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  • Lunedì 24 settembre 2012

Come sono andate le elezioni in Bielorussia

Come volete che siano andate? Il dittatore Lukashenko si è preso 109 seggi su 110: nel centodecimo bisogna rivotare

Members of one of the election commissions count ballots after the elections in Minsk late on September 23, 2012. The ex-Soviet state holds parliamentary elections, two years after a presidential poll ended in the beating and arrest of hundreds of protesters who had accused President Alexander Lukashenko of vote rigging. AFP PHOTO / VICTOR DRACHEV (Photo credit should read VIKTOR DRACHEV/AFP/GettyImages)

Members of one of the election commissions count ballots after the elections in Minsk late on September 23, 2012. The ex-Soviet state holds parliamentary elections, two years after a presidential poll ended in the beating and arrest of hundreds of protesters who had accused President Alexander Lukashenko of vote rigging. AFP PHOTO / VICTOR DRACHEV (Photo credit should read VIKTOR DRACHEV/AFP/GettyImages)

Ieri, domenica 23 settembre si sono svolte in Bielorussia le elezioni per il rinnovo della Camera dei rappresentanti, la camera bassa dell’Assemblea nazionale formata da 110 deputati tutti eletti dal popolo, che ha il potere di nominare il primo ministro e di fare modifiche alla Costituzione. Dei 110 seggi, 109 sono stati vinti dai partiti che appoggiano il presidente Alexander Lukashenko e nessuno da parte dell’opposizione. Un seggio è rimasto vacante perché in un distretto elettorale non è stato superato il quorum del 50 per cento.

I principali partiti di opposizione hanno però deciso di boicottare le elezioni invitando i cittadini ad “andare a raccogliere funghi” e accusando il governo di Alexander Lukashenko, (spesso definito ”l’ultimo dittatore d’Europa”) di aver manovrato le votazioni: 33 dei 35 candidati del partito di opposizione Unione Civile, ad esempio, non sono mai stati invitati a partecipare a dibattiti televisivi e la stampa di proprietà statale si è rifiutata di pubblicare i loro programmi elettorali.

L’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha fatto sapere che le elezioni di ieri non possono definirsi libere e imparziali. «Queste elezioni non sono state competitive fin dall’inizio», ha detto Matteo Mecacci, coordinatore speciale dell’OSCE, perché «una libera elezione dipende dalle persone che possono parlare liberamente, organizzarsi, e questo nella campagna elettorale non si è visto».

L’OSCE aveva deciso di mandare 330 osservatori per le elezioni e ha spiegato che molti politici di primo piano, che avrebbero potuto avere un ruolo importante, «sono rimasti in carcere o non si sono potuti candidare a causa della loro fedina penale». Agli osservatori però non è stata data la «significativa possibilità» di osservare lo spoglio dei voti e il conteggio, e nella maggior parte dei seggi visitati sono state trovate delle irregolarità.

(Le elezioni in Bielorussia)

La Commissione elettorale centrale presieduta da Lidiya Yermoshina ha fatto sapere che l’affluenza alle urne è stata del 74,3 per cento, in calo dunque rispetto alle precedenti elezioni del 2008 (75,3 per cento). Ma in 109 su 110 collegi elettorali è stata raggiunta la soglia minima del 50 per cento dei votanti. Nella circoscrizione di Novobelitsky si dovrà invece votare nuovamente. In 16 collegi elettorali era possibile votare un solo candidato a causa del boicottaggio. Secondo alcuni osservatori indipendenti, invece, l’affluenza totale non ha superato il 38 per cento e Vitali Rimacevski, leader del partito cristiano-democratico favorevole al boicottaggio ha commentato: «La commissione elettorale mente spudoratamente».

Dopo la proclamazione dell’indipendenza dalla Russia il 25 agosto 1991, Alexander Lukashenko venne eletto presidente della Bielorussia per la prima volta a suffragio diretto e dopo l’approvazione della nuova Costituzione. Lukashenko formò da subito un regime autoritario, forte dei suoi legami con Mosca. Le legislative del 2000 confermarono la vittoria dei candidati vicini al presidente, ma sia l’opposizione sia gli osservatori internazionali denunciarono brogli elettorali. Nel 2004, grazie a una modifica costituzionale, Lukashenko poté candidarsi per un terzo mandato vincendo sia le presidenziali del 2006, sia le legislative del 2008 quando tutti i 110 seggi del parlamento furono assegnati a esponenti del suo partito. Alle presidenziali del dicembre del 2010 Lukashenko fu riconfermato con quasi l’80 per cento dei voti.