Perché i film italiani non vincono l’Oscar

Alberto Pezzotta spiega sulla Lettura perché "il cinema italiano è diventato invisibile"

FILE – In this March 28, 1957 file photo, Federico Fellini, left, his wife Giulietta Masina, and Dino De Laurentiis hold the Oscars awarded for “La Strada” in the Hollywood section of Los Angeles, Calif. De Laurentiis, a film impresario and producer of “Serpico,” “Barbarella” and “Death Wish,” died Wednesday, Nov. 10, 2010 at his home in Beverly Hills, Calif. He was 91. (AP Photo/ Ellis Bosworth, File)

FILE – In this March 28, 1957 file photo, Federico Fellini, left, his wife Giulietta Masina, and Dino De Laurentiis hold the Oscars awarded for “La Strada” in the Hollywood section of Los Angeles, Calif. De Laurentiis, a film impresario and producer of “Serpico,” “Barbarella” and “Death Wish,” died Wednesday, Nov. 10, 2010 at his home in Beverly Hills, Calif. He was 91. (AP Photo/ Ellis Bosworth, File)

Alberto Pezzotta spiega sulla Lettura, l’inserto domenicale del Corriere della Sera, la crisi dei film italiani agli Oscar, che non vincono dal 1999 e non arrivano in finale dal 2006.

Il 26 settembre una commissione dell’Anica sceglierà il candidato italiano all’Oscar per il miglior film straniero. Solo a gennaio sapremo se sarà entrato nella cinquina definitiva. La vita è bella di Benigni è stato l’ultimo italiano a vincere, nel 1999. Dopo La bestia nel cuore di Cristina Comencini, nel 2006, nessuno è arrivato in finale.

Scorrendo premiati e finalisti recenti, è difficile trovare una logica. I grandi temi aiutano: dal 1999 hanno vinto tre film legati all’Olocausto (oltre a Benigni, Nowhere in Africa e Il falsario-Operazione Bernhard). Ma la correttezza politica non sempre detta legge: Israele è spesso rappresentato, ma una volta è stato candidato un palestinese sui kamikaze (Paradise Now); e l’anno scorso ha trionfato un iraniano, Una separazione, sia pure in odore di dissidenza. Hanno vinto favole mirabolanti (La tigre e il dragone) e polpettoni di impegno pauperista (il sudafricano Il suo nome è Tsotsi); film destinati a rimanere nella storia e altri subito dimenticati (se ne sono citati almeno tre). Una sola cosa sembra certa: il cinema italiano è fuori dai giochi. Lamentarsene significa coltivare un senso di inferiorità? In fin dei conti Rossellini, Visconti, Pasolini, Ferreri e Olmi hanno sempre fatto a meno degli Oscar. Certo, entrare in cinquina, e vincere, aumenta le possibilità di distribuzione internazionale; e di questi tempi è importante. Ma perché il cinema italiano è diventato invisibile? È solo colpa sua?

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Foto: Federico Fellini, Giulietta Masina e Dino De Laurentiis con l’Oscar per La Strada, 28 marzo 1957 (AP Photo/ Ellis Bosworth, File)