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  • Lunedì 1 ottobre 2012

Notizie dall’Afghanistan

14 persone uccise stamattina a Khost, è morto il duemilesimo soldato americano, e le immagini dell'ultima settimana

Questa mattina 14 persone sono morte in un attacco suicida a Khost, una città che si trova a circa 200 chilometri a sud-est di Kabul. Almeno tre di queste erano soldati della NATO, che per ora non ha dato notizie sulla loro nazionalità. Nell’area operano principalmente soldati statunitensi. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo di talebani. Stando al racconto di alcuni testimoni, l’attentatore si sarebbe fatto esplodere poco dopo l’uscita dei soldati dai veicoli che li stavano trasportando. Si stima che nell’attacco siano morti, oltre ai tre soldati NATO, quattro agenti di polizia e sei civili.

Nonostante gli sforzi per garantire la sicurezza nel paese, gli attacchi contro i soldati dei contingenti esteri continuano a essere molto frequenti in Afghanistan. Sabato scorso in una sparatoria nella provincia di Vardak, che si trova nella parte centro-orientale del paese, è morto il duemillesimo soldato statunitense da quando è iniziata la guerra quasi 11 anni fa. Non è esclusa la possibilità che il soldato sia stato ucciso da un agente della sicurezza afghana, ma le indagini sono ancora in corso.

L’attuale guerra in Afghanistan è iniziata il 7 ottobre del 2001 e ha visto il progressivo coinvolgimento dei paesi che aderiscono alla NATO. L’invasione del territorio afghano controllato dai talebani è stato giustificato con le necessità di smantellare parti della rete terroristica di al Qaida e di catturare e uccidere Osama bin Laden, cosa che è poi avvenuta dopo anni di lavoro di intelligence con un blitz nel 2011. Da allora secondo il Pentagono sono morti 2000 soldati statunitensi, cui vanno probabilmente aggiunte altre tre persone in seguito agli attacchi di oggi. Nella guerra in Iraq (2003 – 2011), per fare un confronto, morirono 4.409 soldati.

Il bilancio comprende sia i soldati morti in azione, sia quelli morti in un secondo momento a causa delle gravi ferite riportate. Nel conteggio ci sono anche 339 morti non dovute a combattimenti diretti. Secondo la Brooking Institution, nel 40 per cento dei casi le morti di soldati statunitensi sono state causate dall’esplosione di ordigni e nel 30 per cento dei casi da attacchi con armi da fuoco. Oltre agli statunitensi, sono morti anche 1.066 soldati che fanno parte della coalizione che partecipa alle operazioni militari in Afghanistan. I soldati italiani morti durante la guerra nel paese sono 51.

Istituzioni e organizzazioni non governative fanno, invece, molta più fatica nel fornire stime attendibili sulle morti che riguardano i civili e le forze di sicurezza afghane a causa della guerra. Le rilevazioni sono spesso lacunose o approssimative. Si parla di probabilmente 20mila morti tra i civili e della morte di almeno 10mila persone tra il personale di sicurezza. Non ci sono dati chiari e attendibili sulle morti dei gruppi di insorti e sui talebani.

In Afghanistan sono impegnati oltre 110mila soldati che fanno parte della International Security Assistance Force (ISAF), la missione di sostegno al governo del paese il cui comando è stato affidato alla NATO. Diversi paesi partecipanti alla coalizione, a partire dagli Stati Uniti, nell’ultimo anno hanno ridotto il numero di soldati nel paese in vista del completo affidamento della gestione di sicurezza alle sole forze afghane. Barack Obama ha già annunciato che entro fine anno sarà eseguito il ritiro di circa 23mila soldati. Nei primi mesi del 2008, Obama aveva invece portato a un aumento degli effettivi impiegati dell’80 per cento, era il cosiddetto “Surge”, che non diede però gli effetti sperati.

Durante l’estate di quest’anno sono intanto circolati rapporti su un primo miglioramento delle cose nel paese, con una riduzione dei morti tra i civili rispetto agli scorsi anni. Secondo diversi analisti, il dato positivo non indica comunque un rallentamento del conflitto: e capire chi stia davvero vincendo in Afghanistan, tra ISAF e talebani, continua a essere molto difficile. Il problema alla base è sempre lo stesso: i talebani sono una miriade di piccoli gruppi con idee molto diverse tra loro e con diversi orientamenti ideologici, cosa che complica i rapporti e le trattative per ridurre gli scontri.

Il ritiro completo delle forze ISAF è previsto per la fine del 2014. Entro questa scadenza, il paese dovrà essersi dotato di una forza di sicurezza autonoma, formata principalmente dagli esperti militari della coalizione oggi nel paese. I livelli di conflitto sono però ancora molto alti in diverse province dell’Afghanistan. Molti analisti sono scettici sulla possibilità che tra due anni le forze di sicurezza afghane possano essere pronte per assumere completamente il comando.