il New Yorker. Morì a New York nel 1999. Ieri, il Corriere della Sera ha raccontato soprattutto l’influenza che hanno avuto gli otto anni passati a Milano, sulle sue opere e i suoi rapporti con alcuni importanti intellettuali italiani.

Che delizia leggere che Gio Ponti era stato tra i primi a incoraggiare il suo allievo Saul Steinberg dicendogli che aveva la stoffa dell’artista insieme a quella dell’architetto. Era il 1936 e Steinberg era un giovane studente fuori corso al Regio Politecnico, fuggito quattro anni prima dalla «fogna» della Romania e determinato ad assorbire quanto più poteva della cultura di quel «laboratorio della modernità» che era la Milano degli anni Trenta. Non che quel ragazzo destinato a diventare il più grande cartoonist americano abbia mai avuto l’intenzione di esercitare il mestiere dell’architetto. Si laureò in fretta e furia nel 1940 dando quindici dei sedici esami necessari in meno di un anno, per sfuggire alle leggi razziali e raggiungere New York con una laurea in tasca.

Ma otto anni di passeggiate milanesicon un taccuino in una mano e la matita nell’altra, a disegnare le arcate della Galleria Vittorio Emanuele e gli edifici di Città Studi, Piola e Lambrate, avrebbero lasciato un segno su molti dei suoi futuri lavori pubblicati dal «New Yorker».

Se Saul Steinberg, l’ebreo di Bucarest figlio di un modesto stampatore, è ancora oggi ricordato come l’autore di «quel poster» – un’ironica veduta del mondo dalla Nona Avenue di Manhattan, con il Kansas e il Nebraska come una zattera tra il fiume Hudson e l’Oceano Pacifico, e subito oltre, sulla stessa linea, Cina, Giappone e Russia – è anche perché a Milano aveva imparato a disegnare «qualcosa di più di quello che l’occhio può vedere».

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